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Navi a perdere, il noir di ecomafia di Carlo Lucarelli

""Come le balene, anche le navi affondate si fanno uscire dalla pancia versi bassi come muggiti, rantoli cavernosi come un sospiro a bocca aperta, gemiti e mormorii lunghi, che viaggiano dentro l’acqua e arrivano lontano, senza che niente li fermi […] esiste un canto delle navi perdute?""

C’è tutto Lucarelli in questo noir di ecomafia. C’è in tutti i sensi, si esprime, si lascia andare, ci vuole raccontare una storia e vuole farlo bene, senza tralasciare nulla, senza freddezza né troppa discrezione. L’autore è emozionato e partecipe, è avido di informare e coinvolgere. Con uno stile unico, seducente, da vero maestro della parola scritta, Lucarelli ci conduce in abissi oscuri, nei fondali dove non si vede quasi nulla, ma si è costretti ad interpretare una serie di suoni complessi, che divengono mano a mano più nitidi .

Il libro può essere definito come uno scorcio di realtà della durata di un centinaio di pagine. Un susseguirsi di eventi sconcertanti: navi che affondano più o meno tutte allo stesso modo, cariche di rifiuti tossici che si disperdono nei nostri mari. Uomini di potere senza scrupoli mettono a repentaglio le condizioni ambientali dell’Italia e del mondo intero, specialmente dei paesi in via di sviluppo creando un commercio illegale di rifiuti velenosi, destinati al mare o a discariche abusive costruite in luoghi isolati. È necessario aprire gli occhi e reagire, ma molti di quelli che hanno tentato di farlo ci hanno rimesso la vita. Da questi fatti si diramano storie di mafia, di omicidi mai spiegati del tutto, di tentativi di copertura di affari illeciti da parte di aziende e politici. Sono storie mirate a risvegliare la coscienza, storie che si intrecciano e pian piano conducono ad uno sprazzo di verità, un minimo di chiarezza, per lo meno.

Un romanzo lampo che riesce ad essere incisivo, forte, ricco sia da un punto di vista linguistico che contenutistico. Il ruolo giocato dalle parole è imprescindibile, non si può fare a meno di concentrarsi sul suono, il ritmo, la costanza con cui i termini chiave del libro si ripetono. Alcuni periodi brevi, composti da non più di tre o quattro vocaboli, vengono isolati dal resto del paragrafo. È una tecnica comune nei romanzi di Carlo Lucarelli. È un modo per staccarsi dagli ornamenti letterari della narrativa e ricordare senza mezzi termini che sta trattando tematiche forti, serie, fatti ben precisi.

La  parola “dietrologia”, filo conduttore che allaccia insieme tutti i fatti narrati, è spiegata più volte, con il significato ripreso direttamente dal Devoto, operazione che lascia emergere un sarcasmo misto a preoccupazione, poiché la ricerca di interpretazione, a volte ossessiva, dei fatti (appunto, la dietrologia) , è spesso un atteggiamento criticato e visto con sospetto. Che argomenti usano a loro discolpa i presunti responsabili dei danni ecologici? Dietrologia uguale paranoia. Si cerca di spacciare l’atteggiamento critico di chi cerca la verità per una semplice paranoia. Dietrologia, verità, paranoia.

Questo insolito noir è stato pubblicato dalle Edizioni Ambiente, una delle case editrici più attive in Italia nella diffusione delle tematiche sulla salvaguardia dell’ambiente.
Non si poteva scegliere un autore più efficace per sensibilizzare i lettori. Il libro si presenta come una piccola tela minore, abbandonata sulla parete di una galleria semivuota. Una di quelle tele che, nonostante la scarsa visibilità, colpiscono al volo per i contrasti, la luminosità dei colori, la drammaticità della composizione, l’assenza totale di pennellate incerte o sbiadite.


Le prima pagine


Carlo Lucarelli
Navi a perdere

Fa quel rumore che fanno le navi quando stanno ferme, in mare. Ringhiano, muggiscono, gemono come quando ci si stira, ma non è un sospiro di sollievo, è un mormorio di dolore, metallico e contorto, e ti aspetti di sentire, prima o poi, lo schianto di qualcosa che si spezza.
Sarà perché in mare non c'è mai niente di fermo, neanche una nave arenata in una secca, immobile come una balena sulla spiaggia.
Nella fotografia il colore che risalta di più è il rosso.
C'è il bianco della schiuma delle onde che si infrangono contro gli scogli bassi della battigia. C'è il verde limaccioso di un mare che diventa blu più avanti, al largo, e lì ha ancora quel colore cupo, industriale. Ma quello che si nota di più, che salta subito agli occhi, è il rosso.

C'è un ragazzo, in primo piano, che ha addosso una maglietta di quel colore, l'esatta tinta pastello, così umida e sfumata, che c'è sulla nave arenata davanti alla spiaggia. E c'è anche scritto, a piccole lettere bianche, sulla lamiera della poppa: ""ROSSO"".
Però non è tutta rossa, la nave. Lo era, una volta, adesso il colore che si vede nella foto le tinge soltanto il fondo, come il sedere di certe scimmie, lasciando il resto della chiglia, fino alla prua, di un bianco esangue da vampiro.
Più che un cadavere sembra un fantasma.
Piegata da una parte, come se si fosse appoggiata su un fianco, schiacciata da un'agonia infinita, immobile come possono stare immobili le cose nel mare, anche una cosa grande come una nave. Chissà se lo sente, quel ragazzo, il sospiro metallico di quella balena. Il rantolo vuoto che le attraversa la pancia.

II ragazzo è fotografato di spalle, le braccia inerti lungo i fianchi, la nuca e le gambe che spuntano da sopra e da sotto la"" macchia rossa della maglietta. Ma anche se non gli si vede il volto da comunque l'idea di essere preoccupato. Di guardare quella nave con una punta di inquietudine.
Ma forse non è vero, forse questa è una cosa mia.
Probabilmente sono io che gli attribuisco questa inquietudine perché già la conosco la storia di quella nave.
Ed è una storia che non mi piace.
Restiamo ai fatti.
Si fa presto a farsi prendere dalle emozioni e a giudicare tutto da una fotografìa. I dettagli possono essere precisi al millesimo, ma non sono mai neutrali. Fanno da trampolino alla fantasia, che indirizzata da un'idea preconcetta, magari da un pregiudizio, piega da una parte, si infila in un tunnel e quando ne esce è diventata una teoria.

© 2008, Verdenero

Carlo Lucarelli – Navi a perdere

136 pag., 10,00 € - Edizioni Ambiente 2008 (Verdenero. Storie di ecomafia)
ISBN 978-88-89-01484-4


L'autore



23 gennaio 2009 Di Anna Zizola

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