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Passeggeri notturni - Gianrico Carofiglio 

Le parole creano la realtà, fanno e disfano le cose; sono spesso atti di cui bisogna prevedere e fronteggiare le conseguenze. La buona politica è anche – forse soprattutto – dare il nome giusto alle cose.

Sembra di stare a bordo di una carrozza di un treno. Ogni dieci minuti una fermata e l’ingresso in cabina di un nuovo passeggero. È notte, stato di dormiveglia, quei volti dai lineamenti vaghi che a cadenza regolare si avvicendano nell’angusto ambiente paiono usciti da un sogno. Si odono delle voci provenire da quei corpi indefiniti, ma le parole deflagrano come schegge impazzite il cui senso è appena abbozzato. Il tempo di carpirle ed è troppo tardi. Prossima fermata, altra visita, altra storia.

Passeggeri notturni è una raccolta di trenta racconti da tre pagine ciascuno, una raffica di riflessioni, tanto brevi da sembrare aneddoti dal sapore aforistico, in cui si susseguono i temi più cari a Carofiglio: dalla dimensione etica del linguaggio agli aspetti più comici della giustizia, con brevi incursioni surreali sul valore sociale delle leggende metropolitane.

Carofiglio sceglie per i suoi racconti degli espedienti, anche stereotipati, e li trasforma in altro, in una rielaborazione dei frammenti della nostra memoria collettiva, riuscendo a collegarli ironicamente con l’attualità, come nel capitolo in cui, esponendo le sorprendenti statistiche annuali sulle false confessioni deposte in tribunale o davanti alle forze dell’ordine, diventa evidente che l’autore stia in realtà denunciando le manie di protagonismo della contemporaneità.
Per i lettori più affezionati molte delle vicende brevemente tratteggiate non saranno nuove, come per esempio il racconto sull’alto tasso di suicidi a Tahiti, probabilmente legato alla mancanza nella lingua locale di parole che sappiano esprimere il dolore psicologico. Tuttavia le tematiche qui riprese differiscono sensibilmente rispetto al passato per la forma in cui vengono sviluppate ed esposte, infatti la struttura ad aforisma conferisce un andamento quasi onirico al libro, paragonabile quindi a un collage di suggestioni che inseguono un proprio senso narrativo in un gioco sospeso tra realtà e finzione. Un lavoro audace, a dispetto della sua brevità, poiché è complicato catturare l’attenzione del pubblico quando viene ripetutamente scaraventato in diverse storie in apparenza tra loro sconnesse.

Carofiglio ha sfidato le proprie capacità e si può dire che abbia vinto questa scommessa, confermando la tendenza a volersi allontanare dai suoi esordi da giallista, per proporsi come un autore più maturo, capace di condensare la propria sensibilità in un piccolo gioiello di novantanove pagine che il lettore divorerà in un attimo, meglio se durante un viaggio, in treno o in metropolitana, spiando frammenti di conversazione del passeggero accanto.

Recensione di Matteo Rucco

Gianrico Carofiglio - Passeggeri notturni
98 pag., 12, 50 € - Einaudi
ISBN 9788806229344


Passeggeri notturni
Passeggeri notturni Di Gianrico Carofiglio;

«Un monaco incontrò un giorno un maestro zen e, volendo metterlo in imbarazzo, gli domandò: Senza parole e senza silenzio, sai dirmi che cos'è la realtà? Il maestro gli diede un pugno in faccia»

Un almanacco di soluzioni inattese, di rivelazioni ironiche, di folgoranti incidenti del pensiero. Una scommessa allegra e audace sullo straordinario potere dei personaggi, delle storie, della letteratura. Voci che risuonano nell'oscurità di vagoni semivuoti, lampi che scaturiscono da frammenti di conversazione, profumi nascosti negli anfratti della memoria. I titoli di questa singolare raccolta - trenta scritti di tre pagine ciascuno rappresentano di volta in volta un genere diverso, in un susseguirsi di aneddoti, brevi saggi, racconti fulminei. Li popolano soprattutto figure femminili sfuggenti e indimenticabili, mentre a vicende drammatiche, o amare, si alternano situazioni comiche, sempre in un gioco di specchi tra realtà e finzione. A tenere tutto insieme, come in un mosaico, è una scrittura tersa quanto l'aria notturna, capace di svelare le verità celate nei dettagli dell'esistenza con una magistrale economia di parole. "Un monaco incontrò un giorno un maestro zen e, volendo metterlo in imbarazzo, gli domandò: "Senza parole e senza silenzio, sai dirmi che cos'è la realtà?" Il maestro gli diede un pugno in faccia".

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