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L'incolore Tazaki Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio di Murakami Haruki

Al mondo ci vuole anche qualcuno che costruisca il vuoto.

Comprereste un'utilitaria che arranca in salita per partecipare a un rally automobilistico? Ragionevolmente no.
E perché allora dovreste acquistare un libro modesto, sbuffante e senza energia per un viaggio letterario, quando in libreria c'è un romanzo come questo che supera quasi tutti i concorrenti?
Non tentennate, non indugiate se in un romanzo cercate la solidità di una scrittura perfetta (anche grazie alla traduzione di Antonietta Pastore) accompagnata alla fluidità di una storia intimista e misteriosa che avvolge e il lettore in una nube e ne offusca la logica portandolo là dove l'autore vuole.

Murakami, è stato scritto, è uno dei più accessibili autori giapponesi per un pubblico di lettori occidentali. È forse questo ad averlo trasformato in un romanziere di culto? Sicuramente la sua scrittura è comprensibile, forse anche nei suoi recessi più nascosti (o almeno ci illudiamo che così sia) persino per chi ha conosciuto il Giappone e la sua cultura solo marginalmente, quasi per sentito dire.
La nazione che Murakami ci racconta in queste pagine è quella del dopo-tragedia dell'11 marzo 2011 (mai citata) più cupa, pessimista, ripiegata su se stessa.

L'incolore Tazaki Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio si può definire un romanzo di formazione, soprattutto ""di crescita"", quella interiore del protagonista, Tazaki Tsukuru - ""uomo che sembrava privo di una personalità dalle caratteristiche spiccate"" -, costellata di piccoli elementi, quasi insignificanti che comunque ne andranno a tracciare il futuro - ""Lui stesso, quando si guardava allo specchio, si trovava irrimediabilmente noioso"".
Non avere un colore insito nel proprio nome - quando questo è un elemento comune ai suoi quattro migliori amici - può pregiudicare l'esistenza?
Tazaki Tsukuru ha ""una sola passione, se così la si può definire: le stazioni ferroviarie"". Su questa passione imposta lo studio, la professione e il luogo in cui vivere. Nulla accade di drammatico, ma contemporaneamente al suo trasferimento da Nagoya, la sua città d'origine, a Tōkyō, Tsukuru viene improvvisamente rifiutato da quegli amici con cui aveva trascorso ogni giornata  e diviso ogni momento. Una sola telefonata dagli altri: non deve più cercarli. Da quel giorno, senza nessuna spiegazione, non li vedrà mai più.
Sarà una nuova amica, Sara, a guidare Tsukuru verso una risposta anche se come sempre Murakami non offre un finale definitivo alla sua storia, non regala una soluzione consolatoria.

Tazaki Tsukuru aveva una sola passione, se così la si può definire: le stazioni ferroviarie. Non sapeva perché ma da quando aveva memoria ne era sempre stato affascinato.
Tsukuru guarda la sua sofferenza come fosse quella di un altro, cerca di staccarsi dalla sua fisicità, viene posseduto ""dalla strana sensazione che il suo corpo stia subendo una totale metamorfosi"", sino al punto di sentirsi un'altra persona totalmente, di cambiare fisionomia inasprendo il carattere. In un passaggio centrale del romanzo, Murakami riprende l'amato tema della crisalide da cui nasce un nuovo essere, diverso da quello precedente. Più che una farfalla un cervo volante, uno scarabeo rinoceronte, corazzato, indurito, reso più cinico e insensibile.
""Il ragazzo che una volta si chiamava Tazaki Tsukuru era morto [...] Quello che adesso era lì e respirava, era un nuovo Tazaki Tsukuru, un Tazaki Tsukuru il cui nucleo era stato, in gran parte almeno, sostituito. Ma era una verità che conosceva soltanto lui. Né aveva intenzione di condividerla con nessuno"".

L'incolore Tazaki Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio è il romanzo di una vita segnata da un'incomprensione; di un'infanzia, un'adolescenza e una maturità rigide, strutturate come solo la società giapponese riesce a fare; di un'incomunicabilità legata all'educazione che impedisce l'espressione libera e assoluta dei propri sentimenti e induce alla solitudine.

È un libro di sensazioni che non si può descrivere se non attraverso sensazioni. Un romanzo del quotidiano che fa del quotidiano romanzo. Ed è opinione comune che unicamente i grandi scrittori abbiano la capacità di svelare lo straordinario nel banale.

Recensione di Giulia Mozzato

Il nome era stato l'inizio di tutto.Murakami Haruki - L'incolore Tazaki Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio
Titolo originale: Shikisai o motanai Tazaki Tsukuru to, kare no junrei no toshi
Traduzione di Antonietta Pastore
260 pag., 20,00 € - Edizioni Einaudi 2014 (Supercoralli)
ISBN 978-88-06-21977-2


L' incolore Tazaki Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio

A Nagoya abitano cinque ragazzi, tre maschi e due femmine, che tra i sedici e i vent'anni vivono la più perfetta e pura delle amicizie. Almeno fino al secondo anno di università, quando uno di loro, Tazaki Tsukuru, riceve una telefonata dagli altri: non deve più cercarli. Da quel giorno, senza nessuna spiegazione, non li vedrà mai più: non ci saranno mai più ore e ore passate a parlare di tutto e a confidarsi ogni cosa, mai più pomeriggi ad ascoltare la splendida Shiro suonare Liszt, mai più Tsukuru avrà qualcuno di cui potersi fidare. Il dolore è cosi lacerante che nel cuore del ragazzo si spalanca un abisso che solo il desiderio di morire è in grado di colmare. Dopo sei mesi trascorsi praticamente senza mangiare né uscire di casa, nelle tenebre di un'infelicità senza desideri, Tzukuru torna faticosamente alla vita ma scopre di essere cambiato. Non solo nel fisico - più magro, dai lineamenti più duri e taglienti - ma anche, soprattutto, nell'animo. Ancora oggi, quando ormai ha trentasei anni, continua a vivere con l'ombra di quel rifiuto che lo accompagna sempre, come una musica che resta sospesa nell'aria anche quando non c'è più nessuno a suonarla. L'incontro con Sara, che intuisce l'inquietudine nascosta dietro l'apparente ordinarietà di Tsukuru, sarà l'occasione per rispondere a quelle domande che per sedici anni l'hanno ossessionato ma che non ha mai avuto il coraggio di affrontare.

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