Gli appunti scuola di Wuz.it

Cinema indipendente?

«Sono un esperto di strade. È tutta una vita che io... assaggio strade... questa strada non finirà mai, probabilmente gira tutta... intorno... al mondo.» [Belli e Dannati- My own Private Idaho]

Che cosa si intende con l'appellativo 'cinema indipendente'?
Un film indipendente (indie) può essere prodotto dal regista stesso, da privati, o dagli attori che vi prendono parte. Possiamo dire che le caratteristiche principali di un film indipendente sono due: il basso costo per realizzarlo e la libertà espressiva del regista (che il più delle volte è un emerito sconosciuto). È principalmente quest'ultimo fattore che distingue un indie da un film di larga distribuzione.

L’influenza del cinema indipendente attraversa a più riprese tutta la storia del cinema.
Già nel 1909 Carl Laemmle fondò la IMP (Independent Motion Picture Corporation), una piccola casa di distribuzione sulle cui basi sarebbe nata la Universal. Come affermato nella Storia del Cinema e dei Film di David Bordwell e Kristin Thompson “nel giro di pochi anni sorsero più di una dozzina di compagnie indipendenti in tutto il Paese, incluse la Thanhouser, la Solax e la New York Motion Picture Company di Thomas H. Ince, che sarebbe diventato uno dei più importanti produttori degli anni Dieci”.

In Italia, i principali distributori indipendenti sono Cattleya, Colorado Film, Fandango, Lucky Red, Mikado, Officine UBU, Sacher Film, Melatempo Cinematografica.

Negli Stati Uniti, buona parte dei produttori cinematografici indipendenti hanno sede a New York: Fox Searchlight Pictures, Focus Features, Sony Pictures Classics, Warner Independent Pictures, Magnolia Pictures, Paramount Classics, Miramax Films e altri ancora.

In molti casi, questi circuiti di distribuzione sono sussidiari agli studios cinematografici maggiori: ad esempio, la Fox Searchlight appartiene alla stessa compagnia che possiede la 20th Century Fox. Quindi, queste realtà non sono veramente indipendenti dalle majors
C'è da aggiungere che, oltre ai grandi nomi appena menzionati, esistono delle piccole compagnie di produzione che distribuiscono i loro film in pochi paesi, senza alcuna campagna pubblicitaria e che cercano di ampliare il raggio d’azione di queste pellicole grazie al guadagno delle prime proiezioni.
Considerando la situazione attuale del cinema, si possono ancora considerare i film indipendenti e i film di larga distribuzione come due prodotti distinti, o la sottile linea rossa che separa i due generi è sempre più labile?


River Phoenix e Keanu Reeves, protagonisti di My own Private Idaho


Un caso esemplare: GUS VAN SANT

La domanda è lecita
Volendo restringere temporalmente il nostro discorso agli ultimi vent'anni di cinema indipendente, vi propongo l'esempio di Gus Van Sant, che nella schiera dei registi indipendenti dei giorni nostri è, molto probabilmente, uno dei più famosi.
I primi film di Van Sant sono sicuramente da considerarsi delle pellicole indipendenti: Mala Noche, Drugstore Cowboy, My own Private Idaho, Even Cowgirls Get the Blues, To die for. È vero che in questi film recitano Nicole Kidman, Joaquin e River Phoenix, Casey Affleck, Keanu Reeves, ma allora questi attori non vantavano la fama di cui godono oggi (fatta eccezione di River Phoenix, che proprio con My own Private Idaho ha trovato la definitiva consacrazione della sua, purtroppo, breve carriera).
Con Good Will Hunting, il regista di Portland abbandona momentaneamente il suo stile d'avanguardia (che ritorna nella trilogia della morte, Gerry - Elephant - Last Days) realizzando un prodotto che lo consacrerà al grande pubblico, grazie alle interpretazioni di Matt Damon, Ben Affleck (autori della sceneggiatura del film, vincitrice del premio Oscar per la migliore sceneggiatura originale) e Robin Williams (Oscar al migliore attore non protagonista). 
Da Good Will Hunting in poi il cinema di Van Sant non è più esclusiva di una piccola cerchia di appassionati e la fama conquistata decreta il successo dei film più recenti, Scoprendo Forrester, PARANOID PARK e MILK. Ora, dire che gli ultimi e più 'commerciali' film di Van Sant registrano il sold-out ai botteghini è un'esagerazione, ma bisogna ammettere che la sua linea artistica e il riscontro di pubblico sono decisamente molto cambiati negli anni.
Insomma, oggi non è più così netta la distinzione fra cinema indipendente e di grande distribuzione: molti registi alternano le due tipologie e addirittura c'è chi giura che negli ultimi anni non si può quasi più parlare di cinema indipendente.
Considerate che la partecipazione a un progetto indie è diventata abbastanza una moda, molti attori già famosi sono disposti a recitare a costo zero pur di prendere parte a un film di questo tipo. Uno su tutti? Se mi lasci ti cancello - Eternal Sunshine of a Spotless Mind, con attori del calibro di Jim Carrey e Kate Winslet, disposti a farsi dirigere da un allora semi-sconosciuto, anzi no facciamo proprio sconosciuto, Michael Gondry.



I film indie da non perdere

Il discorso sul cinema indipendente è lungo e complesso, questo articolo non vuole assolutamente essere esaustivo a riguardo, ma solo fornire alcuni spunti per riflettere o interessarsi all'argomento. A questo proposito, quali sono i film indipendenti da non perdere assolutamente? 
Per questa classifica ci affidiamo all'autorevolezza di Empire, mensile britannico dedicato al cinema. Sì perché la rivista, qualche anno fa, ha stilato la lista dei 50 migliori film indipendenti di tutti i tempi. 
Noterete che molti titoli sono pellicole realizzate secondo tutti i canoni del cinema indipendente ma che successivamente, per qualche motivo particolare (il passaparola per esempio), sono diventate dei veri e propri fenomeni cult (avete presente Donnie Darko? Ecco). 
A proposito: anche Terminator è considerato un film indipendente! La cosa mi ha inizialmente un po' stupita, ma le motivazioni fornite da Empire per giustificare questa scelta mi hanno convinta! (vi rimando alle schede stilate dalla rivista per ciascun film citato).


I cinquanta migliori film indipendenti secondo Empire

Buona visione!



21 febbraio 2011 Di Elena Spadiliero

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