Arrivi e partenze

Camilla Gaiaschi e quel Doppio standard tra uomini e donne

Alle porte della Giornata internazionale della donna, abbiamo deciso di dare risalto e fare luce su alcuni dei temi imprescindibili come l'uguaglianza e i diritti delle donne ad avere pari opportunità, soprattutto nell'ambito del lavoro.

Abbiamo voluto parlarne con la sociologa Camilla Gaiaschi, autrice di Doppio standard. Donne e carriere scientifiche nell'Italia contemporanea, così che potesse  aiutarci a far emergere tutti gli aspetti di un tema tanto urgente.

Doppio standard. Donne e carriere scientifiche nell'Italia contemporanea

Doppio standard, che cosa vuol dire? Si usa quando si applicano criteri di valutazione diversi nei confronti di persone che si trovano nella stessa situazione o hanno le stesse caratteristiche. In ottica di genere, e guardando al mondo del lavoro, è il metro di giudizio – generalmente più severo – utilizzato nei confronti delle donne quando si tratta di valutarle.

Partiamo dal concetto espresso dal titolo del libro: quel processo per cui si applicano criteri di valutazione diversi a gruppi di persone che differiscono per qualche aspetto.

Le donne e le carriere scientifiche sono l'oggetto della approfondita indagine condotta da Gaiaschi su un campione eterogeneo e rappresentativo.

Nel suo testo, la bravissima sociologa affronta le tematiche di genere cercando di neutralizzare l'effetto deformante che applichiamo (quasi) tutti alle valutazioni quotidiane sui progressi compiuti in ambito di parità, con particolare riferimento alle carriere scientifiche. 

Interessarsi delle scienze che si femminilizzano è interessante perché emergono tanti paradossi. Uno degli argomenti utilizzati nel discorso pubblico è: "La parità è solo una questione di tempo"

Camilla Gaiaschi

Secondo la vulgata comune, ad esempio, basta che le donne accedano ad alcune occupazioni che fino a poco fa le vedevano escluse, perché "la parità diventi solo questione di tempo". La realtà, però, è un’altra. Prendiamo il caso delle Università nelle quali si insegna Medicina, dove il 77% tra i post doc è donna ma le donne rappresentano solo il 18% tra gli ordinari. Strada facendo, si è verificata una perdita severa lungo le varie tappe di una carriera accademica.  

Proprio in questo tema si innesta uno dei più grandi bias cognitivi: il preconcetto secondo cui le donne siano meno competenti in ambito scientifico rispetto agli uomini, poiché più empatiche, emotive, e meno logiche o razionali degli uomini.
Non staremo utilizzando metri diversi di giudizio perché siamo impregnati di stereotipi?

Alzando il velo, ritroviamo quelli che l'autrice di Doppio standard definisce paradossi.
Credere che la parità sia solo una questione di tempo, poiché ormai ci ritroviamo di fronte ad esempi di donne e scienziate che hanno raggiunto posizioni elevate nella propria carriera, è sbagliato. Questo non comporta automaticamente, infatti, che negli anni a venire le disuguaglianze verranno colmate.
Fermiamoci piuttosto a chiederci quale prezzo hanno dovuto pagare queste donne, per arrivare dove le vediamo ora.
A cosa hanno dovuto rinunciare? A poter avere una famiglia? A qualsiasi garanzia? 

Il cambiamento, purtroppo, è esasperatamente lento, sempre un po' in salita, mai lineare, si acquisiscono diritti ma nei momenti di difficoltà le donne sono quelle che pagano sempre il prezzo più alto. Un cammino un po' a zig zag

Vedere donne che "ce l'hanno fatta" è senz'altro una conquista, non c'è dubbio: ma ciò che abbiamo di fronte è solo il frammento di uno specchio, tanto più deformante nell'immagine che ci restituisce quanto più le eccezioni di cui ci rimanda l'immagine sono vestite - appunto - del crisma dell'eccezionalità.

È proprio questo che dovrebbe indurci a riflettere come siamo ancora ben lontani dall'aver superato la disparità di genere.

È Camilla Gaiaschi a raccontarci come lei stessa sia risultata personalità influenzata dagli stereotipi svolgendo un test che ci invita ad affrontare per fare il punto su noi stessi e su quanto siamo effettivamente liberi da preconcetti: si tratta dello IAT, Test d'Associazione Implicita.

Il cambiamento è comunque in atto, lento ma presente.
Se vogliamo incentivarlo, oggi più che mai è fondamentale - come ci ricorda Gaiaschi - l'intervento e la consapevolezza di tutti, soprattutto degli uomini
Una vera e propria rivoluzione di genere che parli di libertà per tutti, a gran voce, senza più schemi di genere né per donne né per uomini. 
Sì, oltre il Doppio standard ci attende finalmente un 8 marzo liberato dai pregiudizi. 

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