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Afghanistan i tesori ritrovati

Torino - Museo di Antichità, dal 25 maggio al 23 settembre 2007



Le collezioni del museo nazionale di Kabul al Museo di Antichità di Torino, unica tappa italiana della mostra.

Museo di Antichità di  Torino
Piazza Duomo angolo via XX Settembre
dal 25 maggio al 23 settembre 2007 Orario:
Da martedì a domenica dalle 10,30 alle 19,30;
giovedì e sabato prolungato fino alle 23


"È una storia che ricorda le fiabe dell’Oriente misterioso - scrive Maurizio Assalto sulle pagine de La Stampa in un articolo che potete leggere anche on-line -, una di quelle dove i segreti sono gelosamente custoditi, i complotti vanno a segno, i buoni sembrano spacciati e per questo devono affinare le armi dell’astuzia, i cattivi sono davvero cattivi e per di più stolti, e alla fine risultano beffati. Ma è una storia vera, accaduta in questi anni in una delle lande più martoriate del pianeta. Non ce la racconta una leggiadra Sherazade, ma il signor Omara Khan Masoudi, direttore del Museo Nazionale di Kabul, venuto a Torino con un drappello di connazionali molto gentili e un po’ male in arnese (vent’anni di guerra lasciano il segno) per l’inaugurazione di una mostra da levare il fiato: Afghanistan, i tesori ritrovati. Tesori di cui più volte era stata annunciata la sparizione, che alla fine ci si era rassegnati a credere perduti per sempre, dispersi, distrutti dalla furia iconoclasta dei talebani. Loro, i cattivi fanatici, avevano cercato ovunque. Non sapevano che il tesoro era sotto il loro naso, nei palazzi pubblici che avevano occupato nel 1996, guidati dal tristemente (ancora) celebre mullah Omar."
.


L'articolo, molto interessante, prosegue con la descrizione del lavoro svolto dal signor Omara Khan Masoudi, direttore del Museo Nazionale di Kabul, arrivato a Torino con i suoi tesori per l'inaugurazione di questa straordinaria mostra, che rappresenta la testimonianza di una memoria ritrovata del passato millenario dell’Afghanistan, una regione che nel cuore dell’Asia fu da sempre crocevia fra le culture dell’Oriente e dell’Occidente
E il dialogo tra queste civiltà è evidente nelle opere in mostra, che provengono da siti che rivelano come l’Afghanistan - sin dall’età del bronzo (2000 a. C. circa) fosse aperto a contributi della civiltà di Grecia, Mesopotamia,  Iran, India e Cina.


Sul sito della Fondazione per l'Arte della Compagnia di San Paolo troviamo la descrizione dettagliata dell'esposizione, con indicazioni precise sull'origine dei reperti e centinaia di immagini.

Mezzaluna decorata con volto femminile - Aï Khanum santuario del tempio a celle II secolo a.C.
© Thierry Ollivier / Museo Guimet
Tepe Fullol
In mostra si potranno ammirare i reperti più preziosi del tesoro di Tepe Fullol, emersi dalla scoperta fatta per caso, nel 1966, di questo sito archologico. Fanno parte della cultura Battriana (nome antico di una regione settentrionale dell’Afghanistan, al confine con Uzbekistan e Tagikistan) dell'età del Bronzo (2200 - 1800 a.C. circa), a metà tra la civiltà dell'Indo e quella mesopotamica, e rivelano un’arte animalistica di tradizione locale ma con forti legami con la Mesopotamia nei suoi tori barbuti sulle coppe d’oro, e con i motivi geometrici, eco della ceramica dell’Indo.

Aï – Khanum
La colonia greca di Ai - Khanum (fondata nel 300 a. C. da Seleuco I) rappresenta l’estremo avamposto orientale dell'ellenismo nel cuore dell'Asia centrale. Scavata da una missione francese tra il 1964 e il 1978, ha lasciato emergere strutture monumentali arricchite di fastose decorazioni architettoniche e oggetti che illustrano la simbiosi con le tradizioni più orientali come la placca raffigurante la dea greca Cibele sul carro, o la placca con scene mitologiche che rappresenta una delle più antiche testimonianze dell’arte figurativa indiana.
Simbolo della città era il palazzo dalla ricca tesoreria, saccheggiata dai nomadi che la invasero nel 145 a. C. e la distrussero. Della tragica fine di Ai - Khanum sono testimonianza i lingotti d’oro ottenuti dagli oggetti preziosi fusi dai conquistatori e ora esposti anch’essi in mostra.


Balkh (Battra) 
Antica capitale della Battriana, la città mitica dove vennero celebrate le nozze di Alessandro Magno e di Rossana nel 327 a.C. è ricordata dai testi letterari classici, cinesi, arabi e persiani come "Balkh la bella, madre di tutte le città" prima della distruzione di Gengis Khan nel 1220. Scavata a partire dal 1924 da una missione francese, è testimoniata in mostra da un capitello corinzio reimpiegato già nell’antichità come blocco in una diga nel vicino sito di Tepe Zangaran.


Bracciali ornati con antilope - Tilia Tepe tomba III sec.
© Thierry Ollivier / Museo Guimet
Tillia Tepe
Detta "la collina d'oro" (I secolo d.C.) con le sue sei tombe intatte è stata l'ultima importante scoperta archeologica effettuata in Afghanistan. In questa necropoli nomade erano sepolti cinque raffinate principesse e un principe, abbigliati con abiti ricchissimi cuciti d’oro e incrostati di pietre preziose. Le sepolture hanno svelato pendenti, cinture, specchi cinesi, avori indiani ed intagli greco romani. La corona di foglie d’oro che cinge il capo di una delle principesse ha paralleli precisi nel mondo nomade e successivi esemplari simili si trovano fin nell’estremo Oriente, ai confini con la attuale Corea. Il principe è un guerriero, che riposa con il capo appoggiato su una coppa d’oro con una scritta in greco che indica il peso del metallo. Egli porta armi da parata di ricchezza straordinaria, con materiali preziosi forgiati e lavorati con mirabile maestria fin nei minimi dettagli, come le fibbie delle calzature che rappresentano elementi iconografici cinesi, mentre i medaglioni della cintura d’oro sembrano rappresentare il dio greco Dioniso assiso sulla pantera.


Begram
Sorge sul sito dell’antica Alessandria del Caucaso che, sotto la dinastia nomade dei Kushana, fu centro di unificazione di mondi diversi: quello greco-romano, cinese e indiano. 
Gli scavi condotti fin dagli anni Trenta rivelarono il “Tesoro di Begram”. Tra gli oggetti più preziosi vi sono gli avori indiani decorati e incisi; gli straordinari vetri da Alessandria, impressionanti per la libertà dei decori e il gioco dei colori, dal carattere quasi “espressionista”, pur nei motivi classici.


Tutte le informazioni sull'evento nel sito della Fondazione per l'Arte

Afghanistan - la bibliografia di Wuz



24 maggio 2007 Di G. M.

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