La dame à la licorne arazzo del Musée National du Moyen Âge di Cluny
Originariamente la storia si intitolava La fola dèl Rè di animal ed era in dialetto emiliano, raccolta a Bologna da Carolina Coronedi Berti e pubblicata nel 1874 nel suo Novelle popolari bolognesi.
Una versione delle storie che vedono protagonista una giovane donna che si ritrova a vivere in un castello alla mercè di un uomo. E una fiaba “del palazzo incantato”, con un'ambientazione magica.
Il benessere, la vita agiata e persino la libertà non bastano a Stellina, che - grazie a un uomo gentile, ricco e misterioso che l'ha convinta a seguirlo nel suo castello e che compare ogni mattina a salutarla per poi sparire per tutto il resto del tempo -, fugge dalle grinfie della matrigna.
Servita e riverita da invisibili mani, Stellina, grazie a un anello magico regalatole dalla zia fata, dà un volto all’essere misterioso, una fanciulla, che l’aiuta, la veste e le prepara il letto e i pasti, e con lei riesce a svelare il mistero del castello dove vivono moltissimi animali: il padrone di casa è il Re degli animali e l’ospitalità che offre nasconde la volontà di trasformare le persone in bestie per poi cibarsene.
Scoperto il punto debole del Re (la noce che tiene sotto il cuscino della poltrona), Stellina lo uccide – non prima di aver conosciuto casualmente il figlio del Re d’India ed essersene innamorata - e libera tutti gli animali che si rivelano essere Re e Regine, principi e principesse.
“E tutti ringraziarono Stellina e chi voleva regalarle un regno, chi sposarla. – Mi dispiace, - disse lei, - ho già il mio sposo che m’aspetta -. E uscirono tutti insieme dal palazzo che andò subito in fiamme. Quei signori andarono ognuno a casa loro e Stellina andò in India col figlio del Re e con tutto il tesoro e si sposarono e sempre furono felici”.
Calvino scrive in una nota: “Tra le tante fiabe del palazzo incantato, questa è diversa dalle altre, con una strana aria orientale (folta d’animali, arcana come un arazzo), e anche piuttosto incoerente, quasi una candida e stupefatta Alice in Wonderland dialettale”.
22 gennaio 2010 | Di Giulia Mozzato |
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