Può una foto fare la differenza?
Antoine D'Agata è un autore che non manca mai di stupire. Durante la prima fase della pandemia ha subito intuito che la fotografia avrebbe dovuto ribaltare il realismo della fotografia di reportage per esprimersi con un linguaggio diverso e con forme inaspettate: ancora una volta quelle del suo personalissimo viaggio tra le ombre di un'umanità tragica.
Nelle 1111 fotografie termiche scattate tra l'17 marzo e 11 maggio 2020 D'Agata racconta un viaggio ancora più allucinato e onirico attraverso la realtà tragica del Covid, dove riecheggiano le parole di Paul Cézanne:
"Non siamo che un poco di calore immagazzinato, organizzato, un ricordo di sole, un po' di fosforo che brucia nelle meningi del mondo".
Il libro che ne ha ricavato si intitola "Virus"
Antoine D'Agata, fotografo dell'agenzia Magnum dal 2004, è in Cambogia a Phonm Penh. Qui la sua vena artistica sembra aver raggiunto il punto più alto. Dopo aver concentrato la sua ricerca fotografica su paesaggi desolati e realtà borderline, Antoine D'Agata dirige la sua arte verso le relazioni umane più intime. I suoi ultimi lavori si concentrano sul corpo umano e sull'utilizzo del flash. Questo film tenta di smascherare le parti nascoste del procedimento artistico di D'Agata; la sua scelta di vivere al limite e di rapportarsi al sesso con estrema vitalità. Un percorso apocalittico e sublime, simile a quello di alcuni artisti eretici della cultura contemporanea, da Kerouc ad Artaud, da Bacon a Pasolini.
Gli altri sguardi randagi
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