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Appena ieri di Shemuel Yosef Agnon

""Isacco, per carità, disse l’anziana donna mettendosi una mano sulla bocca, ma talvolta mi sembra che quel viaggio per venire in Terra d’Israele fosse più bello dell’arrivo in Terra d’Israele, per non dire della vita qui. Guai a dire cose oltraggiose, però certo che se solo vivere qui in Terra d’Israele fosse bello come era stato il viaggio per venire qui…""

LIBRO SCELTO DA WUZ PER IL GIORNO DELLA MEMORIA 2011

Si intitola Appena ieri, il romanzo di Shemuel Agnon (premio Nobel 1966 per la letteratura), scritto nel 1945, appena pubblicato da Einaudi con una prefazione di Abraham Yehoshua e nella traduzione ottima di Elena Loewenthal.

Un grosso romanzo di impianto classico che potrebbe anche intitolarsi - come i grandi romanzi inglesi del ‘700 che hanno fatto scuola - con il nome e cognome del protagonista, “Isacco Kumer”.
Perché Agnon ci narra la storia di Isacco, ebreo galiziano arrivato nella Terra Promessa con la seconda ondata immigratoria all’inizio del secolo XX, appena ieri per l’appunto, perché - che cosa sono cento anni nel tempo infinito di Dio onnipotente?

Isacco Kumer lascia la sua famiglia per mettersi in viaggio verso quella meta tanto sognata.
È un viaggio lungo, dalla Galizia ad Israele. Isacco prende il treno, deve cambiare parecchie volte, arriva a Vienna, poi a Trieste, da qui si imbarca. Incontra persone, vede luoghi diversi da quelli a cui è abituato, ogni esperienza è nuova per lui, ingenuo esploratore del mondo. E, quando arriva in Israele, quello che trova non corrisponde affatto ai suoi sogni.
Tanto per cominciare, non gli è facile trovare un lavoro: a quanto pare sono gli arabi ad accaparrarsi tutti i lavori, sono loro ad essere esperti nelle occupazioni manuali. Isacco pensava che avrebbe fatto fiorire la terra, invece deve accontentarsi di fare l’imbianchino.
Non ha una personalità notevole, Isacco. È l’uomo comune che si trova sempre in bilico tra due scelte opposte, e sembra quasi che Israele lo ponga di continuo di fronte a queste due possibilità. Passato e presente, terra d’origine e terra d’esilio, sionismo laico e religione, Giaffa e Gerusalemme.
Persino le due donne di cui Isacco si innamora sono l’una l’opposto dell’altra (e infatti vivono ognuna nella città che in un certo qual modo le rappresenta): Sonia, indipendente, volubile, “una ragazza leggera che ti scivola via fra le mani”, che Isacco incontra a Giaffa, e Shifra, figlia e nipote di rabbini, la ragazza di Gerusalemme che si rade i capelli quando sposa Isacco, in osservanza delle leggi religiose. 


Una stanza della casa-museo di Agnon a Gerusalemme

Isacco, l’eterno esule che si guarda sempre indietro con nostalgia, si muove tra Giaffa, vivace, giovane, laica (nel corso del romanzo ha inizio la costruzione del quartiere residenziale che diventerà poi Tel Aviv, la Collina di Primavera) e Gerusalemme la Santa. Farà fatica a decidere dove vuole restare per sempre: sceglierà Gerusalemme, riprendendo le pratiche religiose e sposando Shifra.

Intanto, però, si è introdotto un nuovo personaggio nel romanzo, ed è quello che dà un tocco di magia al realismo di Agnon. Perché si tratta di un cane sul cui manto, per gioco, Isacco ha scritto con il pennello “cane matto”.
Letta al contrario, la parola ‘cane’ in ebraico è Balac: qualcuno la legge così e il cane acquista un nome. Verrebbe da dire che Balac è il doppio di Isacco: Isacco è la vittima, come l’Isacco biblico; Balac è aggressivo e dice la sua abbaiando. Tutti temono Balac che gira per le vie di Gerusalemme; il padre di Shifra ha addirittura un ictus per lo spavento.
Finirà che Balac si rifà su Isacco che, con quella scritta, gli ha causato tanti guai e che gli ha persino dato dei calci, seccato dai suoi latrati.
Lo morde. Sarà la fine di Isacco.

Appena ieri non si intitola “Isacco Kumer” perché sarebbe riduttivo dire che è solo la storia di un personaggio: c’è tutto un mondo che ruota intorno ad Isacco, ogni tanto smettiamo di seguire le vicende di Isacco e ascoltiamo la storia di qualche altro personaggio, nel presente o nel passato. Viene alla luce la grandiosa epopea di un popolo la cui cultura si è arricchita in maniera insolita a causa della sua storia travagliata, o grazie ad  essa.

Agnon fotografato nella biblioteca della sua casa di Gerusalemme

Shemuel Yosef Agnon -  Appena ieri

Titolo originale: Tmol Shilshom
Traduzione di Elena Loewenthal,
770 pag., 32,00 € - Edizioni Einaudi 2010 (Letture Einaudi)
ISBN 978-88-06-20381-8


L'autore




24 gennaio 2011 Di Marilia Piccone

Appena ieri
Appena ieri Di Shemuel Y. Agnon;

L'epos dell'immigrazione ebraica in Terra Promessa, la Palestina nei primi anni del Novecento. Grandi illusioni, poco lavoro, molta miseria. E più di settanta lingue che si incrociano in un territorio ancora governato dall'impero ottomano. Tra Giaffa (l'odierna Tel Aviv) e Gerusalemme si snodano le vicende di Isacco Kumer, giovane di belle speranze arrivato dalla Galizia, quelle dei suoi amici e dei suoi amori: la russa Sonia, colta ed emancipata, la splendida Shifra, figlia di un rabbino ultraortodosso. Epoi c'è Balac: un cane randagio che pensa e sogna come un uomo, uno dei personaggi più belli e originali nella storia della letteratura. Il tutto raccontato in una lingua sempre inventiva e straordinariamente ironica.

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