Festa della Repubblica - Referendum istituzionale - Suffragio universale - Voto alle donne - Costituzione italiana - Riassunto proclamazione della Repubblica
LA PROCLAMAZIONE DELLA REPUBBLICA
Dal 1° gennaio 1946 anche l'Italia settentrionale viene restituita formalmente dal governo alleato all'amministrazione italiana, e questa, oltre a portare avanti con grande impegno l'immane opera di ricostruzione, prepara le elezioni per l'Assemblea Costituente e per il referendum istituzionale.
Vittoria della repubblica e dei partiti di massa
Per quanto riguarda il referendum, 11 milioni di Italiani votarono per la monarchia, ma 13 milioni di elettori non dimenticarono la lunga complicità della Corona col fascismo e votarono per la repubblica. Alla proclamazione dei risultati, Umberto II, succeduto al padre Vittorio Emanuele III solo da un mese, abbandonò pertanto la capitale e si trasferì in Portogallo, dove rimase fino alla morte (18 marzo 1983). Nelle elezioni dell'Assemblea Costituente, i partiti di massa ottennero un enorme successo, conquistando 426 dei 556 seggi complessivi: 207 seggi toccarono alla DC, 115 al PSI e 104 al PCI. Soprattutto a questi tre partiti spettò dunque la decisione circa le strutture fondamentali della repubblica democratica italiana. I liberali, che avevano sempre governato l'Italia prefascista ma che già nelle elezioni del 1919 avevano subito uno scacco, ottennero solo 41 seggi, e pressoché annientato risultò il Partito d'Azione, che ottenne solo 7 seggi e di lì a poco si sciolse. Un successo relativamente notevole (30 seggi) conseguì la lista dell'Uomo qualunque, così detta da un giornale omonimo che denigrava con argomenti plateali tutta la classe politica uscita dalla Resistenza, e blandiva pertanto le nostalgie dei fascisti. Dell'effimera esistenza di questo movimento è rimasta traccia nella parola «qualunquismo», entrata nel nostro lessico.
Voto alle donne
Oltre al successo dei partiti di massa, importante novità delle elezioni del 2 giugno 1946 fu la partecipazione delle donne, cui venne finalmente riconosciuto il diritto di voto: si passò così dal suffragio universale maschile, già approvato ai tempi del Giolitti, al suffragio universale propriamente detto.
L’afflusso degli elettori fu rilevantissimo e sfiorò il 90% degli aventi diritto; La Democrazia Cristiana, erede del vecchio Partito Popolare, ottenne una forte maggioranza relativa, che fino al 1992 si dimostrò un dato costante del quadro politico italiano: così dall'ottocentesco non expedit si passò all'egemonia del partito cattolico. La presidenza della repubblica - in attesa delle norme costituzionali che avrebbero permesso la regolare designazione del capo dello stato - fu affidata provvisoriamente a Enrico De Nicola (28 giugno 1946).
Fonte: Elementi di storia. Vol. 3. XX secolo, Augusto Camera-Renato Fabietti, Zanichelli
> La Costituzione italiana
Bibliografia
01 giugno 2011 |
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