Le recensioni di Wuz.it

Concerti per pianoforte completi di Ludwig Van Beethoven nell'esecuzione di Richard Goode con la Budapest Festival Orchestra e Ivan Fischer

Per il pianista che intenda misurarsi con Beethoven, dopo le 32 Sonate per pianoforte, i 5 Concerti per pianoforte e orchestra costituiscono senz’altro un banco di prova ineludibile. Con tali opere si sono misurati i più grandi solisti di tutti i tempi.

Ricorderò qui solo gli interpreti che a mio avviso hanno dato vita alle esecuzioni/incisioni più interessanti e memorabili che il melomane può ancora oggi gustare, accennando ai contributi che vanno da Michelangeli a Pollini, da Gieseking ad Anda, da Gould alla Argerich.
Ma ad essi va aggiunta senz’altro l’interpretazione integrale dei Concerti beethoveniani a cura di Richard Goode, con la Budapest Festival Orchestra, che la Nonesuch ha recentemente pubblicato.

I Concerti per piano del Maestro di Bonn rappresentano tappe oltremodo significative della sua vasta produzione.

I primi due sono partiture giovanili
, scritte sotto l’indubbio influsso di Clementi e di Mozart. E, a mio avviso, forse è solo col terzo concerto che l’impronta musicale del singolare genio beethoveniano si manifesta in modo netto ed inequivocabile.

Gli ultimi due sono infine opere della piena maturità del compositore, sebbene solo l’ultimo − detto anche L’Imperatore − abbia ottenuto una certa notorietà presso il grande pubblico.
Esso è comunque il Concerto per piano di Beethoven più eseguito in assoluto, anche da parte di pianisti che fino ad ora non si sono cimentati in tutte quante le altre opere analoghe.



Steve Kaufman - Beethoven State I

Accennavo sopra a come, sia il Concerto N. 1 in do maggiore, Op. 15, sia il N. 2 in si bemolle maggiore, Op. 19 − composti entrambi verso la fine del XVIII secolo − possano venire considerati lavori che si rifanno a modelli autorevoli e che il compositore stesso, assai critico nei confronti delle proprie opere, giudicava se non giusto d’apprendistato, d’imitazione o minori, non certo: “fra le mie cose migliori”.
Che i due primi Concerti abbiano conosciuto una gestazione lunga, difficile e tormentata lo testimoniano peraltro le innumerevoli correzioni alle partiture e la stesura frammentata/dilazionata in varie riprese.
Ma se, nel complesso, qui la tipica drammaticità beethoveniana non è ancora compiutamente presente, il dialogo fra il piano e l’orchestra è portato avanti con maestria e in alcuni movimenti l’intreccio melodico-armonico è nel segno di un’indubbia felice inventiva.

È in ogni caso il terzo Concerto in do minore, Op. 37, “a mostrarci un Beethoven sulla strada del perfezionamento” e dell’originalità, come rimarca Klaus Kropfinger (uno dei più autorevoli esegeti del Nostro), sottolineando però come anch’esso non sia esente da debolezze, quantunque il tempo centrale (Largo) rappresenti un importante salto sul piano dell’espressione, tanto da venire salutato da Tovey come “uno dei grandi movimenti lenti sinfonici indipendenti”.

Ma è il Concerto N. 4 in sol maggiore, Op. 58, a trasportarci in una dimensione musicale di estrema innovazione.
La partitura infatti si apre con la presenza del solo piano; quindi la struttura assume tratti via via più complessi e articolati, di grande veemenza e pregnanza espressivo-compositiva, tutta giocata sul serrato dialogo fra solista e complesso orchestrale.

Infine, col grande Concerto in mi bemolle maggiore, Op. 73, potremmo dire che in un certo qual senso Beethoven raggiunga davvero la perfezione. Dopo tre decisi accordi in fortissimo e altrettante figurazioni del piano, si fa largo il maestoso tema principale che, come ebbe a sottolineare Rainer Wagner, “al tempo stesso riunisce in sé incisività ed eleganza”.

Alla magniloquente solennità e all’imponenza del primo movimento (forte di ben 582 battute) segue un Adagio, fra il trasognato e l’idillico, caratterizzato da una musicalità meditativa d’estrema dolcezza/bellezza. L’Imperatore, si conclude quindi coi toni vivaci e ariosi d’un Rondò incalzante, appassionato e romanticissimo.



Richard Goode Master Class al Bard College Conservatory



Il pianista statunitense Richard Goode – dopo essersi impadronito brillantemente della tecnica pianistica, perfezionata anche grazie al contributo di un maestro quale Rudolf Serkin – aveva fin’ora effettuato svariate registrazioni notevoli, interpretando fra l’altro in modo egregio i Concerti per pianoforte e orchestra di Mozart, oltre ad una apprezzabile integrale delle Sonate per pianoforte di Beethoven.

Ma in questi cinque concerti beethoveniani, affiancato da un’orchestra condotta in modo impeccabile da Ivan Fischer, ha forse dato il meglio di sé riuscendo a coniugare precisione tecnica a sentimento, rigore stilistico a generoso slancio lirico.
Credo si possa ritrovare in lui la misura espressiva d’un Pollini non disgiunta dalla libertà interpretativa d’un Gould. Come altresì la raffinatezza mozartiana degna di un Anda nei primi due Concerti, grazie alla bravura di questo straordinario interprete americano, si trasmuta poi in un pianismo prorompente, alla Argerich, mantenendo però sempre un controllo assoluto della tastiera, come egli ha certo appreso dalla lezione di Serkin.


track listing

1.01    Piano Concerto No. 1 in C Major, Op. 15: Allegro con brio - 17:09
1.02    Piano Concerto No. 1 in C Major, Op. 15: Largo - 9:27
1.03    Piano Concerto No. 1 in C Major, Op. 15: Rondo, Allegro - 9:06
1.04    Piano Concerto No. 2 in B-flat Major, Op. 19: Allegro con brio - 13:49
1.05    Piano Concerto No. 2 in B-flat Major, Op. 19: Adagio - 8:07
1.06    Piano Concerto No. 2 in B-flat Major, Op. 19: Rondo, Molto allegro - 6:09
2.01    Piano Concerto No. 3 in C Minor, Op. 37: Allegro con brio - 15:53
2.02    Piano Concerto No. 3 in C Minor, Op. 37: Largo - 8:51
2.03    Piano Concerto No. 3 in C Minor, Op. 37: Rondo, Allegro - 9:09
2.04    Piano Concerto No. 4 in G Major, Op. 58: Allegro moderato - 18:12
2.05    Piano Concerto No. 4 in G Major, Op. 58: Andante con moto - 4:18
2.06    Piano Concerto No. 4 in G Major, Op. 58: Rondo, Vivace - 9:55
3.01    Piano Concerto No. 5 in E-flat Major, Op. 73: Allegro - 19:51
3.02    Piano Concerto No. 5 in E-flat Major, Op. 73: Adagio un poco moto - 6:57
3.03    Piano Concerto No. 5 in E-flat Major, Op. 73: Rondo, Allegro ma non troppo - 10:15



20 marzo 2009 Di Francesco Roat

Concerti per pianoforte completi
Concerti per pianoforte completi Di Ludwig van Beethoven,Ivan Fischer,Budapest Festival Orchestra,Richard Goode
La posta della redazione

La posta della redazione

Hai domande, dubbi, proposte? Vuoi uno spiegone?
Scrivi alla redazione!

Chiudi

Per poter aggiungere un prodotto al carrello devi essere loggato con un profilo Feltrinelli.

Chiudi

Per poter aggiungere un prodotto alla lista dei desideri devi essere loggato con un profilo Feltrinelli.

Chiudi

Il Prodotto è stato aggiunto al carrello correttamente

Chiudi

Il Prodotto è stato aggiunto alla WishList correttamente