Il giorno stesso che il padre morì, c'era una gran confusione in casa, e a lui la confusione non piaceva. La madre lo chiamò in una stanza e chiuse la porta. Smise di piangere e gli disse: ""figlio mio, lo sai che da oggi devi essere il capofamiglia?""
Santino lo sapeva.
Un raccolta altalenante di racconti con un filo conduttore: la presenza di bambini o adolescenti accomunati dalla condizione di figli unici o di primogeniti o semplicemente di figli, come del resto già ci annuncia il titolo.
Questo piccolo volume - pubblicato per la prima volta nel 1996 da Feltrinelli nella collana ""I canguri"" - è stato il libro d'esordio di Piccolo, dopo un saggio, edito da minimum fax e intitolato Scrivere è un tic. I metodi degli scrittori (riproposto nel 2011).
In qualche modo questo suo essere l'ingresso nel mondo della letteratura si percepisce. C'è l'entusiasmo e la paura; in alcuni racconti si sente un'idea forte, in altri un po' di fatica. Il titolo sembra preso in prestito da Cavazzoni (forse non a caso il suo piccolo capolavoro Vite brevi di idioti venne pubblicato nel 1994 proprio dal medesimo editore) o da Calvino, o da quel Vite di uomini non illustri di Pontiggia citato anche nella Postfazione.
L'idea è bella, originale, e la forma del racconto sembra essere perfetta per la narrazione di Piccolo.
Non tutti i testi reggono l'impatto, il confronto con il primo, un piccolo capolavoro di semplicità che racconta l'essenza del rapporto tra fratelli, le gelosie, le rivalità involontarie, le ingiustizie, vere o presunte.
Difficile riassumere la profondità, l'intelligenza di un racconto che, analizzando la questione di chi tra due fratelli debba stare dal lato delle macchine lungo una strada senza marciapiede, apre uno squarcio psicoanalitico profondissimo in cui tutti veniamo risucchiati, uscendone molto divertiti e pacificati anche con i nostri peggiori istinti.
""Ecco, se questi racconti hanno un pregio - scrive Piccolo nella Postfazione che accompagna questa riedizione e che costituisce un altro racconto a sé -, è di accogliere quella che Gadda chiamava la 'primavoltità' senza mettervi un freno. Sono racconti di debutti nella vita, quindi non possono avere disincanto. Di questo posso essere certo: i racconti che si scrivono prima di essere uno scrittore che pubblica, non sono necessariamente la cosa migliore che si scrive - anzi, in qualche modo uno scrittore, se ha un compito, è quello di scrivere qualche libro migliore del primo libro, è per questo motivo che gli viene concessa una patente, che lo premiano, che smettono di premiarlo, che lo leggono, che lo recensiscono, che finisce per avere una bibliografia più o meno abbondante; ma sono di sicuro l'espressione più sincera e incantata del suo talento, della sua voce. Scriverà cose migliori, si spera, ma mai più così limpide e incontaminate.""
Ecco, semplicemente, il motivo per cui dovete leggere questo libro, se già non l'avete fatto.
I RACCONTI
Dal lato della strada
Il portiere del condominio
La maglia numero undici
Quando il dito indica la luna
Santino
Ombrelli
Le estati del rancore
Il lavoro che avrebbe voluto fare
Per terre assai lontane
Francesco Piccolo - Storie di primogeniti e figli unici
128 pag., 9,50 € - Edizioni Einaudi 2012 (SuperET)
ISBN 978-88-06-21036-6
L'autore
12 aprile 2012 | Di Giulia Mozzato |
C'è, in queste nove storie di infanzie, adolescenze e giovinezze, tutta l'abilità di Francesco Piccolo di soffermarsi su quei dettagli e sorprese della vita che afferrano però il senso della vita: una frase ricorrente della mamma; un saluto sempre uguale; le caramelle di un tempo che erano un colorante unico; la convinzione tutta meridionale che non piove mai e gli ombrelli non servono. Con ironia, intelligenza, stupore, e con la consapevolezza che sono spesso le piccole cose a dimostrarsi rivelatrici, Piccolo ci conduce per mano, attraverso episodi semplici, spunti presi da una pacata ma evocativa quotidianità, a scoprire sotto una superficie apparentemente insignificante una profondità inaspettata. Con una nuova postfazione dell'autore.
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