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Il Fiorentino, dalle Fiabe italiane di Italo Calvino
In teatro lo spettacolo di John Turturro tratto dalle Fiabe italiane di Calvino.
Nella selezione di testi anche Il Fiorentino, fiaba pisana originariamente riportata nel volume Novelline popolari italiane pubblicate e illustrate da Domenico Comparetti, Torino 1875.
Si mescolano nella storia la versione popolare di Ulisse e Polifemo e la morale “prudenziale” del non muoversi da casa.
Cammina, cammina... un fiorentino che era stato sempre nella sua città e non aveva mai visto nulla da raccontare agli altri, decise di partire per un viaggio avventuroso al solo scopo di ritornare e narrare le sue gesta.
Lungo la strada si accodano a lui, con il medesimo intento, un curato e un fattore. Giunti alla casa di un Gigante, i tre decidono di fermarsi per un po’, non sapendo tuttavia che il Gigante, così gentile e ospitale, ha in mente di ucciderli.
Prima il curato, poi il fattore, fanno una brutta fine.
Il nostro Fiorentino invece riesce a salvarsi con un trucco: versando olio bollente sulla faccia del Gigante (un tipo vanesio) con la scusa di guarirgli l’occhio strabico. Accecato, ma non del tutto vinto, il Gigante si vendica e urla dietro all’uomo che fugge: “Fiorentino, Fiorentino! Perché m’hai lasciato? Non mi finisci la cura? Quanto vuoi per finire di guarirmi? Vuoi quest’anello?” Ma era un anello fatato...
Tramutato in marmo quasi interamente, il nostro Fiorentino fa appena in tempo a tagliarsi il dito e scappare prima di essere raggiunto e ammazzato.
“Arrivò a Firenze con un palmo di lingua fuor dalla bocca, e gli era passata la voglia non solo di girare il mondo ma anche di raccontare dei suoi viaggi. E il dito disse che se l’era tagliato a falciare l’erba”.
Quest’ultima frase è stata aggiunta dallo stesso Calvino.
| 22 gennaio 2010 | Di Giulia Mozzato |
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