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"David Grossman racconta il dolore e la perdita di un figlio. ""Caduto fuori dal tempo"" a Collisioni 2013"


Sul palco della Piazza Blu di Barolo, per Collisioni 2013, il 7 luglio c’è un uomo agitato. La pelle chiara tradisce e lascia intravedere le guance arrossate.
Gli occhi lucidi li nota solo chi è tra le prime file, dove sono seduti, tra gli altri, Ian McEwan e Michael Chabon.
Per gli spettatori che sono più indietro, è la voce dell'uomo che lascia intuire l’emozione che prova a parlare del suo libro.
L’uomo è David Grossman, e il libro in questione è il suo ultimo romanzo: ""Caduto fuori dal tempo"".


Foto di Michele Polisena

Grossman inizia a spiegare il perché di questo libro in modo strano, in apparenza contraddittorio: ""Quando provi una sofferenza forte come la perdita di un figlio, rimani senza parole"", dice.
Ma poi racconta di come non gli bastasse più il silenzio, di come avesse bisogno delle parole per mettere ordine nel suo dolore.
Parla di movimento: “Questo libro è un tentativo di ribellione alla paralisi che ho avuto dopo la morte di mio figlio. Ho cercato di costruire dei personaggi che non fossero vittime delle situazioni”.
Racconta di sua moglie, che lo prende in giro perché ha l’abitudine di camminare quando scrive, creando così un ""sentiero"" sul tappeto del suo studio: ""Non si può rimanere se stessi dopo aver vissuto una tragedia come quella che ho vissuto io, l’unica soluzione che hai per salvarti è muoverti. La scrittura mi dà la sensazione di non essere mai fermo.""

Ma il silenzio rimane, anche in mezzo a tutte quelle parole: ""Non sono un poeta, ma sentivo di dover scrivere il libro in quel modo. La poesia è la forma più vicina al silenzio. È breve, rappresenta il risultato di una tensione tra l’impossibilità di trovare le parole adatte e la forza che ha guidato il polso e mi ha portato a scrivere.""
E il silenzio è anche quello che regna tra il pubblico dopo aver ascoltato un estratto del libro, perché lui le parole le ha trovate, così perfette, precise, che sembra non ne servano altre.

Ma Grossman è anche uno scrittore per bambini, e quando gli viene chiesto come nascono questi libri, così diversi dai suoi romanzi, risponde: ""Prima di completare un romanzo ho bisogno di scrivere qualcosa di ‘leggero’.
Mi piace scrivere per i più piccoli perché immagino quel momento di gioia che si crea con i genitori quando entrambi si avvicinano alle storie della buonanotte, avendo così la possibilità di essere qualcosa di diverso.
Scrivo anche per proteggerli dalle paure che la notte genera in loro.""

In conclusione, i ragazzi del Progetto Giovani di Collisioni gli domandano se il principio di sospensione dell’incredulità possa valere anche per uno scrittore, e lui, che sembra apprezzare particolarmente la domanda, risponde: ""L’unico modo di scrivere una storia che possa risultare credibile è crederci noi stessi per primi. Conoscere ogni singolo dettaglio come si conosce casa propria, e non necessariamente per inserirli tutti nella storia. Il momento in cui si inizia è sempre quello più difficile, perché sei l’unico al mondo a crederci, ma è andando sempre più a fondo di quello che vuoi raccontare che riuscirai a creare qualcosa che poi sarà vero per tutti.""


Articolo di Giulia Muscatelli

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