Potere della pubblicità? Popolarità legata alla visita di Benedetto XVI ai monaci dell'abbazia cistercense di Vienna e alla sua dichiarata preferenza per questi esecutori? O sopraggiunto desiderio collettivo di isolamento, semplicità e meditazione contro "il logorio della vita moderna"?
Fatto è, qualunque sia la spiegazione, che in questi giorni sta scalando la classifica di vendite un album di canti gregoriani.
Ed ecco allora l'occasione per parlare un po' di questa straordinaria musica che può donare moltissimo all'ascoltatore, anche quello meno preparato e attento.
Il repertorio discografico di canti gregoriani è ricco, vario, stratificato.
Troviamo registrazioni importanti, rarità sia dal punto di vista del repertorio sia da quello degli esecutori.
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L'abbazia cui fanno capo i monaci è quella cistercense di Stift Heiligenkreuz nei pressi di Vienna, in Austria, un monastero fondato nel 1133 ma ancora molto attivo e abitato da una comunità che conta numerosi giovani monaci.
Scrive l'abate Gregor Henckel Donnersmarck:
"I monaci di Stift Heiligenkreuz hanno realizzato questo cd per mostrare al mondo che i canti gregoriani sono così meravigliosi perché mirano al più alto, al più grande di tutti gli scopi. Canti che inducono tutti all'ascolto, perché si tratta di 'musica per il paradiso'."
Ma cos'è il canto gregoriano?
Prima della Riforma, in tutte le Chiese cristiane, sia quelle occidentali che quelle orientali, la liturgia veniva tradizionalmente cantata, non recitata come avviene nel culto moderno.
"Il canto liturgioco era essenzialmente melodia monodica vocale, con un uso limitato di armonizzazione o accompagnamento strumentale e su testi perlopiù tratti dalla Bibbia, da scritti agiografici e sermoni dei Padri della Chiesa. In Occidente, il canto gregoriano è la più importante fra le tradizioni dell'antico canto liturgico, e quelle locali e arcaiche di Roma, Milano, Benevento, Ravenna e della penisola iberica (Spagna e Portogallo) sono parzialmente coservate nei manoscritti medievali. L'Oriente è dominato dalla tradizione del canto liturgico bizantino, ancora praticato nella Chiesa greco-ortodossa" (da Enciclopedia della musica. Vol. 5 Unità della musica, Einaudi).
Il canto gregoriano è il canto ufficiale della Chiesa romana, così chiamato dal nome di S. Gregorio Magno, che nell'arco del suo pontificato - dal 590 al 604 -, lo riorganizzò (la questione è ampiamente dibattuta, ma la tradizione rimane). Naturalmente il termine si riferisce a tutte le melodie vocali della Chiesa romana, quindi anche quelle anteriori a Gregorio Magno. tetragramma antico
Le origini, che risalgono agli inizi dell'era cristiana, trassero materia verbale e musicale dal canto ebraico, e sempre oralmente consistettero soprattutto in una recitazione intonata detta cantillazione e salmodia (se su testi dei salmi).
Tra il secolo VIII e il IX nacque un nuovo canto che, lentamente sostituendosi agli altri, cominciò a essere scritto lasciando le prime testimonianze dirette. Di qui un repertorio di circa 3000 melodie per la messa (Graduale) e l'ufficio (Antifonario), affidate al celebrante o all'assemblea o alla schola, in stile di accentus (appena intonato, in genere per i toni salmodici) e concentus (più cantabile). Presto prese a far nascere canti e modalità ulteriori come il tropo, la sequenza e la polifonia, ma dopo il 1000 cominciò ad adottare la scrittura quadra su tetragramma e a perdere la sua elasticità e ricchezza.tetragramma moderno
Tra la fine del XII e l'inizio del XIII secolo il canto gregoriano, che aveva perso via via autenticità, venne denominato cantus planus, ovvero canto fermo, non misurato, differenziandosi così dalla musica mensurata.
La rinascita ebbe luogo fra l'Ottocento e il Novecento, grazie in particolare al lavoro di ricerca semiologica e di etnologia musicale operato dai Benedettini di Solesmes.
Il canto gregoriano è MONODICO ("un canto che consta di una sola parte o voce o linea melodica, affidata sia a un cantante solo che a un gruppo di cantanti disposti a eseguire tutti la stessa identica musica" ), corale, di tipo DIATONICO (il genere diatonico è il primo dei 3 dell'antica teoria greca, in pratica vi mancano o vi scarseggiano le alterazioni che non siano quelle previste dalla scala minore) e di ritmo libero.
Quanto il canto gregoriano abbia ancora oggi un importante riflesso sulla musica contemporanea lo leggiamo nelle interessantissime parole di Arvo Pärt, compositore indicato come il creatore del minimalismo sacro:i monaci dell'abbazia di Stift Heiligenkreuz
«Mi ero convinto che con quei mezzi non avrei potuto proseguire: per me non c’era materiale a sufficienza e così smisi praticamente di scrivere musica. Avrei voluto prendere contatto con qualcosa di vivo, di semplice e non distruttivo. Quando lavoravo alla radio maneggiavo strumenti sofisticati ed efficienti come altoparlanti e magnetofoni ma improvvisamente sentii la necessità di allontanarmi da quel lusso perché sentivo che mi avrebbe ingabbiato e costretto a procedere in un’altra direzione. In seguito, quando ho dovuto lavorare con degli apparecchi, ho scelto i più semplici: un registratore molto primitivo che potesse offrirmi solo l’essenziale, il minimo indispensabile. Non mi importava niente delle frequenze alte o basse, della riduzione del rumore; volevo soltanto una linea musicale che fosse portatrice di un’anima, come quella che esisteva nei canti di epoche lontane, com’è ancora oggi nel folklore: una monodia assoluta, una nuda voce dalla quale tutto ha origine. Volevo imparare come si fa a condurre quella linea ma non avevo nessuna idea in proposito.
Avevo a disposizione soltanto un libro di canti gregoriani, un Liber usualis proveniente da una piccola chiesa di Tallin, e mi sono messo a cantare e a suonare quelle melodie con lo stesso spirito con cui ci si sottopone a una trasfusione di sangue. Era un lavoro terribilmente faticoso perché non si trattava di un semplice passaggio di informazioni: bisogna capire a fondo com’era nata quella musica, com’erano le persone che l’avevano cantata, che cosa avevano provato nella vita, come l’avevano scritta quella musica e come si era tramandata nei secoli, diventando la sorgente dalla quale deriva la nostra musica.
In qualche modo sono riuscito a stabilire un contatto con quella realtà musicale che però non ho mai usato come citazione, fatta eccezione per un’opera di qualche anno fa che ho scritto per il Duomo di Bologna, Beatus Petronius.
In questa musica le note che si susseguono formano realmente un discorso, porgono informazioni concrete, qualcosa di simile al canto degli uccelli: noi non lo comprendiamo ma loro si capiscono.
Questa musica monodica ha un preciso contenuto informativo; essa nasce, come le cattedrali, su un terreno che contiene le rovine di un tempio preesistente, un tempio pagano probabilmente che, a sua volta, è stato costruito su quel terreno per ragioni precise. Questa catena di forme, di templi e di canti che si elevano gli uni sulle rovine degli altri, è più forte di quanto noi possiamo immaginare.
Anche nel mio lavoro quotidiano mi imbattevo in difficoltà del genere: riuscivo per un po’ a condurre una singola voce ma poi non sapevo come proseguire. Dovevo continuare a scrivere solo musica monodica? E che cosa sarebbe successo con una seconda e una terza voce? Che ne sarebbe stato dell’armonia e della polifonia? Dove avrebbe potuto nascere una seconda voce? Assillato da questi dubbi mi misi a riflettere sugli albori della polifonia e mi resi conto che essa è qualcosa di molto più complesso e profondo di quanto le rigide regole con cui Kund Jepsen analizza e spiega la musica di Palestrina facciano supporre. La seconda voce deve essere qualcosa di indipendente, come in una famiglia dovrebbero essere marito e moglie e questo rapporto di indipendenza è visibile, secondo me, negli albori della polifonia antica. Cercai di mettere in pratica queste intuizioni nella mia Terza sinfonia, pensando la forma intera del componimento come la metafora della costruzione di una città».
Da Sistema Musica, giugno 2004
Sul canto gregoriano
Corale San Sebastiano. Metodo per il canto gregoriano
Schola Gregoriana Mediolanensis, storia, spartiti, innari
Canto gregoriano
The Gregorian Chant Home Page, in inglese
Académie de chant grégorien, in francese
Chant. Music For Paradise, The Cistercian Monks Of Stift Heiligenkreuz - Sito ufficiale, con ascolto di alcuni brani
I libri
Il canto gregoriano. Storia - Liturgia - Tecniche di esecuzione. Con CD Audio, di Daniel D. Saulnier
Canti gregoriani
Canti gregoriani. Con CD Audio
Canti gregoriani. Il più grande tesoro musicale di tutti i tempi. Testi spartiti commenti
Iubilate Deo. Cantus gregoriani faciliores
Il racconto della musica. Dal gregoriano al debussy di Maria Chiara Mazzi
Del canto gregoriano. Dialoghi sul canto proprio della Chiesa di Fulvio Rampi
Lo spirito del canto gregoriano di Emidio Papinutti
Interviste sulla musica antica. Dal canto gregoriano a Monteverdi di Bernard D. ShermanChant. Music For Paradise - La tracklist
1. Antiphon "In Paradisum" Et Psalmus 121 (122)
2. Responsorium "Subvenite"
3. Responsorium "Libera Me"
4. Stift Heiligenkreuz Bells
5. Missa Pro Defunctis: Introitus "Requiem Aeternam"
6. Missa Pro Defunctis: Kyrie
7. Missa Pro Defunctis: Graduale "Requiem Aeternam"
8. Missa Pro Defunctis: Tractus "Absolve Domine"
9. Missa Pro Defunctis: Offertorium "Domine Iesu Christe"
10. Missa Pro Defunctis: Sanctus
11. Missa Pro Defunctis: Post Elevationem: "Pie Iesu Domine"
12. Missa Pro Defunctis: Agnus Dei
13. Missa Pro Defunctis: Communio "Lux Aeterna"
14. Ad Completorium: Deus In Adiutorium
15. Ad Completorium: Hymnus "Te Lucis Ante Terminum"
16. Ad Completorium: Psalmus 4
17. Ad Completorium: Psalmus 90 (91)
18. Ad Completorium: Pslamus 133
19. Ad Completorium: Lectio Brevis
20. Ad Completorium: Responsorium Breve
21. Ad Completorium: Canticum Simeonis "nunc Dimittis"
22. Ad Completorium: Kyrie
23. Ad Completorium: Oratio Conclusive
24. Ad Completorium: Antiphona ad Beatam Mariam Virginem "Salve Regina"
25. Ad Completorium: Benedictio
26. Stift Heiligenkreuz Bells
27. Hymnus "Veni Creator Spiritus"
28. Introitus Dominica Pentecostes "Spiritus Domini"
29. Communio Dominica Pentecostes "Factus Est Repente
28 luglio 2008 | Di Giulia Mozzato |
CHANT è un nuovo album di Canti Gregoriani registrato dai Monaci dell’Abbazia Cistercense di StiftHeiligenkreuz a Vienna, ritenuti attualmente i più eccelsi interpreti di questo repertorio oltre checantori prediletti da Papa Benedetto XVI.La nascita del progetto è un caso unico nel suo genere. A seguito della crescente domanda di questorepertorio dovuto al suo utilizzo come colonna sonora per HALO - videogioco di grande successo – laUniversal UK ha deciso di pubblicare un annuncio sulle riviste religiose per trovare il gruppo piùaccreditato per incidere un album. Tra il materiale pervenuto c’era l’invito a visionare unvideoclip dei Monaci Benedettini di Stift Heiligenkreuz che ha subito colpito per l’eccezionale bravura.Il potere rilassante e terapeutico di questa musica è stato ampiamente sperimentato e ha giàincontrato notevole successo in passato.
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