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Colonna sonora Qualunquemente, Cetto La Qualunque, Antonio Albanese

È uscito per Radio Fandango, il cd Qualunquemente, colonna sonora del nuovo film di Antonio Albanese.
La canzone “Qualunquemente (onda calabra)” è una rilettura alla maniera di Cetto La Qualunque del brano  “Onda calabra” (Peppe Voltarelli / Salvatore De Siena / Amerigo Sirianni) del gruppo Il parto delle nuovole pesanti. Viene cantata per la soundtrack da Antonio Albanese. La canzone nella versione originale si può ascoltare nell'album Il Parto. Riproponiamo un'intervista al Parto delle nuvole pesanti per conoscere meglio il gruppo calabrese autore del brano.

  • Qualunquemente, il film


Sveliamo un po’ il significato del vostro nome così lungo e lirico…

Sembra quasi un nome di un racconto o di un romanzo più che il nome di un gruppo. Coglie l’approccio viscerale che abbiamo con la musica. Approccio viscerale che tende a cercare qualcosa di autentico e non mediato. Parto in se racchiude il concetto di creatività. Così come nuvole pesanti, cioè cariche di pioggia e quindi portatrici di fertilità, richiamano archetipi legati alla nascita.

Raccontiamo un po’ la genesi di questo gruppo emiliano - calabro. Qual è il vostro legame con la Calabria?  

Il legame con la Calabria è dato dal fatto che siamo tutti nati in quella regione. Cresciuti in Calabria e poi adottati da Bologna per ragioni di studio universitario. Un legame che abbiamo mantenuto ma anche alimentato, elaborato. Abbiamo cercato di fare tesoro, fondamento e linfa anche nella nostra arte. Quello a cui miriamo è un discorso meno provinciale. Noi proveniamo da diverse parti e diverse realtà calabresi. A questo aggiungi le diverse formazioni musicali di ciascuno di noi. Chi più vicino al rock, chi alla musica della tradizione popolare, chi più vicino alla musica classica, o al jazz. Questo ha dato luogo ad un insieme, ad un pasticciaccio musicale che poi si è tradotto nell’originalità del progetto artistico, delle sonorità e se vuoi anche dell’aspetto testuale. È molto facile cadere nel  luogo comune della cultura tradizionale senza capire la necessità di elaborarla, attualizzarla. Concetto che ti porta  a museizzare questa tradizione. È una sfida continua.


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Anche nei testi c’è stato un passaggio graduale verso l’italiano…

È un’esigenza che nasce in maniera naturale. Noi siamo passati attraverso una forte contaminazione di termini dialettali e di altre lingue almeno fino a 4 battute di povertà. Poi abbiamo fatto la colonna sonora della commedia musicale Roccu u stortu (scritto da Francesco Suriano e messo in scena dalla Compagnia Kripton di Firenze, per la regia di Fulvio Cauteruccio) in dialetto calabrese. Forse c’è stata un overdose. E abbiamo quindi sentito il bisogno di scrivere in italiano in questo nuovo disco che si intitola appunto Il parto. Abbiamo dato spazio però anche al tedesco, un tedesco macaronico, e al comasco di Davide Van de Sfroos che ha cantato nell’album. Inoltre Claudia Crabuzza voce del gruppo sardo dei Chichimeca canta versi tradizionali risalenti al 1740. Diciamo che abbiamo lasciato agli altri il compito di contaminare il disco con elementi popolari.

In questo momento voi vi sentite emigranti della musica calabrese?

Personalmente mi sento forse più errante, o meglio emigra-errante, perché è vero che c’è stato alla base un bisogno di emigrare ma è stato più un pretesto che mi ha fatto andare via dalla Calabria, che mi ha fatto arrivare a Bologna, che mi sta facendo andare in altri posti. C’è un bisogno interno all’uomo di voler viaggiare conoscere. C’è una continua curiosità. Siamo una sorta di spugna. E vogliamo restituire agli altri ciò che filtriamo con la nostra creatività. Un discorso che va oltre l’emigrazione.  

In che modo definireste dal punto di vista strumentale, musicale l'album ""Il parto""?   

Il parto è stato definito un viaggio verso la etno-autoralità, perché cerca di coniugare uno spirito che si rifà alla tradizione popolare mediterranea, in particolare calabrese, con l’esigenza di dare spazio letterario all’immaginario popolare quindi di dare anche un senso poetico a quello che è l’immaginario che noi filtriamo con le nostre esperienze. Il nostro immaginario è collettivo a differenza di quello dei cantautori classici legati ad esperienze individuali e legati in qualche modo a un mondo borghese. Abbiamo utilizzato strumenti sia legati al mondo popolare come tamburello e mandolino, ma anche altri come il Kaon, mutuabili da altri contesti etnici. Tutti strumenti assorbiti, fatti nostri in maniera naturale senza sovrastrutture.



La tracklist


Ecco tutti i brani della colonna sonora del film di Cetto La Qualunque

1.      Qualunquemente (Onda Calabra)   
2.      Il futuro è in Cetto   
3.      Alluccà   
4.      Quanto zucchero Carmen   
5.      Calabria, cara Calabria   
6.      U pilu   
7.      Il nostro sindaco   
8.      Barbarella   
9.      Melo   
10.    Campagna in spiaggia   
11.    Chico bandido   
12.    Lady Marmalade   
13.    Vota Cetto La Qualunque   
14.    Hawai   
15.    Vecchina sordina   
16.    La cupola   
17.    Sgomenti di gloria   
18.    Il futuro è in Cetto (Reprise)



12 gennaio 2011  

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