Le recensioni di Wuz.it

All'improvviso bussano alla porta di Etgar Keret

Ecco, adesso lo sapete. Questo è tutto ciò: una piccola occasione di non rovinare tutto. Piccola. Non buona, e nemmeno probabile. Lo so, non sono uno stupido. Una minuscola occasione che, nel caso la felicità arrivi, io possa accoglierla con un ""sì"" anziché con un ""mi dispiace, non ho una sigaretta/uno stuzzicadenti/una monetina per la macchinetta delle bibite"". Questo è ciò che ho in questa mia tasca gonfia e imbottita: una piccola occasione di dire ""sì"" e di non provare poi rammarico.

Il racconto: alcune linee della narrazione breve contemporanea
Etgar Keret: la scrittura è il luogo della libertà 


Partiamo dal titolo per parlare di questa nuova brillante raccolta di racconti di Etgar Keret, uno tra i più noti scrittori israeliani della nuova generazione. All'improvviso bussano alla porta è una locuzione dal tono favolistico, che genera suspence e preannuncia l'accadere di qualcosa di nuovo, decisivo per lo svolgimento della storia. All'improvviso bussano alla porta è il titolo del primo racconto della nuova raccolta di Keret. All'improvviso bussano alla porta e uno scrittore si ritrova ostaggio di tre uomini armati che gli intimano di raccontare una storia. Una situazione difficile, che ""ad Amos Oz e David Grossman non capiterebbe mai"". È questo l'espediente narrativo di cui Keret si serve per iniziare a raccontare, come Sherazade costretto dalla minaccia di morte a trovare salvezza nella narrazione. Pare di trovarsi all'interno di un cerchio magico, come quello che si crea nella filastrocca ""C'era una volta un re seduto sul sofà che disse alla sua serva: «Raccontami una storia». E la serva incominciò: «C'era una volta un re seduto sul sofà...»"". Solo che qui ci troviamo di fronte a tre uomini armati, minacciosi, arrabbiati, ma che in definitiva sono uomini comuni che non chiedono altro che una storia che li faccia fuggire dalla realtà e dai loro problemi quotidiani per un momento. ""È un brutto momento. C'è disoccupazione, ci sono attentati, gli iraniani. La gente ha voglia di qualcosa di diverso. Cosa pensi che abbia portato delle persone rispettose della legge come noi fino a questo punto? La disperazione, ragazzo mio, la disperazione"", dice uno di loro. ""Non scaricarci addosso la realtà come un camion della spazzatura. Usa l'immaginazione, fratello, inventati qualcosa, fa' galoppare la fantasia"": questa è la richiesta degli uomini che lo tengono in ostaggio. È quello che chiediamo tutti noi ai libri. E come va a finire? C'è un modo per sfuggire al cerchio magico? Ovviamente - necessariamente - all'improvviso bussano alla porta e le cose mostrano un lato inatteso, inesplorato, della condizione umana.




È un gioco, innanzitutto, questa raccolta di racconti di Etgar Keret, piena di riferimenti a se stessa e alla scrittura. Basta pensare al racconto che le dà il nome, o a Il racconto migliore o a Il racconto migliore II o, ancora, Emorroide: per Keret la scrittura è puro divertimento, piacere di raccontare, evasione dal quotidiano. La prosa di Keret è trascinante, frizzante, disadorna ma ricca di dettagli.
I soggetti e le situazioni sono tra i più varii. Le voci si mescolano tra le pagine, e tra queste spesso irrompe quella dell'autore, regista di tutto questo articolato spettacolo (ricordiamo che Keret è regista e insegna Cinema e televisione all'Università di Tel Aviv). Un autore ingombrante, che simbolicamente si mette in scena in apertura e in chiusura della raccolta. Un autore la cui ironia è esplosiva, brillante, sagace, e deriva da una tradizione lunga e ampia come è quella ebraica. Un autore che pensa addirittura valga la pena di uccidere per una sua storia. Un autore che lascia campo libero all'immaginazione (come i tre sequestratori gli hanno chiesto di fare), e dà vita a situazioni improbabili, surreali, paradossali, sognanti, forzando i vincoli del realismo fino a sfociare nella pura fantasia. ""C'è una teoria secondo la quale esistono miliardi di universi paralleli a quello in cui viviamo, ognuno un po' diverso dall'altro"", ci dice in Universi paralleli. Del resto, Keret ci ha avvertiti fin dalle prime pagine, a partire dal primo racconto e da quello seguente Nel paese delle bugie, che la bugia e il sogno sono i suoi strumenti, e lo ribadisce fino alle ultime battute dell'ultimo racconto Che animale sei?.
Alcuni racconti sono davvero brevissimi, eppure il loro effetto è spiazzante. Molti sono ambientati a Tel Aviv, città che si muove veloce, sfondo per un'umanità variegata, tra le cui strade si avverte il serpeggiare di una nevrosi diffusa. Un senso di angoscia e minaccia traspare sotto la superficie delle cose e delle situazioni. Uomini, donne, bambini, animali, esseri inanimati: il punto di vista del racconto cambia da una pagina all'altra. I colpi di scena cambiano le sorti dei personaggi, ma il loro destino di solitudine è stabilito e immutabile. Keret esplora il caos interiore e le paure dei suoi concittadini mettendo in luce un'identità instabile, in crisi.


Tra tutte le varie recensioni positive, segnaliamo il giudizio di Nathan Englander, suo grande amico ed estimatore: ""La nuova raccolta di Etgar Keret è meravigliosa e commovente e - come sempre con Keret - sorprendente e affettuosamente bizzarra"".

Etgar Keret - All'improvviso bussano alla porta
Titolo originale: Suddenly, a Knock on the Door
Traduzione di Alessandra Shomroni
187 pagg., 15 € - Edizioni Feltrinelli 2012 (I narratori)
ISBN 978-88-07-01911-1


L'autore


13 settembre 2012 Di Sandra Bardotti

All'improvviso bussano alla porta

All'improvviso bussano alla porta e uno scrittore si ritrova ostaggio di un gruppo di persone che, con la minaccia delle armi, gli intima di raccontare una storia. In difficoltà, lo scrittore cerca di cavarsela in una situazione che "ad Amos Oz e David Grossman non capiterebbe mai". In "Cheesus Christ" un uomo viene pugnalato a morte in un fast food dopo aver ordinato un hamburger senza formaggio. La vicenda ha conseguenze imprevedibili e apocalittiche che riflettono ironicamente il caos e la casualità dell'esistenza. Una delle trentotto storie brevi contenute in questo volume si dichiara esplicitamente e senza pudore come "il racconto migliore del libro". Promette al lettore una Mazda Lantis grigia metallizzata in premio se lo legge in maniera corretta, e comunque un modello più economico se non lo legge in maniera corretta, perché è un racconto che vuol far sentire bene il lettore, che non vuole creargli complessi di inferiorità. Questi sono solo alcuni dei racconti che compongono la raccolta di Etgar Keret, un libro spassoso che ha conquistato i lettori.

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