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Intervista a Tonino Carotone




Antonio de la Cuesta, alias Tonino Carotone è uno strano personaggio. Italiano, spagnolo, gitano o forse niente di tutto questo, uno spirito libero che non rinnega niente di ciò che ha fatto, grande amico di Manu Chao, la sua musica trascina il pubblico tra sonorità latine, tradizioni napoletane, swing e rock. E quando si racconta non manca di affermare che, al di là della cultura musicale accademica, "quello che ascolti da bambino ti resta dentro per sempre".



La passione per Renato Carosone, l’imitazione dello stile di Fred Buscaglione, l’ammirazione che hai per Mina e Albano. La tua musica  nasce dalla serie di contraddizioni, o sei riuscito a far coincidere gli opposti?


Forse, l’unica contraddizione è che, quando avevo venti anni e con il mio gruppo suonavamo musica rock e punk, ascoltavo anche altri tipi di musica, come quella italiana degli anni sessanta e settanta. Ma non la definirei una vera e propria incoerenza. Non ho mai imitato Buscaglione ma ho solo cantato le sue canzoni, poi, dopo averlo scoperto per la prima volta, mi è piaciuto il suo stile e ho voluto copiarlo, soprattutto quando ho inciso “Me cago en el amor”. Non sono una persona attenta alle classifiche, sono un nostalgico, scopro nuovi modi di fare musica più guardando indietro che non avanti.

La tua musica è stata definita “combat folk” in riferimento al testo e alla storia di Insumision. Che cosa significa secondo te? Ti ritrovi in questa definizione?

È la prima volta che sento questo termine. Io ho sempre suonato un genere di musica folk e popolare utilizzando nei testi parole combattive, osservo la realtà e rendo manifeste tutte le esperienze che ho vissuto. Combattivo o no, canto solo quello che sento e vedo.

Proprio a causa del testo di Insumision hai dovuto scontare un anno di carcere. Come hai vissuto quest’esperienza ? Riscriveresti un testo del genere?


Quello che è stato scritto non può essere cancellato, Insumicion lo sento ancora mio, ma questo vale per tutte le mie canzoni. Non posso pentirmene, anzi mi pentirei di più di quello che non ho fatto. A causa di Insumicion ho passato un anno in galera ed ho scritto Carcerero, un testo di cui non posso pentirmi. Sono orgoglioso di queste due canzoni, perché l’esperienza in carcere la considero una fortuna essendovi entrato a testa alta ed uscito a testa ancora più alta!

Quali sono le tue influenze musicali spagnole?

Tutto quello che ascoltavo in Tv e alla radio. La mia famiglia era umile e visto che a casa non possedevamo neanche un giradischi, non avevo una cultura musicale specifica. Mi affascinava la musica anni settanta e ottanta, quella che passavano in tv e alla radio, le canzoni di Domenico Modugno e Raffaella Carrà sex symbol spagnolo della mia infanzia. E poi il rock and roll e la musica punk. Da bambini non si dimenticano certi ritmi e certe canzoni.

Il tuo mito è Renato Carosone, da cui ha preso anche un po’ il nome. Parlaci del tuo rapporto con lui.

Carosone non è proprio il mio mito. Il mio mito è Che Guevara. Ma Carosone è un po’ il Che Guevara della musica italiana perché ha fatto la rivoluzione con il ritmo, con lo swing, rock and roll e la tradizione napoletana. Questa formula è stata una soluzione quasi terroristica, rivoluzionaria perché prima dell’esplosione della cultura musicale americana in Italia, Carosone ha saputo coniugare tradizione napoletana e ritmi americani. Nel 2000, bevendo spumante a casa di Celentano, ho avuto l’occasione di cantare con il maestro Carosone. È stata un’esperienza bellissima, che non avrei mai immaginato di fare.


Come vivi le tue esibizioni e il pubblico dei concerti?

La mia vita è fatta così: non si sa mai dove si va, ma quando arrivi cerchi di comunicare con tutti. Anche se sono un po’ incapronato, perché ho un carattere difficile, devo fare la siesta prima e poi, riposato, vado a fare il concerto per stare con la gente. È importante che le persone stiano bene, perché solo quando sono contente, anche io sto bene e canto bene. Quando poi riesci a guardare negli occhi il pubblico, e questo dipende anche dall’illuminazione del palco, io sono felice.

La vita intensa di Tonino Carotone

30 luglio 2007 Di F. Colletti, M. Lacchè, F. Fortuni, M. Verdini

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