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Alyn Shipton - Nuova storia del jazz - Einaudi


Tutti i musicisti appartenenti alla prima generazione di jazzisti erano nati in un periodo in cui la schiavitù, e tutto quello che rappresentava, era un ricordo ancora vivido, e i cui resti erano disseminati ovunque durante i primi anni di vita del del jazz.

Ecco un'opera importante e consapevole della propria importanza, in un panorama culturale e critico che ha urgente bisogno di nuova linfa.
Certo: sul jazz si è scritto molto, e spesso si è scritto anche bene.
Non mancano opere di riferimento, fonti autorevoli alle quali la critica continua ad abbeverarsi, e nel corso dei decenni sono fioriti compendi tematici dedicati al bebop, al cool, al free, e a tutte le innumerevoli e bellissime declinazioni che il jazz ha assunto nel corso del Novecento.
Ma ci voleva una Nuova storia del jazz, non c'è dubbio, perché la vulgata che vuol definivamente esaurita la spinta propulsiva di una musica come il jazz potesse mettere in una prospettiva storica adeguata l'impasse che denuncia, considerando come a periodi di stasi possano seguire improvvise accelerazioni concettuali.
E l'accento è da porre senz'altro sull'aggettivo nuova, perché era ora che qualcuno di competente, appassionato e (possibilmente) bravo a scrivere si accollasse l'onere di fare il punto su questa splendida arte, nel compimento del suo primo secolo di vita.
La competenza e la passione di Shipton sono fuori discussione, e lo studioso inglese era senz'altro una delle persone più qualificate ad imbarcarsi in una simile, temeraria impresa.
Oggi, a dieci anni dalla prima pubblicazione della New history of jazz, anche in Italia possiamo godere di un libro che è innanzitutto un bellissimo oggetto editoriale. Confezione preziosa, corredo iconografico originale e soprattutto un compendio di apparati ricchissimo ed eterogeneo, assieme ad una bibliografia e ad una discografia che possono ben rappresentare un punto di partenza per chiunque si avvicini con passione al ""saltarello del cannibale"", come Vincenzo Martorella - curatore del libro pubblicato da Einaudi - ci spiega veniva chiamato il jazz in Italia all'epoca della sua prima diffusione nel nostro paese.


Nella foto di Gottlieb, due pesi massimi a NYC nel 1947

E proprio l'appendice all'edizione italiana, scritta da Martorella e dedicata a ""temi, paradossi, lampi di genio e storia all'incontrario di un secolo di jazz italiano"" dà la misura della serietà con cui l'operazione editoriale è stata condotta in porto.
Già, perché non ci si è limitati a trasporre pedissequamente la pur esaustiva edizione riveduta e corretta dell'opus magnum di Shipton (licenziata nella sua forma attuale nel 2007, a sette anni dalla prima pubblicazione), ma si è invece inteso dare al lettore italiano un profilo storico al quale attenersi per contestualizzare la parabola vissuta dal jazz nel belpaese.
E - sorpresa! - si scoprirà che la scena italiana attuale, benché priva di grancasse che ne amplifichino la risonanza - è fra le più vive e attive, con musicisti di valore assoluto (e riconosciuto) come Bollani, Rava, Pieranunzi, Rea e tanti altri, pronti a rinnovare il patto che li lega ad una corrente ampia e impetuosa, ma avendo la cultura necessaria per innervare quella lingua con stilemi culturalmente propri, autentici.

Una celebre fotografia di William Claxton, scattata all'esterno del Birdland

Assieme a Shipton ripercorriamo una storia drammatica, che affonda le proprie radici negli spiritual con cui gli schiavi cercavano sollievo alla vita di oppressioni e stenti cui erano costretti, e vediamo il jazz farsi forma autonoma, peculiare, dotata di grandissima dignità estetica e capace di valere anche come strumento di emancipazione per giovani musicisti nati senza nessuna vera opportunità.
Dai primi anonimi cantori creoli, che scandivano il lavoro nei campi di cotone con le loro litanie blues, arriviamo attraverso una vertiginosa panoramica a volo d'uccello (ma capace di zoomare sui dettagli) fino ai pionieri del periodo classico, agli innovatori e ai grandi bandleaders, fino agli eroi del bebop e ai musicisti proverbiali come Davis, Parker, Monk, Coltrane.
E su, a risalire verso i giorni nostri, con la fioritura delle avanguardie e del cool, la presa di coscienza politica degli anni sessanta e l'urlo di liberazione del free...
Tutto è narrato con il partecipe distacco di un appassionato entomologo, che metta sotto il vetrino gli insetti la cui danza conosce a menadito ma alla quale non si stanca mai di assistere.
E la musica diventa un racconto, di rigore filologico esemplare e capace di appassionare chiunque si dica interessato ad una delle forme d'arte più originali che il novecento abbia prodotto.
Completano l'opera un glossario di grande profondità e un indice dei nomi veramente esaustivo.

Alyn Shipton - Nuova storia del jazz
Tit.or. A new history of jazz, Traduzioni di Daniele Manfriglia, Vincenzo Martorella, Chiara Veltri
1152 pag., 50 euro - Einaudi (Saggi 924)
ISBN 9788806204969



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03 gennaio 2012  

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