Il verso giusto

Ossigeno nelle mie tende, sei tu di Amelia Rosselli

Illustrazione di Marya Cesarano, 2021

Illustrazione di Marya Cesarano, 2021

Titolo

Ossigeno nelle mie tende, sei tu, a
graffiare la mia porta d’entrata, a
guarire il mio misterioso non andare
non potere andare in alcun modo con
gli altri. Come fai? Mi sorvegli e
nel passo che ci congiunge v’è soprattutto
quintessenza di Dio; il suo farneticare
se non proprio amore qualcosa di più
grande: il tuo corpo la tua mente e
i tuoi muscoli tutti affaticati: da
un messaggio che restò lì nel vuoto
come se ad ombra non portasse messaggio
augurale l’inquilino che sono io: tua
figlia, in una foresta pietrificata.


Da Amelia Rosselli, Le poesie, Garzanti

Amelia Rosselli nasce a Parigi nel 1930 dall’attivista inglese Marion Cave e da Carlo Rosselli, esule antifascista e fondatore del movimento Giustizia e Libertà. Nel 1937 la sua vita è segnata da un trauma insuperabile: l’omicidio, in Francia, del padre Carlo e dello zio Nello per volontà del regime mussoliniano. Nel 1940 Amelia si rifugia, con la madre, a Londra, e quindi negli Stati Uniti, dove continua gli studi. Nel 1948 arriva in Italia, a Firenze, e poi si stabilisce a Roma, dove vivrà, tranne alcune parentesi, il resto della vita. La sua è, dunque, una formazione cosmopolita, che si manifesta anche nella padronanza di tre lingue (italiano, francese e inglese), mentre nelle sue scelte formali risuona la grande passione per la musica e la composizione.

Ma la sua vita è segnata dalla lacerazione e dalla sofferenza psichica: i disturbi mentali che la affliggono dall’adolescenza la costringono a ripetuti ricoveri in cliniche psichiatriche, dove viene sottoposta anche a elettroshock. E la sua poesia, abitata da fantasmi, muti e persi per sempre, si muove tra le rovine, “in una foresta pietrificata”. In una lingua nuova, rifondata, in un flusso continuo di suggestioni e combinazioni di suoni, Amelia ha affrontato l’immenso corpo della psiche. La sua voce, tra le più alte della poesia del Novecento, si spegne l’11 febbraio 1996: in preda all’ennesima crisi, la poetessa che aveva predetto “io rimo per un altro secolo” si getta da una finestra della sua casa romana.

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