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Goliarda Sapienza, una donna innamorata della vita

Immagine tratta dal libro "Lettera aperta di Goliarda Sapienza, Einaudi, 2017"

Immagine tratta dal libro "Lettera aperta di Goliarda Sapienza, Einaudi, 2017"

In un lampo capii che cosa era quello che chiamano destino: una volontà inconsapevole di continuare quella che per anni ci hanno insinuato, imposto, ripetuto essere la sola giusta strada da seguire.

Il dieci maggio del 1924, nella Civita di Catania, viene al mondo Goliarda Sapienza. I suoi genitori, Giuseppe Sapienza e Maria Giudice – socialisti, militanti per le lotte dei contadini siciliani contro l’espropriazione delle terre – nel matrimonio non ci credono proprio: così la loro è un’unione libera, svincolata da qualsiasi legame istituzionale. E i figli – lei ne aveva avuti sette dal primo matrimonio, lui tre – crescono con se stessi e in mezzo a tanti altri, ospiti in case di amici, di parenti, in un’ideale in cui la famiglia si allarga sempre di più e non si restringe mai.

L'arte della gioia
L'arte della gioia Di Goliarda Sapienza;

L'arte della gioia è un libro postumo: giaceva da vent'anni abbandonato in una cassapanca e, dopo essere stato rifiutato dai principali editori italiani, venne stampato in pochi esemplari da Stampa Alternativa nel 1998.

Maria fu una figura fortissima e fondamentale per Goliarda: arrestata più volte durante manifestazioni e proteste, sosteneva che il suo dovere di socialista fosse superiore a quello di madre. Così Goliardia si tira su da sola, circondata da fratelli e sorelle amatissimi che come lei devono fare di necessità virtù: il ventennio fascista scorre in casa Sapienza ancora più duro, perché i genitori combattono il fascismo con una durezza e una convinzione che non è poi così lontana dalle idee mussoliniane.

Fra i vicoli della Civita, Goliarda avrà la sua prima esperienza amorosa e sessuale con l’amica Nica. Certo non poteva sapere che quella sua amica, che di libri e musica e teatro non sapeva proprio nulla, in realtà non era una semplice ragazzina del quartiere, ma sua sorella, figlia illegittima del padre Giuseppe.

Nella Civita si poteva fare ogni tipo d’esperienza e ogni tipo di lavoro: così Goliarda inizia a fare l’aiutante di un mastro puparo, Insanguine, che le insegna l’amore per la lettura e anche per il teatro; a diciassette anni si trasferisce a Roma con sua madre per frequentare l’Accademia di Arte Drammatica.

Una parentesi della sua vita che la vede attrice: lavorerà con Comencini, Visconti e Alessandro Citto Maselli. Con il figlio di lui, Francesco, inizierà una relazione molto lunga – quando si conoscono, lui ha sedici anni e lei ventitré -; sarà lui a spingerla a scrivere, dopo la morte di Maria Giudice nel 1953, lutto che lascia Goliarda depressa e insonne.

Lettera aperta viene pubblicato nel 1967 – in mezzo per Goliarda ci sarà depressione, whisky e un elettroshock -; un successo che la spinge, nel 1969, a dare alle stampe Il filo di mezzogiorno, resoconto puntuale e magmatico della sua psicoanalisi.

Finita la storia con Citto Maselli inizia per Goliarda la stagione della fame creativa e della solitudine. Ha relazioni – quasi sempre platoniche – tra cui un breve incontro con Milan Kundera. E questo digiuno amoroso si rompe solo con l’incontro con Angelo Pellegrino, professore di lettere di vent’anni più giovane, che la sosterrà nella lunga genesi e stesura del suo capolavoro: L’arte della gioia.

Goliarda Sapienza. La porta della gioia
Goliarda Sapienza. La porta della gioia Di Giovanna Providenti;

L'obiettivo è un altro: raccontare per immagini la scrittrice eccentrica, disturbante, innamorata della vita che Goliarda è stata. Una scrittrice, come lei stessa si definiva, "dal destino profondo, non di successo".

Amare: sempre, moltissimo, fino in fondo.

La storia di Modesta, protagonista dell’ultima opera di Goliarda Sapienza, è un turbinio di emozioni umori e sapori da cui è difficile staccarsi: la prima persona, che volteggia e ricade nel noi, nel loro, che ama, lotta, uccide, che è uomo e donna, vittima e carnefice; l’esorcismo che Goliarda opera sulla sua esistenza trova forma nelle pagine di Modesta, reinventando e reinterpretando la sua vita in nuove, variopinte direzioni.

Ma Modesta – almeno per un po’ – è destinata all’ombra: le case editrici rifiutano il manoscritto e quando muore, stroncata da un attacco cardiaco nel 1996, Goliarda si porta nel cuore la tristezza della sua nemesi di carta richiusa in un cassetto polveroso.

Dovremo aspettare qualche anno perché L’arte della gioia – e insieme al volume, anche Goliarda Sapienza – si riprendano il giusto successo e l’attenzione che meritavano fin dall’inizio. Un inno alla libertà, alla moltiplicazione di ogni cosa che ci portiamo dentro, un monito alla bellezza dell’esistenza.

Libri per approfondire

L'arte della gioia

Di Goliarda Sapienza | Einaudi, 2014

Il filo di mezzogiorno

Di Goliarda Sapienza | La nave di Teseo, 2019

Lettera aperta

Di Goliarda Sapienza | Einaudi, 2017

L'università di Rebibbia

Di Goliarda Sapienza | Einaudi, 2016

Lettere e biglietti

Di Goliarda Sapienza | La nave di Teseo, 2021

Appuntamento a Positano

Di Goliarda Sapienza | Einaudi, 2021

Le certezze del dubbio

Di Goliarda Sapienza | Einaudi, 2022

Io, Jean Gabin

Di Goliarda Sapienza | Einaudi, 2018

Scrittura dell'anima nuda. Taccuini 1976-1992

Di Goliarda Sapienza | Einaudi, 2022

Ancestrale

Di Goliarda Sapienza | La Vita Felice, 2013

Destino coatto

Di Goliarda Sapienza | Einaudi, 2011

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Goliarda Sapienza nacque a Catania da famiglia socialista rivoluzionaria. A partire dai sedici anni visse a Roma, dove studiò all'Accademia di Arte Drammatica. Negli anni Cinquanta e Sessanta recitò come attrice di teatro e di cinema lavorando, tra gli altri, con Luchino Visconti (in Senso), Alessandro Blasetti e Citto Maselli. Al suo primo romanzo, Lettera aperta (1967), seguirono Il filo di mezzogiorno (1969), L'Università di Rebibbia (1983), Le certezze del dubbio (1987) e, postumi, L'arte della gioia (Stampa Alternativa 1998 e Einaudi 2008 e 2009), Il destino coatto (2002), Io, Jean Gabin (2010), Il vizio di parlare a me stessa (2011), La mia parte di gioia (2013), la raccolta poetica Ancestrale (2013), Elogio del bar (2014), Tre pièces (2014) e il romanzo Appuntamento a Positano (2015).

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