Sol Yurick
“Non mi è facile rammentare quando ebbi per la prima volta l’idea di I Guerrieri della notte. La memoria, anche nei casi in cui si può far ricorso a documenti, è ingannevole. Quando si prova a ricostruirne i frammenti, le sequenze temporali risultano imprecise; gli effetti si confondono con le cause, eventi succedutisi secondo una determinata cronologia ci sembra abbiano avuto luogo contemporaneamente. E che dire del fragile supporto biochimico ed elettrico grazie al quale vengono immagazzinati i ricordi?”
Quando le cose sanno di leggenda, forse è anche più facile parlarne bene anche perché, passati più di trent’anni dalla sua uscita, I Guerrieri Della Notte rimane uno di quei film che al solo pronunciarli, ti appare in faccia un sorriso compiaciuto.
Almeno a chi ha passato i trent’anni e ha vissuto l’epoca dei film “ancora intramontabili”.
Un film che ha segnato almeno tre generazioni e che, soprattutto, ha portato nel vecchio continente la storia pericolosa, temuta, sconvolgente, addirittura aliena, delle bande americane e della vera violenza metropolitana. Qualcosa che aveva, prima, solo un’eco lontana e tante leggende sotterranee.
I Guerrieri Della Notte: un mito che svelava una mitologia. E la rivelava, ahimè, in tutta la sua verità. Ma i grandi classici, si sa, non nascono mai per caso. Hanno radici solide ed un grande lavoro alle spalle. Lo sa bene la nostra epoca recente che di classici non ne ha più, così fagocitata nell’isterico tentativo di produrre sempre qualcosa di nuovo, popolare, “straordinario”. Prodotto magari in tutta fretta, in qualche laboratorio di marketing “culturale”. O apparentemente tale.
I Guerrieri Della Notte come classico del cinema nato da un sottovalutato e quasi “underground” romanzo classico. Chi lo avrebbe mai immaginato?
Stupirà (spero di no) ma Sol Yurick nel primo lavoro di stesura, fondò tutta la struttura narrativa intorno alle basi delle Anabasi di Senofonte e di Moby Dick di Melville (la figura di Ishmael, ad esempio, grande capo di tutte le gang, che nel film prende il nome di Cyrus/nda) e proprio da lì iniziò un percorso di scrittura e riscrittura dall’esterno verso l’interno, una spedizione verso la città (e quindi verso il fulcro, il nucleo, il tutto) fatto sia dalle gang (prima del loro ritorno in patria) sia della scrittura stessa.
Insomma, il modello concettuale delle Anabasi applicato al terrore urbano.
Niente male per un “romanzetto” come fu definito all’epoca.
Sol Yurick ha poche idee ma chiarissime. Non gira troppo intorno all’argomento. Anche perché è l’argomento stesso a non aver bisogno di orpelli. Costruisce una grande metafora: la gang come famiglia.
I Dominatori (protagonisti del libro e, nel film, consacrati come The Warriors, I Guerrieri) hanno una struttura gerarchica che nasce dal concetto di famiglia e trasferisce, nel contempo, sia l’immagine di organizzazione paramilitare sia quella di banda organizzata di strada come unica possibilità di avere una famiglia reale. E intorno ad essa, alla ritualità, al rispetto, alle scale di valore, si sviluppa tutta la trama narrativa.
Il romanzo di Sol Yurick, va detto, è a tratti molto più diretto e violento della pellicola di Walter Hill. Hollywood (era il 1979 e la violenza urbana non era ancora un motivo rituale per la cultura pop) pose delle evidenti resistenze e delle censure quasi spontanee alle scene più penetranti e disturbanti. Di Kubrick ce n’era già uno. E per quel periodo bastava. The Warriors doveva essere qualcosa di più accessibile. Di destinato alle masse. E quindi “spurgato” degli eccessi del romanzo dal quale attingeva la storia. E così nel libro, che alterna momenti di contestualizzazione a momenti di pura azione, si parla di stupri e di omicidi (tra l’altro ben descritti secondo un rituale quasi antropologico). E tutto questo nel 1965.
Impressiona anche la fedeltà e la durezza di linguaggio che Yurick trasferisce con molta pertinenza ai personaggi del libro.
Lo stesso autore, come ha dichiarato di recente alla stampa, ha speso più di un anno a spiare e intercettare il gergo delle gang e farlo suo, per rendere credibile e profondamente destabilizzante la figura esplosiva del giovane che aderisce alla cultura delle bande e della legge di strada. Ma secondo una precisa organizzazione. Così I Guerrieri Della Notte, pur non essendo un capolavoro letterario in senso stretto è un libro che, pubblicato oggi e letto alla luce di tutte le nostre esperienze, siano esse sociali, culturali e umane, ha un valore molto forte.
Se noi, abituati purtroppo al degrado delle strade, rimaniamo ancora toccati da certi dipinti che rimbalzano con prepotenza dai capitoli del libro, e questo a 40 anni dalla sua stesura, non possiamo che riconoscere a Yurick il merito di aver scritto un’opera urgente, drammatica e lucidamente spietata che ancora regge il peso del tempo.
Un paragone con il film?
Una considerazione. Il film prende dal libro, parecchio ma non troppo e soprattutto modifica molto spesso nomi, tempi, luoghi e azioni. Ma la fedeltà tra le due versioni osserva quasi un patto silenzioso. Un sodalizio celato. Un pericoloso ammiccamento tra gang.
Traduzione di Giuseppe Costigliola
Postfazione di Sol Yurick
Sulle pagine di Wuz.it
la recensione del film
la colonna sonora
Le prime pagine
4 luglio, ore 23.10
Sei guerrieri erano accovacciati all'ombra di una tomba. Ansimavano per la lunga corsa. La luna brillava alta, spandendo il suo lucore su lapidi e sepolcri, mentre ombre si stagliavano fonde e cupe. Volti paffuti di cherubini alati dall'espressione benevola sorridevano dai cornicioni del sepolcro. In lontananza, da sud verso nordovest si allungava un denso banco di nubi rischiarate dalla luna, simile a una catena montuosa. Il cimitero sorgeva su una collina. Davanti ai loro occhi si profilava una distesa di lapidi recintata da un'inferriata acuminata; più oltre l'autostrada, un corso d'acqua baluginante, un esteso manto erboso, e a meno di un chilometro una schiera di palazzi, percorsa nel mezzo dalla ferrovia sopraelevata festosamente scossa dallo sferragliare di vagoni illuminati.
Restarono in ascolto. S'udiva solo il rombo del treno echeggiare per la valle, e i loro ansiti mescolati allo stormire delle fronde.
«Ci siamo tutti?» bisbigliò uno dei guerrieri.
Gli altri lo zittirono: «Shh, shh.»
Si mossero furtivi scambiandosi occhiate diffidenti, eccetto Hinton, che si era trovato un nascondiglio nell'ombra nera dell'ingresso della tomba. Sedeva con i piedi sollevati contro un montante, la schiena curva appoggiata all'altro.
«Adesso che si fa?»
Indugiarono, guardandosi intorno, mentre recuperavano le energie dopo la lunga corsa. Vigili, a ogni rumore sospetto cercavano di indovinarne l'origine. C'erano altri guerrieri lì intorno? La polizia? Pensavano a come attraversare la valle fino al treno.
«Tutti?»
«Zitto, zitto.» Poteva aggirarsi un custode.
Hinton si raggomitolò ancor più nell'ombra. Un bel rifugio, non c'era che dire. Si stava assopendo, protetto dai compagni che facevano da scudo verso l'esterno. Era esausto. La corsa lo aveva sfinito. Erano due giorni che dormiva a malapena, per via della tensione. Se solo avesse potuto riposare un po'. Perché non si fermavano lì? Era tranquillo. Soffiava una piacevole brezza e l'erba emanava un profumo delizioso.
Da dietro i palazzi una scia di fuoco salì lentamente nel ciclo, esplose e assunse la forma di una rilucente bandiera americana. Il sorrìso dei cherubini di pietra parve incattivirsi in quella luce abbagliante. Nel chiarore improvviso quel luogo tetro apparve in tutta la sua spettrale atmosfera. Sorpresi dalla luce cambiarono posizione, ritraendosi, urtandosi, schiacciandosi contro il sepolcro, in cerca di ombre più fitte. La bandiera si librò per qualche istante, fu avvolta dal vento e trascinata pigramente verso sud, fino a dissolversi in una scintillante pioggia tricolore. Alla luce dell'ultimo bagliore si accorsero che mancava Papa Arnold. Qualcuno mandò un gemito. Cominciarono a contarsi.
«Io.»
«Tonto.»
«Bimbo.»
© Fanucci
Sol Yurick - I guerrieri della notte
Postfazione dell'autore
224 pag., 14,00 € - Edizioni Fanucci 2007 (Collezione Vintage)
ISBN 978-88-347-1343-3
L'autore
Sol Yurick è nato nel 1925 da una famiglia di operai di origini ebraiche.
Ha studiato all'Università di New York dopo la guerra, laureandosi in Letteratura, per poi lavorare col Dipartimento del Welfare fino agli anni Sessanta, quando decise di dedicarsi unicamente alla carriera di scrittore.
Il suo primo romanzo, I guerrieri della notte, nel 1975 ha ispirato l'omonimo film, ormai divenuto un classico, di Walter Hill.
Tra le sue opere vanno anche ricordati Fertig, The Bag, Someone Just Like You, Behold Metatron, The Recording Angel.
12 novembre 2007 | Di Mario Ruggeri |
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