""Il primo a parlare in una lite sembra aver ragione,
ma viene il suo avversario e lo confuta.
La sorte fa cessare le discussioni e decide fra i potenti.""
Il titolo del saggio è tratto dal Salmo 62,12. L'altra citazione iniziale di questo breve testo proviene invece dai Proverbi 18, 17-18.
L'opera è un'ampia riflessione contro il pensiero unico che partento già dai Testi Sacri indica come, pur aspirando costantemente all'Uno, gli uomini debbano invece confrontarsi con il molteplice.
La lingua unica, a cui i costruttori della Torre di Babele aspiravano, fu riifutata da Dio stesso che distrusse quella blasfema idea. La pluralità delle lingue (e delle idee) è ancora una volta affermata nel Nuovo Testamento: la discesa dello Spirito Santo sugli apostoli dà loro la capacità di parlare tutte le lingue dei loro interlocutori.
Lingue molteplici che creano un momento di disorientamento, così come la ricerca di ogni verità passa attraverso un momento di confusione e di disunione, indispensabile per approdare poi a una nuova e più solida armonia.
Un esempio forte che pone l'autrice sostenendo la necessità di un oppositore è dato dalla caduta del muro di Berlino: senza un ""nemico"" il pensiero liberale si indebolisce e finisce col diventare illiberale proprio perché non sa vedere più i propri limiti e le proprie storture.
""Quella porzione di società che si arroga il diritto di essere un tutto è assai più organizzata dell'opinione dissidente, ha dalla propria parte il prodigioso dispositivo che sono i mezzi di formazione e informazione: scuola, giornali, televisione (il web ha per il momento suoi modi di sfuggire).""
Questo sta avvenendo in Italia e tutto ciò può esistere perché manca il ""controllo sociale"" concetto estraneo nel nostro Paese da secoli.
Ma non arriveremo difendendo la molteplicità delle opinioni a un pericoloso relativismo? Se non ha elementi di confronto nessuna opinione nel tempo può mantenere la sua capacità di ""persuasione e diffusione"" e si trasforma in dogmi astratti. Non si procede nella conoscenza del vero senza ""socontro fra culture"". Tranne che per la matematica, tutti gli altri ambiti necessitano del concetto di fallibilità che permette verifiche e correzioni.
""L'Altro risveglia quello che da soli - guardandoci allo specchio - difficilmente apprenderemmo. Da soli sperimentiamo la libertà, inclusa la libertà del tiranno. Davanti al volto dell'Altro [...] conosciamo per la prima volta la responsabilità e il disinteresse, le parole dette per essere ascoltate e le istituzioni [...] che permettono ai mortali di convivere senza annientarsi l'un l'altro. Che permettono non la libertà del tiranno, ma dal tiranno"".
Il saggio di Barbara Spinelli prosegue con altre intelligenti argomentazioni, lasciamo alla lettura senza dubbio molto utile della seconda parte del volume le riflessioni che ognuno potrà trarne, ma sorge spontaneo un pensiero: se tutta la riflessione filosofica, la razionalità umana e anche il buon senso popolare portano, pur con maggiore o minore consapevolezza, alla conclusione a cui giunge anche il saggio, perché nella pratica quotidiana, nell'opinione diffusa, nelle scelte poltiche, si agisce in modo assolutamente opposto?
Barbara Spinelli - ""Una parola ha detto Dio, due ne ho udite"". Lo splendore delle verità
pag. 86, € 8,00 - Laterza (il nocciolo)
ISBN 978-88-420-9058-8 L'autrice
30 settembre 2009 | Di Grazia Casagrande |
Tutto tende all'Uno: una è la radice culturale e politica dell'Europa, una la via per governare e sanare l'economia, uno la via per costruire e governare l'Unione europea. Da tempo si è smesso di contare oltre l'Uno. Cerchiamo di definirlo, questo pensiero dell'Uno, indagando sul modo in cui esso torreggia. Apparentemente noi viviamo in un'epoca in cui il pensiero liberale ha vinto. La scomparsa del comunismo non è stata vissuta come fine di un'usurpazione ma come prova che non esistono più pensieri capaci di competere con il liberalismo. Il pensiero che ha dimostrato di essere più ragionevole diventa perciò stesso infallibile, inaffondabile e a sua volta potenzialmente usurpatore. Si è visto, con la crisi finanziaria di quest'anno, quanto sia difficile per il fondamentalista (in quel caso liberale) ammettere i propri errori, congedarsi dal proprio credo "unico": l'adepto del monolite, fino al momento in cui si rompe la testa contro il muro verso cui sta correndo, è convinto che non esistano legittime idee alternative alla sua. L'impressionante energia dell'Uno è, in questa pretesa a esser specialmente agguerrito in quanto non discusso, non discutibile.
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