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Ma che colpa abbiamo noi? di Shel Shapiro

Uscita prevista: aprile 2009
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Libri: scommesse e certezze per la primavera

Shel Shapiro è un protagonista che ricorda, con amore ma senza rimpianti, il tempo che abbiamo attraversato. Quei Sixties in cui sembra essersi concentrata una creatività, un'energia sociale, ma anche intellettuale, culturale, comportamentale, davvero irripetibile. Mentre Bob Dylan annuncia in America il tempo nuovo e una moltitudine di ragazzi urla ""Peace and Love"" nel fango di Woodstock, nell'Inghilterra di Shel nelle ""cavern"" emergono i complessi come i suoi Rokes, oggi diremmo le band, che trasformano radicalmente il modo di fare musica e di stare insieme.




Questo libro è pieno di storie: London swinging, la nebbia, il freddo di Amburgo e una sliding doors con i Beatles tra il porto e le puttane nei locali dove si suonava anche dieci ore di fila, l'Italia vista da Milano, la seicento multipla, il Piper, Patty Pravo, l'Equipe 84, il successo, il divismo ma anche un'Italia che esce a fatica dalla sua arretratezza: cambiano le parole e le note, tira un'aria nuova, i simboli si svecchiano, le star cambiano volto. Shel ci aiuta a dire come eravamo, e a vedere come siamo diventati, sapendo che quei tempi non torneranno, ma li si può fare rivivere, risentire, in modo che ci appartengano ancora.


Lo spettacolo e il tour di Sarà una bella società


Dal comunicato di Edmondo Berselli (autore dei testi, mentre la selezione musicale è a cura di Shel Shapiro) che presenta questo spettacolo


Raccontare la storia di alcune generazioni, con lo strumento popolare delle canzoni, e con la voce e il volto di un protagonista che si presenta sul palcoscenico a evocare una storia con la sua stessa presenza:  la voce, la chitarra, l’immagine anche fisica di Shel Shapiro rappresentano un esercizio mentale irresistibile, che serve per recuperare il clima di un’epoca, lo spirito del tempo, l’intera psicologia di chi ha attraversato i decenni dai primi anni Sessanta in poi.
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“Stragi, sogni & rock’n roll”, con le canzoni eseguite o solo accennate, le parole che suggeriscono l’idea di un mondo, e con l’effetto della musica eseguita dal vivo, e delle parole cantate da un protagonista che ricorda, con amore ma senza rimpianti, il tempo che abbiamo attraversato, è una conversazione rivolta al pubblico quasi come una confidenza, per indurlo a ricordare, a rimettere a fuoco, a rivivere. È una melodia in minore, senza retorica. Con un po’ di inevitabile nostalgia, ma anche forte della consapevolezza di cui disponiamo oggi. Per dire come eravamo, e per vedere come siamo diventati, sapendo che quei tempi non torneranno, ma li si può fare rivivere, risentire, in modo che ci appartengano ancora, e che li sentiamo ancora nostri.


L'autore



17 marzo 2009 Di Grazia Casagrande

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