""Se avessimo un po' di buon senso"", intervenne Jacob, ""scoppieremmo a piangere per tutti i mariti e tutte le mogli che non hanno più niente da dirsi"".
Intense irradiazioni di luce. Le storie di Delmore Schwartz sono questo. Scorci di epopee familiari, cronache fantasiose di tramonti esistenziali e conflitti generazionali raccontati da chi aveva troppo talento per finire i suoi giorni come il più ordinario degli scrittori bohemién: solo ed alcoolizato in un piccolo hotel di Manhattan.
Grande poeta della prima metà del Novecento, Schwartz è considerato da critici autorevoli quali Allen Tate come un innovatore della forma poetica, al pari di di T.S.Eliot, Ezra Pound e William Carlos Williams. Pietre angolari della letteratura moderna. L'autore americano ha inoltre ispirato la figura del protagonista de Il dono di Humboldt di Saul Bellow ed è un vero e proprio mito per Lou Reed, suo allievo alla Syracuse University.
Le storie raccontate in Nei sogni cominciano le responsabilità ruotano attorno alla città di New York e ai suoi abitanti. I protagonisti di questi racconti sono outsider talentuosi (emarginati dalla società e in lotta perché venga riconosciuta la loro dignità intellettuale) e giovani che si ritrovano, per qualche motivo, a misurare il perimetro d'affetto che circonda il gruppo familiare o sociale di cui fanno parte. In ogni caso, personaggi giunti al colmo della loro angoscia eppure ancora pieni di intelligenza e di parole, pronti a denunciare energicamente i mali della società eppure abituati a delegare le proprie responsabilità perchè corrotti da una forma di distaccata ed ironica mollezza di spirito. Delmore Schwartz disegna così, senza manicheismi, il distacco invalicabile tra i sogni, viziati eppure nobili di alcuni individui e l'imperturbabile e cupa indifferenza degli ""aridi"".
Il primo racconto del libro, ""Il mondo è un matrimonio"", è una satira dedicata ai circoli intellettuali di New York, ai sentimenti e alle velleità di alcuni giovani abituati a discutere delle proprie nevrosi. Leggendolo, sentiamo il tonfo sordo provocato dalla caduta delle loro parole, troppo sofferte e personali per poter essere raccolte da amici e sodali. Intanto, impercettibilmente, questi giovani crescono, si compromettono con la realtà, e la sublimazione di questo compromesso è il ""matrimonio"", inteso come metafora di una vita che vuole essere una cerimonia senza fine, una promessa di unione con tutte le cose che si rispettano e si amano.
In ""Una farsa amara"" si racconta invece delle alienanti lezioni di un insegnante di grammatica, costretto a misurarsi con l'analfabetismo e la totale insensibilità di alcuni studenti della marina militare americana. Il dibattito con gli allievi è un grottesco conflitto tra la fragilità del ""giusto"" e la forza dell'ignorante e del razzista.
I racconti ""America! America!"" e ""I figli sono il senso della vita"" sono gite da incubo all'interno di famiglie fragili e prossime a disintegrarsi: figli e figlie perdute, madri che hanno la forza morale appena sufficiente per tenere acceso il fievole fuocherello delle velleitarie ambizioni dei primogeniti.
Magnifico e surreale il racconto che dà il nome alla raccolta. Un ragazzo guarda un film che racconta la storia del primo appuntamento dei suoi genitori: gli avvicinamenti, le parole colme di desiderio, i primi, timidi sguardi. Il ragazzo conosce già il seguito: i due si sposeranno e il loro matrimonio si rivelerà, più che deludente, un vero e proprio disastro. Per questo vorrebbe che si lasciassero, che interrompessero sul nascere la causa di tanto dolore, il loro e il suo, loro figlio infelice. Durante la visione le sue preghiere continuano, eppure non potrà fare nulla, solo osservare sullo schermo il destino che si compie implacabilmente: il film scorre e lo spettacolo continua. In questo racconto può realmente avvenire un'alchimia tra lettore e scrittore, un momento di vera e propria fusione. Ci si risveglia dalla lettura quasi in lacrime, come dopo un sogno che ha saputo scuotere e commuovere.
In ""Le statue"" si narra invece di una grande nevicata che lascia su New York alcune tracce incredibili: statue di neve imponenti e fantastiche. Un'epifania divina? Il preannuncio di un'apocalisse? Non si sa. Forse l'apocalisse giungerà solo dopo che le statue, d'improvviso, scompariranno, misteriosamente come sono comparse. La popolazione, dopo quella meravigliosa concessione venuta ""dal cielo"", tornerà a vivere di diffidenze e di indifferenze, raccogliendosi attorno alle solite e quotidiane meschinità. Le statue: bianche e meravigliose come sogni di opere d'arte non ancora create, immaginarie proiezioni di artisti e scrittori a cui non basta una tavola, un foglio di carta o l'attenzione di un amico e di un critico, ma che aspirano a complete e catartiche metamorfosi della realtà.
Delmore Schwartz - Nei sogni cominciano le responsabilità
Tit.or. In Dreams Begin Responsabilities
trad. Attilio Veraldi e Francesco Rognoni
267 pagg., 17,00 € – Neri Pozza (Bloom)
ISBN 9788854502888
L'autore
23 aprile 2013 | Di Boris Stoinich |
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