""A questo punto l'insegnante si fa serio e pone il Grande Quesito: D'altra parte, che cos'è l'istruzione? Cosa si fa in questa scuola? Voi potreste rispondere che volete diplomarvi per andare all'università e prepararvi a una professione. Ma non è tutto qui, cari colleghi studenti. Io stesso ho dovuto chiedermi che cavolo ci faccio in quest'aula. E sono arrivato a formulare un'equazione: alla lavagna scrivo a sinistra una P maiuscola, a destra una L, poi disegno una freccia che va da sinistra a destra, da PAURA a LIBERTÀ.
Non credo che sia possibile raggiungere la libertà assoluta. Ma quello che sto tentando di fare io con voi è mettere la paura alle strette.""
«Frank McCourt racconta come si combatte il disastro scolastico – che non è, ahinoi, solo quello dell’America del presidente Ike Eisenhower – e come sul mutuo soccorso che c’è tra i due lati della cattedra si possa fondare il senso della vita. È un romanzo nudo, come di chi sa raccontare se stesso; ironico, come di chi vuole incriminare la realtà per poi assolverla; e commovente, come solo quel destino qualunque quando si riconosce in una missione». Valeria Parrella
Con queste parole la scrittrice Valeria Parrella ben riassume il senso di questo terzo libro di Frank McCourt. È la storia di un Teacher Man (questo il titolo originale dell'opera), zeppa di vivaci aneddoti. Non ci sono pretese saggistiche o didattiche. Il terzo libro di Frank McCourt, dopo Le ceneri di Angela e Che paese, l'America!, è l'autobiografia dello scrittore newyorchese per quel che concerne la sua professione di insegnante. Un insegnante chiamato a indottrinare futuri idraulici e commercianti su ortografia e grammatica. Scuole professionali prima di sbarcare nella Stuyvesant High School, una delle scuole pubbliche più prestigiose.
Frank McCourt si considera innanzitutto un miracolato, un sopravvissuto all'infanzia irlandese, che lo ha privato di autostima e ha bloccato il suo sviluppo emozionale. Si sente un miracolato ad avere superato le forche caudine di un'educazione repressiva per approdare all'insegnamento a New York. La scuola diventa per McCourt un'isola. Insegna per trent'anni nelle scuole superiori di New York. E solo nell'aula guadagna uno scambio umano.
Solo grazie ai suoi studenti. Fuori dalla scuola McCourt scrive di avere vissuto una vita invisibile. Questo almeno fino alla pubblicazione del suo primo libro Le ceneri di Angela che lo ha portato agli onori della cronaca mondiale. A sessantasei anni suonati. Ed è stato l'attività di insegnante, in quattro diverse scuole professioanali della grande mela a ritardare il suo approccio alla scrittura. Sono i professori universitari che si possono permettere svaghi e tempo libero, anni sabbatici. Sono invece i professori delle superiori che tornano a casa dopo cinque ore di lezione piene e rumorose. Cinque ore di scambi, paure, storie dove ogni ragazzo dei centosettanta ragazzi che ti sono stati assegnati rappresenta l'altra metà dello scambio, la fonte della paura, il protagonista della storia. E alla fine non sai chi da e chi riceve.
L'inchiesta di Wuz: la scuola è il futuro dell'Italia
Le prime pagine
Eccoli che arrivano. E io non sono pronto. Come potrei? Sono un insegnante nuovo e sto imparando il mestiere. II primo giorno della mia carriera rischiai di farmi licenziare per aver mangiato il panino di un alunno. Il secondo giorno rischiai di farmi licenziare per aver accennato alla possibilità di andare con una pecora. A parte ciò, non c'è stato niente di particolarmente rilevante nei miei trent'anni di insegnamento nelle scuole superiori di New York. Spesso mi è sorto il dubbio che non fosse quella la mia strada; alla fine mi sono chiesto come abbia fatto a resistere tanto. Marzo 1958. Sono seduto alla cattedra di un'aula vuota dell'Istituto Tecnico e Professionale McKee, distretto di Staten Island, città di New York. Giocherello con gli strumenti della mia nuova occupazione: cinque cartelline di carta di manila, una per ogni classe; un mucchietto di elastici rinsecchiti; un blocco di carta a righe del tempo di guerra fatta con chissà cosa, tutta macchiettata di marrone; un cancellino sdrucito; un prospetto dei banchi che terrò nelle pagine del registro rosso squinternato, per aiutarmi a ricordare i nomi degli oltre centosessanta ragazzi di cinque classi diverse che ogni giorno si metteranno seduti in quest'aula. Segnerò presenze, assenze e ritardi e appunterò una nota quando qualcuno di loro combinerà qualcosa che non deve. Mi è stato detto di tenere una penna rossa per le malefatte, ma la scuola non me l'ha fornita, perciò mi tocca compilare un modulo per richiederla o andarmela a comprare in un negozio, perché la penna rossa delle malefatte è l'arma più potente dell'insegnante. Dovrò andarmi a comprare tante cose. L'America di Eisenhower è un paese prospero, ma la prosperità non tocca le scuole e tanto meno gli insegnanti nuovi che hanno bisogno di materiale. In una circolare il vicepreside ricorda a tutti gli insegnanti che il Comune sta attraversando un momento di crisi e ci invita alla parsimonia. Stamattina devo prendere qualche decisione: tra un attimo suonerà la campanella, gli alunni sciameranno nell'aula e che cosa diranno se mi vedono dietro la cattedra? Ehi, guardate: il professore si nasconde. Gli alunni la sanno lunga. Se stai seduto in cattedra vuoi dire che hai paura o che sei pigro. Che usi la cattedra come una barriera. La cosa migliore è alzarsi in piedi e affrontarli da uomo. Assumersi la responsabilità delle proprie scelte. Fa' uno sbaglio il primo giorno e ti ci vorranno mesi per recuperare.
© 2008, Adelphi
Frank McCourt – Ehi, prof!
309 pag., 11,00 €- Edizioni Einaudi 2008 (Gli Adelphi)
ISBN 978-88-45-92320-3L'autore
03 novembre 2008 | Di Francesco Marchetti |
Negli anni Cinquanta, i cieli delle città americane (e anche gli schermi dei relativi cinema) pullulavano di oggetti volanti non identificati. L'oggetto che il primo giorno di scuola attraversa il cielo della classe, sotto gli occhi attoniti del professor Frank McCourt, è invece identificabilissimo: un panino che l'immancabile mamma italiana ha farcito, a beneficio del suo pupo, con peperoni, cipolla, formaggio fuso e mortadella. Se la prima inquadratura del libro risulta quantomeno inattesa, l'epilogo della sequenza, con il professore che raccoglie il panino e lo mangia lentamente davanti alla scolaresca annichilita, è destinato a restare. E a farci vivere il clima delle trentamila ore di lezione (cifra dell'autore) che McCourt terrà, nei tre decenni successivi, in varie scuole - tecniche e non - sparse tra Brooklyn, Manhattan e Staten Island.
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