Sapore di sala

Judy Garland, 100 anni over the rainbow

Nel 2019 esce Judy, diretto da Rupert Goold, con Renée Zellweger che, grazie a quell'interpretazione porta a casa Oscar e Golden Globe.
Il film è costruito attorno a una serie di concerti che Judy Garland avrebbe dovuto tenere a Londra alla fine del 1968.
Con quelle esibizioni, la cantante avrebbe chiuso una parabola iniziata trent’anni prima.
Il grande successo arrivato quando Judy era ancora adolescente era poi continuato, stagione dopo stagione, con velocità e intensità tali da compromettere la sua salute.
Judy soffriva della sindrome di altri cantanti travolti da popolarità improvvisa e non abbastanza attrezzati per affrontarla: Elvis Presley, Michael Jackson, Amy Winehouse, Whitney Houston sono solo alcuni dei molti, moltissimi artisti morti prematuramente a causa di questa sindrome.

Judy Garland, pseudonimo di Frances Ethel Gumm, era figlia d’arte. Il padre e la madre erano attori di vaudeville.
Frances sapeva muoversi sul palcoscenico già a otto anni. Nel 1938 fece un provino alla Metro Goldwyn Mayer e... venne presa! 
Mickey Rooney, suo storico partner artistico e grande amico, in C’era una volta Hollywood racconta. “Aveva un talento tale che glielo vedevi addosso, come una gobba”.
Diventata “Judy” mostrò doti straordinarie oltre a quella voce potente, quasi da adulta, da contralto. Sapeva recitare e ballare e possedeva quella grazia non definibile che è degli eletti.
Non aveva ancora vent’anni e alla Metro, dove “c’erano più stelle che in cielo”, rivaleggiava in popolarità con divine come Ava Gardner.

In quel 1938 fu protagonista del primo film della serie Handy Hardy, storie studentesche di grande successo che presentavano contenuti educativi e morali che fecero di Judy un modello adottato dal grande pubblico. Uno degli episodi è dedicato ai minori che le famiglie inglesi con parenti americani mandavano oltreoceano per paura dei bombardamenti nazisti.
Judy venne scelta come testimonial di quella missione.

L’anno dopo, ecco Il mago di Oz, che fece di lei, appena sedicenne, un mito del cinema. Fu lì che cantò Over the Rainbow, che divenne una delle canzoni del secolo, che secondo una classifica, neppure tanto antica, si collocava fra le prime tre americane con White Christmas e Night and day.

Quel successo afferrò la ragazzina come una morsa. La MGM le assegnava un ruolo dopo l’altro, senza tregua. Tutto il suo tempo era impegnato fra set e prove.
Un ritmo che poteva essere sostenuto solo con l'auslio di sostanze stupefacenti, che ben presto crearono dipendenza. E la major ne fu complice. Judy era una miniera d’oro, andava sfruttata.
Nel ’45 sposò il regista Vincent Minnelli, l’anno dopo nacque Liza, che ereditò, in parte, il talento di mamma. Dopo un periodo di distacco dalle scene, nel 1954 pensò a un grande ritorno col film È nata una stella, remake di un titolo del 1937, uno dei primi film a colori. Ma la MGM non credette nel progetto, così la Garland finanziò personalmente il film, prodotto dalla Warner, che però non coprì i costi di produzione. Fu una delusione insopportabile per l’attrice, vittima di un’altra sindrome classica di chi si è trovato, come si dice “in cima al mondo”.
Non c’è più la percezione della realtà, e del declino. 

E così, in quei giorni a Londra dei quali racconta il biopic con Zellweger, Judy non era più in grado di sostenere l’impegno e le pressioni.
Era troppo compromessa e cedette, nonostante le attenzioni del suo affezionato pianista Anthony. Era novembre 1968.
A giugno dell'anno successivo, Anthony avrebbe appreso della morte della sua cara amica

Per scoprire o riscoprire quali fossero i numeri di Judy, scegliere è semplicissimo: basta prendere un film e si va sul sicuro.
Dunque valgono i titoli della serie Andy Hardy, oppure le canzoni di Ti amavo senza saperlo dove Garland si esibisce, nei panni di una senzatetto, in una performance comica irresistibile con Fred Astaire, e nel superclassico Easter Parade, di Irving Berlin. Un richiamo particolare lo dedichiamo a For Me and My Gal, film e canzone, dove Judy fa esordire nientemeno che Gene Kelly.

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