Le interviste di Wuz.it

Piera degli Esposti legge Achille Campanile. Intervista

Un audiolibro divertentissimo, quello che Emons ci propone con ""Gli asparagi e l'immortalità dell'anima"".

Un'antologia di frizzanti, intelligenti racconti partoriti dalla penna di un grande umorista, Achille Campanile, nell'interpretazione che ne dà Piera degli Esposti. ""Gli asparagi e l'immortalità dell'anima"", ""La cuoca di Molière e quella di Kant"", ""Le seppie coi piselli"" e altre delizie prendono vita alle nostre orecchie in modo inaspettato, rinfrescanti e toniche, pronte per essere assaporate e gustate in qualunque situazione.

Abbiamo chiesto a Piera Degli Esposti qualcosa sul suo rapporto con i racconti di Campanile, e ne è venuta fuori una chiacchierata informale e rilassata, illuminata dagli istrionici guizzi di un'attrice straordinaria. 

L'INTERVISTA
Wuz: Parliamo un po’ di questa bella iniziativa: leggere Achille Campanile in una casa romana…

Piera Degli Esposti: Sì, questa è bella! Io sapevo di questi appuntamenti settimanali con attori e scrittori, nella bella e ampia villa di Raffaella Battaglini. Sapevo che desideravano tanto che io andassi a fare qualcosa, ma purtroppo molti appuntamenti sono stati spostati.
Finalmente ce l’abbiamo fatta, ed è stato un passaggio per me molto importante.
Era un po’ che non facevo teatro, perché ne avvertivo la maggior fatica rispetto al cinema e alla televisione. Invece quella sera è stata uno sprone per riprendere col teatro; credo sia stata decisiva e quindi sono molto grata a Campanile (se solo si potesse ringraziarlo). 

Wuz: Campanile forse è l’autore giusto per rompere un ghiaccio come quello di cui ci ha appena raccontato… ogni volta che viene riproposto piace, nonostante il suo umorismo sia lontano anni luce da quello volgare cui ci abitua oggi la televisione.

Degli Esposti: Sì, diciamo che io ho scelto un Campanile diverso, che ho portato in giro per cinque anni con la regia di Antonio Calenda, ma che ho visto e coltivo sin dalla prima sera che sono stata al Maurizio Costanzo Show, che me l’aveva chiesto. E io dicevo a Costanzo “… ma io non sono un’attrice comica, chissà se sono capace, chissà se faccio ridere…” e si è scoperto che - sì - faccio ridere, e  moltissimo: al punto che quella è stata la prima serata in cui al Teatro Parioli sono venuti anche la moglie di Campanile, Pinuccia, e il figlio, Gaetano, e sono rimasti entusiasti.

Non ho scelto il Campanile delle freddure, che pure va benissimo, ma quello di “Agosto moglie mia non ti conosco” e, appunto, di “”Gli asparagi e l’immortalità dell’anima”. Io mi sono messa al servizio del suo testo, e questo si è accordato con un certo nervosismo proprio della prosa di Campanile.

Wuz: “Gli asparagi” comprende altre di quelle che Anna Bandettini ha descritto come “fughe surreali” e un grande scrittore come Gadda chiamava invece “Accoppiamenti giudiziosi”… fra i racconti che ha letto, qual è quello che l’ha colpita di più?

Degli Esposti: Io sono molto appassionata de “La cuoca di Molière”. Li ho divisi secondo una linea culinaria… E poi mi piace quel racconto su quei due che si annoiano e sperano reciprocamente nel distacco dell’altro… insomma, c’è un lunghissimo, noioisissimo bacio!
L’incendio a palazzo Folena è un altro dei miei preferiti. In quella redazione che lui si inventa, quel giorno in cui scoppia l’incendio, non c’è un cronista e il direttore è costretto a dare l’incarico a un cronista mondano. Questi comincia a domandare “Ma dov’è l’invito”, e l’altro risponde “… quale invito?” e via di questo passo.
Il giorno dopo, sui giornali, il cronista comincia a raccontare “Il conte indossava ciabattine di un certo tipo…”

Wuz: A proposito di Emons, e dello splendido lavoro che sta facendo per far conoscere l’audiolibro e le sue potenzialità… secondo lei a cosa è imputabile la resistenza dei lettori (e degli ascoltatori) italiani a questo modo di ascoltare storie?

Degli Esposti: Questo fa parte di una paura della cultura – diciamo così – per cui si preferisce ascoltare le canzonette, i discorsi alternati alla pubblicità… mi riferisco ai viaggi in macchina. Ci sono persone che se fanno lunghi viaggi sono più portate ad avere un romanzo come compagno, ma – appunto – deve trattarsi di lunghi viaggi e di persone con una certa predisposizione.
Mi è stato raccontato proprio poco fa da Felice Cavallaro, un giornalista, che durante un lungo viaggio verso la Puglia aveva ascoltato la mia lettura de “La lunga vita di Marianna Ucrìa” di Dacia Maraini. Tempo fa feci “Va dove ti porta il cuore”. A Susanna Tamaro piacque, ma mi spiegò come in Italia non ci fosse l’abitudine all’audiolibro, mentre all’estero era già – parliamo di vent’anni fa – un’abitudine consolidata.

Wuz: Come saprà, Wuz.it si occupa di libri, e noi usiamo chiedere a tutti i nostri ospiti qualche consiglio di lettura. Per questo le chiedo se fra i libri che ha letto di recente ce n’è qualcuno che l’ha colpita particolarmente.

Degli Esposti: Beh, intanto… non solo perché è mia amica, ma insomma io penso che l’ultimo libro di Dacia Maraini, “Chiara di Assisi”, sia un libro da leggere. Per la storia che vi è raccontata, certo, ma anche per il modo in cui la figura di Santa Chiara d’Assisi viene ribaltata, rovesciata la figura di Chiara, e come avviene nei libri della Maraini c’è anche una tensione, proprio nel senso della suspence…

Achille Campanile negli anni '50Wuz: E classici che tiene sul comodino e che periodicamente torna a leggere?

Degli Esposti: Questo è Woodehouse, che assieme al suo inappuntabile maggiordomo Jeeves è sempre sul mio comodino. C’è bisogno di uomini come lui, colto, sapiente, grandissimo umorista. Ci aiutano ad alleggerire le cose che ci sembrano drammatiche, e a stemperare i momenti che ci sembrano noiosi.
È poi inutile che mi metta qui a dire “il mio maestro è stato Svevo”, o cose del genere. Piuttosto, se lei me lo concede, vorrei segnalare un libro che mi riguarda da vicino e che si chiama “Bravo lo stesso”, scritto da un caro amico, Manuel Giliberti, che ha raccolto voci dei critici sul mio lavoro fin da quando ho cominciato.
È bellissimo leggere Angelo Maria Ripellino, Cesare Garboli, Franco Quadri, Giorgio Prosperi…
I libro si chiama “Bravo lo stesso” perché quando venne Giorgio De Chirico, accompagnato da Corrado Augias in questo scalcinatissimo scantinato, io facevo un marinaio, con un berretto in testa, tratto dal testo di Gunther Grass “Dieci minuti a Buffalo”. De Chirico venne da me e mi disse “Bravo! Sei stato molto bravo!”. Io mi tolsi il berretto e gli dissi “… ma maestro! Guardi che io sono una femmina!”, e lui: “Bravo lo stesso”.
Per una come me, giovane attrice che era stata rifiutata all’Accademia e dappertutto… e poi arriva un grande artista che mi dice “accetta la tua diversità”. Questo, le dirò, mi diede tanta forza.
Il libro secondo me è bello anche perché la critica, oggi, ha sempre meno spazio, e leggere queste grandi voci ci ricorda che esistevano anche grandi spazi.

Chi è Achille Campanile


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