Avrebbe compiuto settant’anni questo febbraio, Massimo Troisi. Ci manca da troppo tempo, eppure è come se continuasse a parlarci dal presente. Come in quella scena di Splendor (1989) di Ettore Scola, in cui il personaggio di Troisi (proiezionista di una piccola sala cinematografica) si rivolge invano a un gruppo di conoscenti seduti ai tavolini di un bar e impegnati a far nulla: «Ma perché non venite al cinema?».
Ricordando Troisi, si cita spesso la poesia dedicatagli dall’amico Roberto Benigni:
Con lui ho capito tutta la bellezza di Napoli, la gente, il suo destino, e non m'ha mai parlato della pizza, e non m'ha mai suonato il mandolino
Era davvero così, un napoletano atipico. Simpaticissimo ma timido, non amava l’allegria “napoletana”, i sentimenti ostentati. Eppure esprimeva, a modo suo, l’anima di Napoli, rivelandone una dimensione più intima, lontana dai luoghi comuni, attraverso l’ironia sottile e disincantata, che ne mitigava il pessimismo di fondo.
Il suo carattere introverso è anche segnato dalla convivenza forzata, sin dall’infanzia, con la malattia (febbre reumatica e un grave scompenso cardiaco), che lo avrebbe accompagnato per tutta la vita. Ma la cura e il successo arrivano grazie alla recitazione, prima a teatro e in tv, con il trio comico La Smorfia; poi, il grande salto nel cinema all’inizio degli anni 80. Il suo esordio, Ricomincio da tre (1981), storia di un giovane napoletano che si trasferisce a Firenze, sfonda al botteghino e gli vale, come regista e interprete, il David di Donatello per il Miglior Film e quello per il Miglior Attore. Si conferma nella sua opera seconda, Scusate il ritardo (1983), portando di nuovo sé stesso nel protagonista, eterno indeciso e malinconico, alle prese con un rapporto di coppia titubante.
Con Benigni si diverte e fa divertire nel viaggio nel tempo di Non ci resta che piangere (1984), altro campione d’incassi, mentre nella seconda metà del decennio avviene l’incontro con Scola che lo dirige in tre film e lo affianca a Marcello Mastroianni. Per Che ora è? (1989), dove l’incontro padre-figlio assume i toni del confronto generazionale, entrambi vincono ex aequo la Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile al Festival di Venezia.
I due avevano più aspetti in comune di quanto potesse sembrare: la leggerezza e la grazia sentimentale, l’attitudine a non prendersi troppo sul serio, unite a una pigrizia consapevole, e poi… anche Troisi piaceva alle donne. Ma c’erano differenze sostanziali e, in un certo senso, epocali: Mastroianni era bellissimo, internazionale e universale, nato nell’Italia piegata dal fascismo, dalla guerra, dalla povertà, ma poi diventato grande in un’Italia che cresceva con lui, protagonista nell’età dell’oro del cinema italiano.
Troisi era bambino nell’Italia del boom, ricca di speranze per il futuro, e poi adulto in un Paese (e in un cinema) già in declino.
Di certo, se non se ne fosse andato così presto, avrebbe saputo raccontarci ancora la crisi dell’individuo nella contemporaneità.
Lasciatemi soffrire tranquillo… Voglio solo soffrire bene… Soffro male, soffro poco, non mi diverto. Non c’è quella bella sofferenza
È una delle battute cult di Pensavo fosse amore... invece era un calesse (1991), altra riflessione sull’amore e sulle insondabili relazioni uomo-donna.
Non firma la regia del suo ultimo film solo a causa delle ormai debolissime condizioni di salute, ma Il postino (1994) è senza dubbio il suo testamento artistico e umano. Vuole girarlo a tutti i costi, contro il parere dei medici, chiedendo un ultimo sforzo al proprio cuore malato. Ha ragione lui. Quel cuore, che lo abbandona poche ore dopo la fine delle riprese, in realtà non ha smesso ancora di battere.
In quella scena di Splendor, una delle persone sedute al bar, in risposta a Troisi e al suo tentativo di spronarle ad andare al cinema, gli legge da un giornale una decina di grandi film in programma quel giorno alla televisione.
«Ah bene… E quale vi vedete?». «Nessuno».
Ecco, appunto. Ricomincio da Troisi.
Da non perdere il docufilm Buon compleanno Massimo in onda su Rai 3 venerdì 17 febbraio alle 21:25 e disponibile dal 19 febbraio su RaiPlay (ne parliamo qui)
Di
| Mondadori Electa, 2023Di
| Rizzoli, 2021Di
| La nave di Teseo, 2019Di
| Iacobellieditore, 2012Sapore di sala
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