Francesco Vecchi: I figli del debito un libro-denuncia sul futuro italiano

Francesco Vecchi è il volto di Mattino cinque. Assieme a Federica Panicucci conduce una delle trasmissioni più seguite del palinsesto di Mediaset con grande simpatia e competenza. La sua carriera è iniziata come giornalista sportivo, passando per il Tgcom24 fino ad approdare alla conduzione del programma. Dal punto di vista letterario l’abbiamo conosciuto con il premiato Avrà l'odore delle cose nuove, vincitore della 7^edizione del Pegasus Literary Awards di Cattolica. Dal 17 settembre è tornato in libreria con un saggio, cambiando genere e ambito di interesse. I figli del debito. Come i nostri padri ci hanno rubato il futuro è, infatti, un saggio che va a scavare nelle maglie consunte dell’economia italiana. Una gestione scellerata della cosa pubblica ha danneggiato i trentenni di oggi consegnandogli un debito enorme che grava come una spada di Damocle sulle teste della “de-bit generation”. Ma Vecchi non si ferma alle cause del problema e va oltre, sporcandosi le mani, per capire le motivazioni della protesta di una generazione arrabbiata con la politica, privata della speranza nel futuro e permeata da frustrazioni. «Il debito pubblico è il nemico numero uno», spiega, «ognuno di noi nasce con tra le mani una cambiale che presto o tardi dovrà essere pagata. Questo libro è la storia di una grandissima fregatura, nata dal sogno di far correre i propri figli e finita per azzoppare i figli di tutti».


Ma Francesco Vecchi cosa legge?

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Quali sono i suoi libri preferiti?

Il mio primo amore è stato I viaggi di Taddeo. Ero bambino ed è vero che il primo amore non si scorda mai, nemmeno quello letterario. Poi c’è La coscienza di Zeno perché è un libro che mi sarebbe piaciuto scrivere. Infine, Pastorale Americana perché racconta in modo semplice tutti gli aspetti complessi della vita. È un libro indispensabile.

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Recentemente ha letto qualche libro interessante che vorrebbe consigliare?

La regola del lupo di Franco Vanni. È un noir stupendo, perfetto.

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Articolo di Alberto Clementi