Il Lied è l’essenza della musica tedesca” ebbe a scrivere giustamente Claudio Magris, accennando all’intimità nostalgica e accogliente che pervade molte di queste composizioni romantiche e postromantiche. Ma il pubblico italiano non apprezza ancora a sufficienza i Lieder dei compositori tedeschi. Schubert a parte, infatti, questo genere musicale nel Belpaese è ancora assai poco frequentato. Gustav Mahler Richard Wagner
Ma cosa si intende esattamente per Lied?
Il termine – corrispondente a canto e derivato da liet, che nel medio-alto tedesco significa strofa – si riferisce a quella musica per voce solista, accompagnata in genere dal pianoforte (ma anche da altri strumenti, oppure dall’intera orchestra) e che si basa su un testo poetico, essendo volta ad illustrarlo.
Il Lied nasce verso la fine del settecento (ne scrissero di splendidi Haydn e pure Mozart). Il suo periodo d’oro è un po’ tutto il secolo XIX, da Beethoven a Wolf, ma composizioni liederistiche eccellenti sono state scritte anche nel secolo appena trascorso, da Mahler, Richard Strauss, Schönberg, Berg e Webern.
E giusto di recente la Aeon ha proposto ai melomani un CD che contiene una delle raccolte liederistiche più interessanti di Gustav Mahler, ossia i cinque cosiddetti Rückert-Lieder, realizzati all’inizio del ’900 e che rappresentano, assieme ai coevi Kindertotenlieder, forse le composizioni più romantiche del Nostro anche se, come ha sostenuto Ugo Duse, il Lied di Mahler affonda pur sempre le proprie radici nella canzone popolare (Volkslied).
Nei Rückert-Lieder inoltre la voce umana non assume carattere di rilievo primario, ma il suo ruolo è piuttosto quello di accompagnare / valorizzare la parte strumentale, come accade altresì nei Wesendonck-Lieder di Wagner, che non a caso sono stati inseriti in questo CD.
Caratterizzati da una valenza eminentemente contrappuntistica e timbrica, i Rückert-Lieder presentano un’impostazione alquanto cameristica; impianto fatto proprio dalla trascrizione (e non mero arrangiamento) per quartetto da parte del pianista e compositore Christian Favre, che ha appunto optato per tale ridotta formazione, preferendola alla compagine orchestrale sinfonica; col risultato di una tessitura sonora meno voluminosa (e sfarzosa) ma più intimistica ed intensa, pur senza compromettere l’orditura polifonica.
Il Quartetto Schumann, composto da solisti di chiara fama, ci offre a tale proposito una lettura mahleriana d’estrema tersità ed equilibrio. Affianca il complesso strumentale − formato da violino, viola, violoncello e piano − l’eccellente vocalità del soprano inglese Felicity Lott: ormai nota a livello mondiale per la sua professionalità, nonché per un repertorio straordinariamente vasto, che va da Händel a Stravinsky, passando per Mozart e Richard Strass.
La Lott, di concerto con il Quartetto Schumann, sia per quanto riguarda i Lieder di Mahler che quelli di Wagner ha optato per un’espressività assai misurata, in cui la voce mai appare soverchiante ma, s’accennava prima, consente un registro interpretativo cameristico, il cui il tratto romantico della partitura risulta davvero ben temperato.
Peraltro anche i Wesendonck-Lieder wagneriani, alla pari di quelli intorno alle poesie di Rückert, sono chiara espressione di un modello compositivo all’insegna dell’intimità e della melodicità. Nel primo ciclo oserei dire semplicemente splendida, fra tutte, l’interpretazione del Lied mahleriano Ich bin der Welt abhanden gekommen (Sono perduto ormai al mondo), la cui atmosfera notturna e soffusamente melanconica è resa dagli strumentisti e dal registro vocale umano con un nitore interpretativo di rara perizia.
Altrettanto felicemente eseguito il Lied wagneriano Im Treibhaus (Nella serra), definito dallo stesso compositore uno studio per il Tristano e Isotta da cui, coi due pezzi più famosi di quest’opera il CD si chiude, regalandoci un modernissimo e stilizzato Preludio ed una Morte di Isotta resa con un’intensità esemplare.
22 aprile 2008 | Di Francesco Roat |
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