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Appunti per un romanzo - Jerome K. Jerome


Raccontai questa mia storia, dopo che Jephson ebbe detto la sua e, quando ebbi finito, ci accorgemmo che era quasi l'una di notte. Era troppo tardi per continuare a lavorare al romanzo quella sera.

  • C’era una volta un grande umorista. La riscoperta editoriale di Jerome K. Jerome


Appunti per un romanzo si apre con lo stratagemma del manoscritto ritrovato: uno scrittore fruga tra le sue cose e trova in un cassetto un testo avvolto nella polvere. È un cumulo di fogli pieno di correzioni, appunti e inserti apparentemente disordinati. Poi, improvvisamente, ricorda: quello che tiene tra le mani non è nient’altro che un tentativo di romanzo, evidentemente abortito tanti anni prima, su cui ha lavorato assieme ad alcuni vecchi amici, nutriti dalle sue stesse ambizioni letterarie.

I quattro amici - il protagonista, Jephson, MacShaughnassy, e Brown - non arriveranno mai a completare l’opera desiderata: troppo diverse le loro personalità, troppe le titubanze e le interruzioni. Quello che rimane delle loro intenzioni originali sarà una composita raccolta di racconti satirici e amari che lo stesso protagonista, nonostante la frammentarietà  del testo, deciderà di pubblicare.

Jerome K. Jerome, celebre per il romanzo Tre uomini in barca, ha immaginato questa storia e ha deciso di raccontarla in questo bel libro, dando piena prova del suo talento affabulatore e del suo estro umoristico.


Le inconcludenti sedute degli amici si protraggono per mesi. Ognuno, a turno e a partire da un racconto di cronaca o da uno spunto personale, racconta una storia reale o immaginaria con la speranza di rompere il ghiaccio con gli amici, cercando di creare quel momento di coesione necessario per poter finalmente incominciare a lavorare sul romanzo.
Ma alla fine dei loro incontri il gruppo non sarà riuscito nemmeno a dare un  nome all’eroe e all’eroina del romanzo. Sapranno solo intorcinarsi su se stessi: forse perché i loro gusti letterari sono troppo evoluti o forse perché si sentono eccessivamente disturbati e frustrati dalla presenza altrui.

I racconti narrati dagli amici sembrano concentrarsi principalmente attorno al tema della stupidità umana e della irrealizzabilità degli ideali più nobili: gli amici non risparmiano i propri pensieri peggiori e le fantasie più lugubri pur di farsi ascoltare e di riscuotere successo con la propria storia.
Molti dei loro racconti prendono di mira la “buona società” del tempo di Jerome: parlano di benestanti, con i loro interessi di supremazia sociale travestiti da buone intenzioni, pronti alla carità nei confronti dei più poveri e desiderosi di avvicinarli al solo scopo di sentirsi bene di fronte a chi sta peggio. Laddove i ricchi non elemosinano passano il proprio tempo a investire e guadagnare: in un altro bel racconto viene ridicolizzato il culto del lavoro e del senso del dovere attraverso una splendida rielaborazione della favola della cicala e della formica. È la stessa figura dello scrittore ad essere caricaturizzata in modo evidente: il mestiere del romanziere viene descritto come parassitario, il suo contributo inesistente se non venisse in suo soccorso la cronaca nera, capace di rifornirlo di storie da digerire e da riadattare.
Jerome – sempre per bocca dei suoi personaggi - racconta poi storie di individui che fanno di tutto pur di essere originali e di modificare il corso della propria vita, ottenendo come unico esito quello di risultare solo più prevedibili e finendo per cascare in guai più grossi e in fatali autoinganni.

In altri racconti è la stessa figura sociale dello scrittore ad essere caricaturizzata in modo evidente: descritto quasi come parassita, non avrebbe nulla da dire se non venissero in suo soccorso i casi di cronaca nera, capaci di rifornirlo di storie da digerire e da riadattare. Jerome – sempre attraverso la voce dei suoi personaggi - racconta poi storie di individui che fanno di tutto pur di modificare il corso della propria vita e di apparire originali agli occhi altrui, ottenendo come misero esito quello di risultare solo più prevedibili e finendo per cascare in grossi guai e in fatali autoinganni.


Anche se, come sempre in Jerome, primeggiano i momenti ilari e i quadri sorprendentemente burleschi, si fa in questo libro più chiara ed esibita l’intenzione dell’autore di rivelare la propria conoscenza dell’animo umano e di esplorare generi letterari per lui non del tutto usuali: Jerome sarebbe forse potuto essere un ottimo autore di storie horror e di trattati filosofici. Appunti per un romanzo si può infatti leggere in tanti modi: come una raccolta di favole crudeli, come una satira di costume, come un inconsueto saggio sulla felicità e sulla infelicità umana.


Jerome K. Jerome Appunti per un romanzo
Titolo originale: Novel notes
Traduzione di Manuela Luisa Iannotta
201 pagg., 17,90 €  
Mattioli 1885 2012 (Experience. Frontiere)
ISBN 9788862613033



l'autore



24 gennaio 2013 Di Boris Stoinich

Appunti per un romanzo
Appunti per un romanzo Di Jerome K. Jerome;

Uscito nel 1893, questo romanzo racchiude i consueti elementi dell'opera di Jerome e ne aggiunge di nuovi. Dalle annotazioni per un romanzo mai scritto ritrovate dal narratore, prende il via un racconto nostalgico e divertito che rimanda a un gruppo di giovani amici di belle speranze. Per mesi, i quattro, decisi a scrivere un romanzo a più mani, si riuniscono per vagliare idee, accordarsi su una trama, definire i personaggi. Si inseriscono così nel testo infiniti racconti, divagazioni, idee e personaggi, su cui si posa lo sguardo di Jerome, sempre pronto e attentissimo, sospeso a metà fra l'ingenuo stupore di un bambino e la cinica beffa di un uomo disincantato. Del resto, come lui stesso scrive nel prologo al testo, "quello che uno scrittore scrive, sono i pensieri che a lui piace far credere di aver pensato."

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