I romanzi
Bonjour Tristesse
Le piace Brahms?
La guardia del cuore
Il tubino nero
L'intervista
Valeria Parrella: Davanti a Françoise Sagan
Françoise Quoirez nasce il 21 giugno 1935 a Cajarc, Sud-ovest della Francia, terza e ultima figlia di una famiglia piccolo-borghese che “ha salvato alcuni ebrei durante la guerra, ma che è rimasta imprigionata nella sua condizione sociale”. Sono gli anni trenta, anni che segnano un periodo di rinnovamento durante i quali qualsiasi eccesso ha spazio: dall’amore libertino alla sperimentazione di droghe di qualsiasi tipo, passando per la controcultura.
Si afferma il realismo poetico come corrente cinematografica, il cinema è ormai la settima arte. La “soggettiva stilistica”, ossia lo stato d’animo del personaggio, il suo sentire, svetta sulla soggettiva contenutistica, ossia ciò che vede. Inquadrature di periferie, di malviventi, di operai, di emarginati, di “eroi tragici”, di uomini sconfitti da una società ingiusta coinvolgono lo spettatore non più inerme davanti allo scorrere delle immagini. Abel Gance (La ruota, Napoleon), Julien Duvivier (Il bandito della Casbah), Marcel Carné (Il porto delle nebbie e Alba tragica), Jean Vigo,(Atalante) Jean Renoir (Toni, La grande illusione, La regola del gioco) sono alcuni degli esponenti di questa tendenza generale che dettò le basi per il cinema moderno.
In questo scenario si afferma anche un nuovo tipo di donna: le donne vogliono ""essere"", unicamente ""essere"", attraverso se stesse senza nascondersi dietro le ombre esistenziali degli uomini.
Lo stile garçonne, derivante dal titolo del romanzo di Victor Margueritte, La garçonne (1922) in cui la protagonista, Monique, icona della donna attiva e dinamica, portava i capelli molto corti, cravatte, camicie e giacche dal taglio maschile, risulta quindi come l’affermazione di una nuova libertà per la donna, simile a quella degli uomini. Una donna emancipata, con un proprio stipendio, che asseconda le proprie aspirazioni non seguendo necessariamente modelli tradizionali, che veste alla moda e guida auto veloci .
Françoise, trasferitasi a Lione e successivamente a Parigi, studia in collegi cattolici ma è presto cacciata: davanti alle monache impicca il busto di Molière, recita con sarcasmo il Prevert di Padre nostro che sei nei cieli/ Restaci.
Incontra Juliette Gréco, Marcel Aymé, Orson Welles, e la coppia Jean Paul Sartre - Simone de Beauvoir. Nemmeno maggiorenne scrive e pubblica, nel 1954 con le edizioni Julliard, il suo romanzo d’esordio Bonjour Tristesse: è subito un caso letterario. I primi contratti sono firmati dal padre che le impone di scegliere uno pseudonimo, per evitare fastidiose telefonate, essendoci un solo Quoirez sull’elenco telefonico. Françoise non ha dubbi, sceglie come nome d’arte, Sagan, principessa della Recherche di Marcel Proust.
Bounjour Tristesse, parole del poeta Éluard, fu un titolo perfetto per la storia narrata. Quella di un padre libertino e una figlia non ancora maggiorenne complici di un’intimità tacita, maliziosa e distruttiva in una villa borghese della Costa Azzurra.
Dal romanzo fu tratto nel 1957, l’omonimo film di Otto Preminger, regista americano,con David Niven e Milène Demongeot. Sagan, l’enfant terribile della letteratura francese, è alla moda. Sagan detta la moda.
Jeans indossati con disinvoltura per le strade di Saint-Tropez, vestiti eccentrici per la vie di Parigi, uno sguardo insolente che penetra l’obbiettivo, una velocità che corre dagli abissi del peccato alla vetta delle classifiche editoriali.
“La velocità – scrive la stessa Sagan – appiattisce i platani sui bordi delle strade, distorce le lettere luminose dei benzinai e spettina anche i dolori: si può essere pazzi d’amore e infelici – a duecento all’ora, si soffre meno”.
È del 1956 il secondo romanzo Un certain sourire - Un certo sorriso - divenuto un best seller con oltre mezzo milione di copie vendute ad appena un anno dalla pubblicazione.
E nel ’59, quando Sagan è ormai l’anticonformismo, la ribellione, l’icona di una nuova femminilità, viene pubblicato Le piace Brahms?, altro romanzo per il quale è ricordata e da cui fu tratto l'omonimo film di successo del regista Anatole Litwak con Yves Montand, Ingrid Bergman e Tony Perkins.
Si sposa due volte, la prima nel 1958 con l’editore Guy Schoeller, la seconda nel 1962 con Robert Westhoff che, oltre a una chiacchierata e scandalosa relazione, le darà un figlio, Denis.
I suoi matrimoni sono tuttavia più approssimativi rispetto ai suoi lunghi affetti: forse perché preferiva gli scapoli, come dichiarò ai giornalisti del tempo. Amicizie lunghe una vita l’accompagnano, come quella con Juliette Greco che le rimase accanto sino alla fine, quando ""i suoi occhi sembravano pozzanghere spente"", con Yves Saint-Laurent, un giovane uomo di quaranta anni che dirige un impero ""ed è lui che ha creato questo impero"" ( da Il tubino nero), con lo scrittore e giornalista Bernard Frank, con l'ex danzatore dell'Opéra Jacques Chazot e con Peggy Roche, stilista, amante e musa dell’eleganza.
Vittima di una vita spericolata: consumatrice dapprima di alcol: ""Non ho proprio niente contro le droghe: a me basta semplicemente l’alcol e il resto mi fa paura"" (da La guardia del cuore) e poi di cocaina, alterna periodi d’oro a periodi di processi e di difficoltà economica sino alla solitudine e all’indigenza estrema.
Come una candela che si consuma lentamente, si spegne nel 2004 a causa di una embolia polmonare in una clinica della bassa Normandia. La morte rimane l’unico scandalo di una scrittrice e giornalista prolifica, più di cinquanta opere pubblicate tra romanzi, novelle, sceneggiature, drammi teatrali, che scompare dimenticata dal suo pubblico. Un pubblico che la consacrò, la divorò e la rese manifesto dell’inquietudine giovanile nella società del benessere.
08 febbraio 2010 | Di Claudia Caramaschi |
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