Originaria della provincia di Caltanissetta, e più esattamente di Vallelunga, questa fiaba è stata inizialmente raccolta da Giuseppe Pitrè e inserita nel suo Fiabe, novelle e racconti popolari siciliani (Palermo 1875).
Si tratta di una variante della più celebre Prezzemolina da Lo cunto de li cunti di Giambattista Basile.
Come diventare padroni di un orto di cavoli... raggirando una vecchia.
Due comari, diventate ladre per necessità, abitualmente si recavano nell’orto di una vecchia per rubarle i cavoli maturi. Non c’era guardia che tenesse: né il cane (zittito con un pezzo di pane), né il gatto (ammansito con un pezzo di polmone), né il gallo (tenuto a bada con un po’ di becchime), erano serviti a nulla e la vecchia aveva deciso di nascondersi nel campo e cogliere lei stessa le ladre sul fatto.
Riuscita a fuggire quella più veloce, era rimasta tra le sue mani la comare incinta che per liberarsi aveva dovuto prometterle la futura figlia all’età di 16 anni. Promessa terribile perché la vecchia intendeva mangiarsela. Ma aveva fatto i conti senza l’astuzia della giovane. Trascorsi gli anni, e mantenuto il patto, in attesa di fare di lei un piatto appetitoso, la vecchia si faceva aiutare a infornare il pane, senza immaginare che la ragazza avrebbe approfittato per spingerla nel forno e ucciderla. Dopodiché “corse subito a chiamare la madre e rimasero padrone dell’orto di cavoli”.
Perché, non me lo chiedete...
22 gennaio 2010 | Di Giulia Mozzato |
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