Mi uccideranno, ma non sarà una vendetta della mafia, la mafia non si vendica. Forse saranno mafiosi quelli che materialmente mi uccideranno, ma quelli che avranno voluto la mia morte saranno altri
Il 19 luglio 1992 ero solo una bambina, non ricordo bene i fatti che hanno portato alla morte per mano della mafia di Paolo Borsellino in via d’Amelio a Palermo, così per questo articolo mi sono documentata.
Non posso dire di sapere tanto di Paolo Borsellino ma quello che voglio fare con questo articolo è portarvi a sentire i brividi che hanno attraversato il mio corpo man mano che vedevo immagini, leggevo articoli, e sentivo interviste.
La prima idea mi è stata data una mattina di qualche settimana fa: “Hai visto il film La mafia uccide solo d’estate?”. No, non lo avevo visto. E così un “bambino” racconta la sua Palermo negli anni terribili degli attentati mafiosi nel ventennio ’70-90.
Lo spirito del film è leggero ma Pif, regista e attore, va dritto al punto. Quel ragazzino cresce in una Palermo bellissima e devastata dai proiettili che riecheggiano nelle vie ad ogni ora del giorno e della notte e che colpiscono ora il clan rivale, ora il magistrato, ora il poliziotto illuminato.
Un finale travolgente vede Pif che porta il suo bambino in tour nei posti simbolo della lotta antimafia, laddove sono caduti coloro che combattevano per rendere la Sicilia un luogo libero e sicuro. Tra questi via d’Amelio, dove ha trovato la morte Paolo Borsellino a soli 52 anni.
Paolo Borsellino è stato il più giovane magistrato d’Italia. Un uomo dal grande temperamento, con uno spirito tutt’altro che arrendevole. Persona allegra, solare, con l’obiettivo di rendere la Sicilia un posto libero dalle costrizioni.
Amico fraterno di Giovanni Falcone, di cui prese il testimone quando fu assassinato insieme alla sua scorta e a sua moglie nella strage di Capaci.
Paolo Borsellino visse altri 57 giorni rispetto a Falcone e in quei giorni non fece altro che indagare sulla morte del suo amico, appuntando tutte le sue riflessioni su un’agenda rossa dono dell’Arma dei Carabinieri.
Il “mistero dell’agenda rossa” perdura ancora perché se ne è persa ogni traccia dal momento dell’attentato al magistrato in quella via diventata tristemente nota.
É una domenica, sono quasi le cinque del pomeriggio quando Paolo Borsellino arriva in via D’Amelio per il consueto saluto alla madre che abita in quella strada.
Improvvisamente è stato l'inferno. Ho visto una grossa fiammata, ho sentito sobbalzare la blindata. L'onda d'urto mi ha sbalzato dal sedile. Non so come ho fatto a scendere dalla macchina. Attorno a me c'erano brandelli di carne umana sparsi dappertutto
Nessuno, a parte Antonino Vullo, si salvò in quella strage. Ci fu anche la prima vittima donna, Emanuela Loi, agente di polizia addetta alla protezione del magistrato.
Per Paolo Borsellino, così come per tutti coloro che vivono sotto scorta, sapere che la sopravvivenza di altre persone è correlata alla propria è un tormento quotidiano.
Vengono spesso definiti “angeli” gli agenti della scorta di persone minacciate per il loro lavoro.
C’è stato un periodo, sanguinoso e violento, in cui quegli “angeli” diventavano davvero angeli.
La paura è normale che ci sia, in ogni uomo, l’importante è che sia accompagnata dal coraggio
L’importanza di un evento nella società e nella vita delle persone risiede anche nel ricordo che le queste ultime ne hanno.
Questi casi in particolare (la morte di Falcone e Borsellino) hanno segnato in maniera indelebile l’estate italiana del 1992 e hanno cambiato il corso della storia.
Proprio a tal proposito ho provato a chiedere alle persone intorno a me “Ricordi il giorno dell’attentato a Borsellino?” e quasi tutti quelli che hanno risposto sì mi hanno d’istinto detto cosa stavano facendo.
Questo “fenomeno” si chiama flashbulb memory e nella psicologia tale fenomeno viene associato ad un alto livello di sorpresa e ad un forte impatto emotivo, che permette di coniugare in un unico ricordo quello dell’evento con la circostanza in cui ci si trovava nel momento in cui è stata appresa la notizia.
“Me lo ricordo come fosse ieri, invece sono passati 30 anni” altra frase che ho sentito nei racconti delle persone.
Ed ecco cosa mi è stato detto di quel giorno.
-Mi stavo preparando per uscire, avevo 15 anni. Era domenica pomeriggio, mia sorella e mia mamma erano uscite. Io ero a casa con papà che guardava la tv e all’improvviso l’edizione straordinaria del telegiornale disse dell’attentato a Borsellino. Rimasi malissimo-
-Passeggiavo in centro quando la mamma della mia fidanzata si affacciò al balcone richiamandoci in casa. Avevano ucciso Borsellino. Me lo ricordo vividamente-
-Eravamo seduti sul divano. Faceva un caldo quel giorno! Quando tuo padre vide le immagini si mise le mani fra i capelli. Era sconvolto!-( il ricordo di mia madre)
-Stavo tornando da un allenamento. Notai che la città era deserta. In piena estate mi sembrò un po’ strano. Quando tornai a casa capii perché. Era appena stato ucciso Paolo Borsellino-
I funerali di Paolo Borsellino si tennero il 24 luglio in forma privata. La moglie, Agnese, rifiutò quelli di stato in quanto accusava il governo di non aver saputo proteggere a dovere suo marito. Non fu accettata la presenza di politici. Era presente solo il presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro. In compenso, ci furono 10 mila persone comuni che vollero salutare il giudice. I siciliani erano lì, persone stanche e emotivamente lacerate che gridavano “fuori la mafia dallo Stato”.
Nei video che ho visionato, ce ne erano alcuni proprio dei funerali di Paolo Borsellino. Mi ha colpito un uomo che teneva la mano incollata alla bara del magistrato. Era Antonino Caponnetto, capo del Pool Antimafia, che aveva scelto Giovanni Falcone e Paolo Borsellino (insieme ad altri magistrati) per preparare il famoso e incredibile maxi processo alla mafia.
Dopo pochi minuti dalla strage, Caponnetto era sul luogo e alla domanda di un giornalista che gli chiede “Non c’è alcuna speranza per questa città?”, egli risponde “E’ finito tutto” e stringe forte le mani di quel giornalista con gli occhi addolorati e tristi di chi crede davvero che con la fine di Borsellino non ci sia più una possibilità per la bellissima Sicilia.
Mi piace chiudere con queste parole di Paolo Borsellino che leggo e sento come un inno alla bellezza della vita libera da qualsiasi costrizione. Vorrei fossero un monito per tutti coloro che credono che il bene vinca sempre sul male.
La lotta alla mafia dev’essere innanzitutto un movimento culturale che abitui tutti a sentire la bellezza del fresco profumo della libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità
In ricordo di
Paolo Borsellino
Agostino Catalano
Walter Eddie Cosina
Emanuela Loi
Claudio Traina
Vincenzo Fabio Li Muli
Di
| Rizzoli, 2017Di
| Feltrinelli, 2013Di
| San Paolo Edizioni, 2022Di
| San Paolo Edizioni, 2021Di
| Chiarelettere, 2022Di
| Luiss University Press, 2022Di
| Mondadori, 2017Di
| Feltrinelli, 2015Di
| Laterza, 2022Di
| Solferino, 2022Di
| Sperling & Kupfer, 2022Di
| Feltrinelli, 2019Di
| Solferino, 2022Di
| Rizzoli, 2022Di
| Donzelli, 2018Di
| Zolfo, 2021Gli altri approfondimenti
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