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Città aperta di Teju Cole


Quelle camminate, un contrappunto alla frenesia delle giornate in ospedale, pian piano si erano allungate, portandomi sempre piú lontano, tanto che a volte, di notte, dovevo tornare a casa in metropolitana. È cosí che, all’inizio dell’ultimo anno di specializzazione in psichiatria, New York si era fatta strada nella mia vita passo dopo passo.


Vincitore del PEN/Hemingway Award, del New York City Book Award, del Rosenthal Award e dell'Internationaler Literaturpreis. Notable Book of the Year per il «New York Times» e tra i dieci libri dell’anno per «Time» e «NPR». Incluso tra i migliori libri dell’anno da più di venti testate internazionali, tra cui: «The New Yorker», «The Atlantic», «The Economist», «Newsweek/The Daily Beast», «Los Angeles Times», «The Boston Globe», «The Seattle Times» , «GQ», «New York magazine», «The Week». Servono altre referenze per presentare questo splendido libro di Teju Cole? Una meditazione profonda, sincera, umanissima sulla vita e i suoi valori.


Protagonista del racconto di Teju Cole è Julius, studente all'ultimo anno di specializzazione in psichiatria. Nato e cresciuto in Nigeria da padre nigeriano e madre tedesca, Julius passa i suoi giorni tra l'ospedale e le strade di Manhattan. La sua storia con Nedège è finita con il trasferimento di lei a San Francisco. Da allora cammina per Central Park, fa visita a un vecchio professore, frequenta le sale da concerto. Seguiamo Julius nelle sue passeggiate, incontriamo con lui luoghi e persone, pensiamo i suoi pensieri. New York ci viene restituita in tutto il suo fascino, con la sua umanità bizzarra, con le sue atmosfere magiche e le sue vedute spaziose, accoglienti, ospitali anche per chi come Julius sente di non appartenere a nessun luogo, di essere costantemente un outsider.


Julius cammina, riflette, ricorda; il suo vagabondaggio fisico corrisponde a quello del suo pensiero. Non sappiamo quasi niente del suo passato all'inizio. La sua vita è come quella degli stormi di uccelli migratori che osserva dalla finestra di casa. Sarà l'incontro con Moji, una donna che aveva conosciuto ragazza in Nigeria e di cui si è dimenticato più o meno consapevolmente, a costringerlo a fare i conti con il suo passato. Passando dal Belgio sulle tracce della nonna materna per ritornare in Nigeria - stavolta il viaggio si fa reale e abbraccia altri due continenti -, Julius dovrà interrogarsi sulle proprie radici e sulla propria identità, per quanto questo sforzo di autocoscienza sia difficile e doloroso.


È bellissimo il romanzo di Teju Cole. C'è dentro tutta la poesia della vita ed è scritto con uno stile brillante e arioso, che trascina. Città aperta ci racconta la vita nella sua frammentarietà e il bisogno di ogni essere umano di darle un senso, un'unità che alla fine prevalga su tutto.


Teju Cole - Città aperta
Titolo originale: Open City
Traduzione di Gioia Guerzoni
270 pagg., 17,50€ - Edizioni Einaudi 2013 (I coralli)
ISBN 9788806212216


Città aperta
Città aperta Di Teju Cole;

Nato da madre tedesca e padre nigeriano, formato alla Nigerian Military School di Zaria e trapiantato adolescente negli Stati Uniti, lontano da affetti e radici, il narratore Julius, all'ultimo anno di specializzazione in psichiatria, non appartiene a nessun luogo. Quando comincia a vagare per le strade di New York, nell'autunno del 2006, lo fa con il distacco dell'outsider, la profondità dell'intellettuale e l'agio del flàneur. La migrazione degli uccelli è l'occasione per riflettere sul "miracolo dell'immigrazione in natura", ai cartelli che annunciano la chiusura della catena Tower Records fanno da contraltare le meditazioni sulla musica amata, Mahler in testa, e un acquazzone sulla Cinquantatreesima è causa di una precipitosa ritirata nell'American Folk Art Museum e della conseguente fascinazione per la pittura di John Brewster li esposta. Di casualità in intenzione, Julius si muove nelle geografie newyorchesi incontrando persone di ogni classe e cultura, vedendo scorci scolpiti o in mutamento, lasciando che ogni impressione si depositi sul fondo della coscienza e da li, come cerchio in uno stagno, si propaghi ad altri cerchi, ad altre impressioni.

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