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Nina sull'argine di Veronica Galletta

Il nuovo libro di Veronica Galletta Nina sull'argine edito da Minimum Fax, è entrato nella rosa dei finalisti del premio Strega, che eccezionalmente per quest'anno è composta da una selezione di sette libri, rispetto alla solita cinquina (ex equo al quinto posto che ha implicato l'applicazione di una norma del regolamento che prevede la presenza in finale di almeno un'opera di una piccola-media casa editrice).

In questo particolare episodio mi è sembrato (con tutte le dovute proporzioni) di ritrovare proprio l'incipit della storia di Caterina, la protagonista del libro, un ingegnere a cui, dopo essere stata un po’ accantonata dal proprio dirigente, viene assegnato finalmente un progetto importante, visto che una brutta vicenda giudiziaria ha azzerato tutti i favoritismi per la ripartizione dei compiti di lavoro.

Nina sull'argine
Nina sull'argine Di Veronica Galletta;

Libro incluso tra i sette finalisti del Premio Strega 2022. Con una lingua modellata sull'esperienza, Veronica Galletta ha scritto un apologo sulla vulnerabilità che si inserisce in un'ampia tradizione di letteratura sul lavoro, declinandola in maniera personale.

Da qui nasce una narrazione che ci accompagnerà per tutto il libro, e che ci rivela tutto il mondo esistente all'interno in un cantiere di lavoro. Il linguaggio, innanzitutto, con i suoi termini specifici (che ci portano in un lessico per molti sconosciuto ma affascinante da scoprire), poi i personaggi che lo popolano, quindi operai, tecnici, politici, direttori dei lavori e altri ancora che rivelano diverse figure fondamentali nell'ossatura della trama; e per ultimo, ma sicuramente non meno importante, l'obiettivo che il cantiere deve produrre, nel caso specifico un argine di un fiume.

Caterina (…).....aveva provato a spiegare cosa era un fiume per lei. A far comprendere che è un sistema a più componenti, un organismo multivariabile sul quale si fanno interventi e dal quale si aspetta pazienti la risposta, osservando anno dopo anno come si comporta, per permettergli di esprimersi e allo stesso tempo proteggerlo, per consentire alle sponde di mantenersi salde, mentre l'acqua e il fango trascinano tutto verso valle. Il fiume dà, il fiume prende!

In questa prima parte del libro quello che sembra emergere è un tema importante della storia e cioè la difficoltà che una qualsiasi donna deve affrontare quando si trova a interagire in un mondo del lavoro troppo spesso declinato al maschile. Figuriamoci nel contesto specifico dell'edilizia.

E qui mi è piaciuta la scrittura utilizzata dalla scrittrice che in poche righe riesce a raccontare contemporaneamente come Caterina vorrebbe rispondere a certe circostanze di lavoro, e di come invece è costretta realmente a dialogare in quei contesti, mettendo in evidenza proprio il tema del rapporto uomo-donna nel mondo del lavoro.

Appena sotto questo strato, la storia piano piano si riempie di un'altra caratteristica che ritengo strutturale per tutto il libro: il passato che ritorna e che va gestito per diventare una persona nuova.

Come nella frase del fiume citata prima, anche Caterina dovrà confrontarsi con i fantasmi sentimentali che spesso ritornano nella sua quotidianità.

Caterina non si chiede se questo cambiamento sia suo fino in fondo. Nessun cambiamento lo è. È solo un passaggio di stato, una trasformazione da uno stato fisico un altro. È stata solido, si è ritrovata controvoglia liquido, adesso vuole esplorare l'aeriforme....E da aeriforme vuole riconquistare lo spazio, centimetro dopo centimetro, è solo questo il suo obiettivo

Questa è la spina dorsale della storia, che si realizza nel continuo confronto fra l'evoluzione dello stato dei lavori nel cantiere dell'argine e la lenta ricostruzione della vita, non solo sentimentale, di Caterina.

E se per il lavoro non si può non essere estremamente razionali, per quanto riguarda la vita personale di ognuno di noi c'è una costruzione anzi ricostruzione che non può prescindere della parte più irrazionale che ci caratterizza! E per farlo bisogna accettare di lasciar andare certi fantasmi del passato, perché la loro permanenza nel presente rischia di prosciugare tutta la vitalità di un essere umano.

Per Caterina la realizzazione del cantiere andrà a sommarsi alla realizzazione della propria identità, trasformata finalmente in una persona nuova. E visto tutto questo, perché Veronica Galletta non potrebbe vincere lo Strega?

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Veronica Galletta è nata a Siracusa ed è poi andata a vivere a Livorno. Ha un dottorato in ingegneria civile idraulica. Ha scritto diversi racconti pubblicati su riviste letterarie. Con il monologo Sutta al giardino ha vinto nel 2013 il premio per monologhi teatrali PerVoceSola del Teatro della Tosse di Genova.Il suo romanzo d'esordio, Le isole di Norman (Italo Svevo, 2020), già finalista alla XXVIII edizione del Premio Calvino, ha vinto nel 2020 il Premio Campiello Opera Prima.Nel 2021 esce per minimum fax il romanzo Nina sull'argine, finalista al Premio Strega.Fonte immagine: fotografia di Upho Studio, Livorno

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