Arrivi e partenze

Romanzo Prodi: in Strana vita, la mia, la biografia incredibile ma vera di un protagonista della politica

Illustrazione di Laura Bornea, 2021

Illustrazione di Laura Bornea, 2021

La sfida contro la democrazia nel mondo è vincente. Finora, negli ultimi anni, c’è stato un regresso della democrazia: o noi la rendiamo forte, oppure perderemo. E a me la democrazia piace

Romano Prodi

Strana vita, la mia potrebbe essere il refrain perfetto per una canzone a sfondo autobiografico.

Se Romano Prodi, “Il Professore”, fosse chiamato a mettere in musica la propria biografia, la intonerebbe probabilmente con consumata abilità da crooner, in tono confidenziale e ingentilito da quell’accento dolce che lo ha reso popolarissimo e facile a benvolersi.

Strana vita, la mia
Strana vita, la mia Di Romano Prodi;Marco Ascione;

Tutto parte dall’Emilia e dalle lezioni politiche della madre, dalle partite di calcio al Campo Volo nella Reggio Emilia rossa degli anni Cinquanta. Romano Prodi si racconta per la prima volta in queste pagine scritte con Marco Ascione, giornalista del «Corriere della Sera».

Ma attenzione a non farsi ingannare dalla bonomia emanata dalla figura del Professore, né dai modi gentili coi quali è solito trattare i suoi interlocutori: chi l’ha fatto, in passato, sottovalutandone le capacità dialettiche, ne è rimasto scottato.
Già: Romano Prodi è un uomo che riserva molte sorprese.

Forse, per raccontare bene questo aspetto del suo carattere, si potrebbe partire da uno dei tanti exploit che il Professore ha portato a termine con successo fuori dalle stanze di università o ministeri. Nel 2020, a 81 anni compiuti, Prodi ha dato l’assalto in sella alla sua bicicletta al Passo dello Stelvio. L’esito dell’impresa era tutt’altro che scontato, ma il nostro l’ha coronato con successo, avendo dalla sua polmoni e gambe da passista che gli hanno consentito di scalare vette anche più impervie dello Stelvio e ne hanno fatto un eccezionale protagonista della vita politica degli ultimi cinquant’anni, nel nostro Paese.

Il colle più insidioso, per ammissione stessa del Professore, non è certo quello cui ha dato l’assalto pedalata dopo pedalata. Molti ancora ricordano, infatti, quella chiamata al Quirinale, nel 2013, che fu sabotata dalla “Carica dei 101”: 101 voti di provenienza mai completamente chiarita, ma in larga misura ascrivibili al cosiddetto “fuoco amico”, che bruciarono anzitempo una candidatura credibile alla Presidenza della Repubblica. Uno strappo mai completamente ricucito, in seno al partito.

Già: il partito. Scuola, piazza, relazione. Prodi non ha reticenze nel denunciare come oggi sia proprio quella dei partiti “la macchina” che andrebbe rimessa in moto, per poter garantire continuità alle riforme. Il riformismo è la linea politica e concettuale nel cui solco il Professore si è inserito sin dall’inizio della sua vita politica, continuando a valutare – al di là di steccati ideologici – quali strade fosse opportuno intraprendere per garantire redistribuzioni sensate, equità e pari opportunità.

Veniamo dopo una generazione di grande progresso e di aumento delle differenze. ‘Riformismo’ vuol dire rimettiamo un po’ di cose a posto, riportiamo tante categorie che sono uscite di scena nel gioco politico

Romano Prodi

Strana vita, la mia è un libro che Prodi non avrebbe potuto probabilmente scrivere da solo: non perché non ne abbia le capacità, naturalmente, ma perché per mettere su carta una traiettoria umana e politica costellata in modo tanto eterogeneo e significativo da eventi, incontri, cadute e resurrezioni serviva una distanza, pur minima, dal punto di vista dell’osservatore.
Distanza che è stata offerta al racconto del Professore dalla competente opera di Marco Ascione, giornalista di provata esperienza e capace di restituire in pagina un tono, soprattutto.

Il tono di Prodi è sempre piuttosto genuino. Cioè, è un tono accademico, essendo lui fondamentalmente un Professore, ma è anche un tono popolare, all’occorrenza e questa sua matrice di fatto gli ha attirato molte simpatie, ma anche delle antipatie, ovviamente

Marco Ascione

Prodi emana una serietà da civil servant che, specialmente in tempi come quelli che stiamo vivendo, ispira fiducia. Tempi in cui un tweet può pesare quanto una campagna elettorale. Tempi in cui una figura autorevole può assolvere con responsabilità al proprio mandato e garantire stabilità.

E quando il gioco si fa duro, Romano Prodi rammenta la prima lezione di politica che fu sua mamma ad impartirgli, l’indomani del referendum per decidere fra monarchia e repubblica. Quando il piccolo Romano chiese a sua mamma perché – contrariamente alle sue aspettative di bambino – avesse apposto il proprio segno accanto a “Repubblica”, Enrichetta, maestra elementare e mamma di nove figli, gli rispose. “… perché i Re non scappano!”

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Nel 1969 ha sposato Flavia Franzoni e ha due figli: Giorgio e Antonio. Dopo la maturità classica al Liceo Ariosto di Reggio Emilia, ha studiato all’Università Cattolica di Milano, dove si è laureato cum laude nel 1961 in Giurisprudenza, discutendo una tesi sul protezionismo nello sviluppo dell’industria italiana con il prof. Siro Lombardini. Si è quindi specializzato alla London School of Economics, sotto la supervisione del prof. Basil Yamey, titolare della cattedra di Industrial Economics. È stato visiting professor presso la Harvard University e presso lo Stanford Research Institute.La sua carriera accademica ha avuto inizio alla Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Bologna dove ha lavorato come assistente (1963), professore incaricato (1966) e infine ordinario (1971-1999) di Economia e Politica industriale.All’insegnamento universitario ha unito un’intensa attività di ricerca che, in una prima fase, si è indirizzata verso due temi divenuti poi classici negli studi di Economia industriale: lo sviluppo delle piccole e medie imprese e dei distretti industriali (Modello di sviluppo di un settore in rapida crescita: l’industria della ceramica per l’edilizia, pubblicato nel 1966, è fra i primissimi saggi sull’argomento) e la politica antitrust (Concorrenza dinamica e potere di mercato è del 1967). Nella letteratura internazionale, il suo nome figura accanto a quelli di Giacomo Becattini, Franco Momigliano e Paolo Sylos Labini, fra i fondatori della “Scuola italiana di Economia Industriale”.I suoi interessi di ricerca si sono in seguito ampliati, fino a includere lo studio delle relazioni fra Stato e Mercato; le politiche di privatizzazione; il ruolo centrale giocato dai sistemi scolastici nella promozione dello sviluppo economico e della coesione sociale; il processo di integrazione europea e, all’indomani del crollo del Muro di Berlino, la dinamica dei diversi “modelli di capitalismo”. Il capitalismo ben temperato del 1995 (raccolta di saggi pubblicati nella prima metà degli anni ’90 sulle pagine della rivista “il Mulino”), e Un’idea dell’Europa (Bologna, 1999) offrono una sintesi delle riflessioni in tutti questi campi.Dal 1974 al 1978 ha presieduto la Società Editrice Il Mulino. Nel 1981 ha fondato Nomisma, una delle principali società italiane di studi economici, e sino al 1995 ne ha presieduto il Comitato scientifico.Ha scritto editoriali per i principali quotidiani italiani. Nel 1992 ha condotto su RAIUNO il programma televisivo “Il tempo delle scelte“, una serie di sei lezioni di economia.Dal novembre 1978 al marzo 1979, Romano Prodi è stato Ministro dell’Industria. Dal novembre 1982 all’ottobre 1989, è stato presidente dell’Istituto per la Ricostruzione Industriale (IRI). Richiamato alla guida dell’Istituto nel maggio 1993, Romano Prodi ha condotto in porto la privatizzazione del Credito Italiano e della Banca Commerciale Italiana.Nel febbraio 1995 ha fondato la coalizione dell’”Ulivo”, che lo ha designato come suo candidato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri in occasione delle elezioni politiche. Queste, svoltesi nell’aprile del 1996, hanno visto l’”Ulivo” prevalere sulla coalizione di centro-destra: così, nel maggio 1996, il Presidente della Repubblica affidava a Prodi l’incarico di formare il nuovo Governo. Ottenuta la fiducia delle Camere nello stesso maggio ’96, il Governo Prodi è rimasto in carica sino all’ottobre 1998, conseguendo – fra gli altri – l’obiettivo di portare l’Italia nel gruppo di testa dei paesi aderenti all’Euro e di dare un forte impulso al risanamento dei conti pubblici.Nel marzo 1999, il Consiglio europeo ha designato Romano Prodi Presidente della Commissione europea di Bruxelles, designazione confermata nel settembre 1999 dal voto di fiducia del Parlamento europeo. Nei cinque anni della sua presidenza, la Commissione Europea è stata protagonista di alcune delle scelte storiche dell’Unione Europea come l’introduzione dell’euro e l’allargamento dell’Unione a 25 Paesi insieme a una efficace e intensa politica di vicinato.Ritornato nel 2005 alla politica italiana è stato indicato alla guida della coalizione di centrosinistra dalle Primarie dell’ottobre 2005 nelle quali ha ottenuto 3.182.686 voti su 4.311.149 elettori, pari al 74,1%. È stato capolista dell’Ulivo alle elezioni politiche del 9 e 10 aprile 2006. Ricevuto l’incarico di formare il Governo della Repubblica dal Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, ha guidato l’esecutivo dal 17 maggio 2006 fino all’8 maggio 2008.Dal 17 gennaio al 6 febbraio 2008 ha ricoperto anche la carica di Ministro della Giustizia ad interim.Fondatore e leader dell’Ulivo, dal 23 maggio 2007 è stato presidente del Comitato nazionale per il Partito Democratico, e con la fondazione di quest’ultimo ne è stato Presidente dell’Assemblea Costituente Nazionale dal 14 aprile 2007 al 16 aprile 2008.Dal 12 settembre 2008 presiede il Gruppo di lavoro ONU-Unione Africana sulle missioni di peacekeeping in Africa.Dal febbraio 2009 è Professor at-large alla Brown University (USA).Dal 2010 è stato nominato Professore alla CEIBS (China Europe International Business School) in Shanghai.Nel corso della sua carriera accademica ed istituzionale, Romano Prodi ha ricevuto numerosi riconoscimenti.Tra l’altro, è stato nominato membro onorario della London School of Economics and Political Science (1989) e membro onorario della Real Academia de Ciencias Morales y Politicas di Madrid (1997). Nel maggio 1999 ha ottenuto il Premio Schumpeter per l’Economia da parte della Società Schumpeter di Vienna.Tra i suoi libri: Modello di sviluppo di un settore in rapida crescita: l’industria della ceramica per l’edilizia, Franco Angeli, Milano, 1966; Concorrenza dinamica e potere di mercato. Politica industriale e fusioni d’impresa, Franco Angeli, Milano, 1967; La diffusione dell’innovazione nell’industria italiana, Il Mulino, Bologna, 1973; Sistema economico e sviluppo industriale in Italia, Il Mulino, Bologna, 1973; Le trasformazioni dei modi di produrre e delle dimensioni delle imprese, in Quali imprese e quali uomini per la società degli anni ’80, ed. C. Pastore, Milano, 1977; Per una riconversione e ristrutturazione dell’industria italiana, Il Mulino, Bologna, 1980; Il tempo delle scelte, Il Sole 24 Ore Libri, Milano, 1992 (II edizione 1995); Governare l’Italia, Manifesto per il cambiamento, Donzelli, Roma, 1995; L’Italia che vogliamo, Donzelli, Roma, 1995; Il capitalismo ben temperato, Il Mulino, Bologna, 1995; Un’idea dell’Europa, Il Mulino, Bologna, 1999; Insieme, con Flavia Franzoni, San Paolo, 2005; Ci sarà un’Italia – Dialogo sulle elezioni, con Furio Colombo, Giangiacomo Feltrinelli Editore, 2006; La mia visione dei fatti – Il Mulino, 2008; Futuro Cercasi – Aliberti, 2011; Dieci anni con l’Euro in tasca – Aliberti, 2011; Capire il mondo. Il futuro sfida l'Europa, Cittadella 2012.Fonte: sito ufficiale

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