Le recensioni di Wuz.it

L'appalto di Sergio Grea

""Ora, a una decina di giorni da quando sono atterrato a Tashkent, ho molti dubbi. E mi domando se invece i veri avversari miei e nostri non siano gli aspetti economici del progetto e le clausole contrattuali, ma un intero mondo che in parte ancora non ci vuole, e che diffida dell’Occidente. Un mondo che non ci capisce, e che noi non capiamo. Un mondo che è stato da sempre oggetto di conquista e che in qualche modo respinge tutto e tutti. Un mondo dove il progresso e una prima parvenza di benessere hanno finito col correre in avanti più di quanto abbia fatto la sua gente. Un mondo nel quale uno straniero non sa ancora entrare.""

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Al confine tra Kazakistan e Uzbekistan c’è il lago d’Aral, a volte chiamato impropriamente Mare d’Aral. O meglio, c’era il lago salato d’Aral, perché, se una volta copriva un’area di 68.000 km quadrati, nel 2007 la sua dimensione era ridotta del 90%: il lago d’Aral è stato vittima di uno dei più gravi disastri ambientali causati dall’uomo. L’acqua dei due fiumi immissari è stata prelevata per irrigare i campi di cotone facenti parte del piano di colture intensivo voluto dal regime sovietico nel dopoguerra, il livello del lago si è abbassato, la costa è arretrata anche di 150 km. lasciando scoperto un deserto di sabbia. Inoltre, l’uso di diserbanti e pesticidi ha inquinato il terreno e le tempeste di vento trasportano sabbia tossica che è causa di malattie respiratorie e renali.

L’analisi del disastro non è ancora finita: sull’isola di Vozrozdenie l’Unione Sovietica aveva installato una base militare dove si svolgevano esperimenti per armamenti chimico-batteriologici e, anche se la base è stata abbandonata nel 1992, le autorità hanno confermato la presenza di fusti di antrace e di altri agenti tossici. Esiste pure la quasi certezza che il materiale batteriologico interrato sul fondo del lago sia ancora attivo.

L’appalto di Sergio Grea è ambientato in Uzbekistan e la trama, serrata, coinvolgente e molto interessante, ha a che fare con la gara di appalto per la costruzione delle dighe che dovrebbero far risalire il livello delle acque del lago d’Aral, portando nuova vita ai villaggi che un tempo erano sulle sue coste e ora sono nel deserto.

Dave Stirling è un avvocato di diritto internazionale che ha perso tutto con l’attentato alle Torri Gemelle in cui sono morti il suo socio e gli altri impiegati dello studio. Dave si è salvato perché si trovava a Miami per lavoro. Quando il suo vecchio professore universitario gli telefona proponendogli un incarico per conto di Vladimir Kroshenko, un potente uomo d’affari russo, Dave accetta. I rischi sono tanti, Kroshenko è duro, inflessibile, arrogante e intrattabile, la sua società rivaleggia con una società del Liechtenstein rappresentata da una donna temibile, ma Dave accetta. Perché è un incarico stimolante, perché l’anticipo di soldi che Kroshenko gli offre è una cifra da capogiro- e Dave ha un bisogno disperato di soldi. È in arretrato con due rate del mutuo della casa, corre il rischio di perderla. D’altra parte, con una dirittura e un senso del dovere rari, Dave ha anticipato alle famiglie degli impiegati del suo studio il denaro che prima o poi l’assicurazione risarcirà. Già, ma, intanto, lui è sul lastrico. E così Dave Stirling arriva a Tashkent, dove si accorge subito della impossibilità di far ottenere al russo l’appalto- sembra quasi che, sotto sotto, Kroshenko non voglia vincere la gara, tali sono le strettoie che ha imposto a Dave. E poi iniziano i morti, appare un Movimento di Liberazione Islamico a complicare la faccenda, corrono voci che le dighe non verranno costruite perché si cerca il petrolio…


Sergio Grea alterna la narrativa in prima persona di Dave Stirling con quella in terza persona, il racconto e le impressioni soggettive con una versione oggettiva e distaccata degli eventi, sempre in uno stile asciutto e secco condito dall’ironia. È chiaro, però, che Grea è stato in Uzbekistan perché altrimenti non potrebbe essere così convincente nella descrizione della città di Tashkent, delle stupefacenti cupole blu di Samarcanda e del viaggio nel deserto verso nord, verso le rive del lago d’Aral, dove il gelo è pungente, non solo fuori ma anche dentro gli squallidi alberghi in stile sovietico. Perché la bellezza del romanzo e la soddisfazione che proviamo leggendolo sono dovute ad una serie di cose: l’interesse per la trama niente affatto banale con il suo risvolto politico, per il protagonista di cui apprezziamo non solo la competenza ma anche l’umanità, per l’ambientazione, infine, che ci affascina con i suoi contrasti.

È un vero piacere leggere un thriller italiano dal respiro così ampio, paragonabile ai ‘gialli’ del Nord che hanno conquistato la scena letteraria.

Grea Sergio - L'appalto
pagg. 489, 18,50 € - Edizioni Piemme 2012 (Piemme linea rossa)
ISBN 978-88-5661784-9



l'autore



27 luglio 2012 Di Marilia Piccone

L' appalto
L' appalto Di Sergio Grea;

Dave Stirling ha bisogno di ricominciare. Come per New York, la sua città, l'11 settembre è una ferita ancora aperta, perché quel giorno ha perso il suo studio ma soprattutto il suo socio e migliore amico. Avvocato di diritto internazionale ridotto sul lastrico dall'assicurazione che non si decide a risarcirlo, non ha davvero più nulla da rischiare. Per questo, quando Vladimir Kroshenko, uno dei più potenti uomini d'affari della nuova Russia, richiede la sua consulenza per una trattativa delicata e complessa, non può che accettare. Il magnate vuole assicurarsi la costruzione di alcune dighe sulla parte uzbeka del lago Aral; un progetto parte della grande operazione di recupero ecologico in un'area compromessa da decenni di politica economica spregiudicata. Il concorrente da battere è una società francese che si serve di una giovane negoziatrice con fama di essere infallibile, Edith Beauvart. Ma non è quella donna dal fascino algido l'ostacolo più arduo. In Uzbekistan, dove il gelo mozza il respiro, quel paesaggio arido e ostile sembra presagio di un affare ben più complicato, in cui entrano in gioco attori imprevisti e pericolosi. E Stirling inizia a sospettare che dietro le motivazioni ambientaliste si nascondano interessi decisamente meno nobili. Perché quel territorio, per ragioni diverse, fa gola a molti. E nessuno è disposto a stare a guardare.

La posta della redazione

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