Venere in pelliccia, la terza collaborazione di Alexandre Desplat con Roman Polanski, è un film di dialoghi, con due soli attori in scena e una sola scena alle spalle.
Per creare una colonna sonora adeguata a una storia come questa il contatto diretto con le riprese era indispensabile.
Venere in pelliccia è ambientato originariamente in una stanza per le audizioni, ma il film si svolge nel Théâtre Récamier (ridisegnato da Jean Rabasse per l’occasione), che il musicista già conosceva ""per aver seguito le repliche di Papa doit manger, messo in scena da André Engel per la Comédie Française"".
In un'intervista ha raccontato come sono nate queste musiche e la collaborazione con il celebre regista.
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Alexandre Desplat, che ha scritto per Polanski le musiche di L’uomo nell’ombra e Carnage, ha realizzato in questo caso una colonna sonora più ricca rispetto a quelle precedenti.
""Ci siamo resi conto, come per Carnage, che la musica sarebbe stata fortemente intrusiva, ma dopo l'inizio Roman ha capito che la musica sarebbe stata anche il cuore del film, come se il film fosse ricoperto da un velo che l'opacizza e la musica togliesse questo velo, aprendo una nuova prospettiva.
La musica sottolinea il tono del film, tra ironia e drammaticità, portandolo al tempo stesso in un'altra direzione, contrapponendosi, contrastandolo.
Attrice e regista sono in gioco e la seduzione, dunque la musica, entrano in gioco alla pari.
In effetti tutto parte con la musica d’ouverture – che ritroviamo nella danza finale: un pezzo che introduce tutti i brani successivi.
È lo stesso tema che inesorabilmente si ripete e si esplora.
Roman è come molti registi della Nouvelle Vague, che, con compositori come Georges Delerue, Maurice Jarre e altri, avevano un senso particolare della drammaturgia: dalla prima scena la musica annuncia come sarà il film.
La Peau douce ne è il miglior esempio: quando la scena d'inizio è molto banale, quotidiana, la musica è estremamente drammatica e ci dice come sarà realmente il film. Qui è la stessa cosa: il lungo movimento di camera in soggettiva che, sotto la pioggia, ci porta sino al teatro è accompagnato da una strana musica, con ritmo dispari: è in 9/4. È in effetti un ritmo greco, per una musica d'ispirazione greca.
Ci sono molti cassetti nel cinema di Roman e lui mi invita a giocare con tutti questi cassetti. È come divertirsi con le matriosche, è molto eccitante.
Ma evidentemente ci vuole qualcuno con il talento e la follia di Polanski per lasciare (e lo fa con tutti i suoi collaboratori) divertirsi a cercare, a scavare alla ricerca delle pepite...
Polanski lascia ai compositori spazio, terra incognita, libertà.
E poi decide velocemente se la musica è quella giusta.
Quando ha ascoltato la musica d'inizio di Venere in pelliccia mi ha semplicemente detto: ""Ecco, è questa!""
C'è un tourbillon di energia nel film che non è comune.
Roman pensava sin dall'inizio che fosse necessaria molta musica per amplificare il mistero e la storia del film.
Un'amplificazione evidente quando Emmanuelle entra per la prima volta nel personaggio di Wanda e Mathieu si gira verso di lei: la musica parte e, grazie a lei si viene proiettati nella finzione. E favorisce il gioco di specchi della narrazione: non si interrompe forzatamente quando si interrompe la recitazione e al contrario si interrompe e non riprende subito quando riparte la recitazione.
La musica aiuta a creare questa confusione che, a poco a poco, si crea nel loro rapporto e nel film.
Roman Polanski ha seguito tutte le tappe della creazione musicale sino alla sala d'incisione. Adora farlo.
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Alexandre Desplat, che ha lavorato con Polanski alle musiche di L’uomo nell’ombra e Carnage, scrive una partitura più ricca rispetto a quella delle opere precedenti e costruisce un tema iniziale e finale di stampo carnevalesco con forti richiami alla musica greca, come afferma sopra lui setsso.
Una colonna sonora di tutto rispetto che di certo avrà anche una vita propria raccolta in DC ed MP3.
• Una curiosità: nel testo si cita la Suite lirica di Alban Berg
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