""Ricordo gli anni della guerra in cui non siamo mai usciti da Parigi. Alle volte quando la notte era tranquilla salivamo sul tetto dell’atelier dei Grands-Augustins. Il coprifuoco restituiva la città all’oscurità e al silenzio delle sue origini. Mai come allora il nostro osservatorio ci era sembrato sospeso sull’abisso. Picasso fantasticava su viaggi da fare. L’America non lo incuriosiva - non aveva la mentalità di un globetrotter, lui. Per lui l’avventura si svolgeva tra le pareti del suo atelier. Ma la Spagna gli mancava atrocemente."" Pablo Picasso, La femme qui pleure (Dora Maar), 1937
A diciannove anni Pablo Ruìz Picasso gettò via il cognome del padre e tenne solo quello della madre, firmandosi, con orgoglio già consapevole del suo futuro, “Yo, Picasso”. Il titolo Io, Dora Maar del romanzo di Nicole Avril prende in prestito questa affermazione prepotente di personalità per raccontarci la storia d’amore tra Pablo Picasso, anziano e famoso, e Dora Maar, giovane, fotografa, aspirante pittrice. È un racconto fatto in prima persona, doppiamente soggettivo, dunque, in quanto la scrittrice ‘immagina’ di essere Dora Maar. La quale, non da meno di Picasso, si era scelta il nome e il cognome con cui si firmava - era Theodora Markovitch in realtà. Picasso avrebbe giocato con questo nome, aggiungendo una vocale che gli permetteva di amarla chiamandola ‘Adora’, unendo entrambi i loro cognomi in un fantastico Picamaar.
Si inizia con l’incontro, il colpo di fulmine. È il 1936. Lui la invita a seguirlo, senza girarsi indietro. Intende letteralmente, in quel momento, e non. Lasciando famiglia e amicizie alle spalle. Senza curarsi né della madre che non può approvare che la figlia si metta insieme ad un uomo tanto più anziano di lei, sposato con una donna che non gli concederà mai il divorzio, padre di una bambina avuta da un’altra donna giovane con cui mantiene una relazione, né della società ‘bene’ che grida allo scandalo. Ma nessuna legge governa i grandi amori, l’età anagrafica non ha mai impedito a nessuno di impegnare il cuore e la mente con chi potrebbe essere un padre o addirittura un nonno per una ragazza. E viceversa. Nel caso di un personaggio come Picasso, poi, il fascino della personalità era soverchiante.
L’amore tra Dora Maar e Picasso sarebbe durato una ventina d’anni, avrebbe ispirato molte tele di lui - il viso di Dora Maar, trasformato, scomposto, rivisto dagli occhi del pittore, sarebbe diventato la donna che piange con chiodi al posto delle lacrime, avrebbe prestato il volto del dolore e della disperazione alla figura femminile in Guernica, il quadro dipinto con furore rabbioso dopo il bombardamento della cittadina spagnola. Dora e Pablo avrebbero affrontato insieme i pericoli della guerra nella Francia occupata dai nazisti, avrebbero vissuto in case separate ma contigue, gli amici di lui sarebbero stati quelli di lei. Poi, senza un perchè, tranne forse la volubilità dei grandi, o la necessità di rinnovare l’amore per ritrovare la giovinezza, Picasso aveva trovato un’altra amante. Nicole Avril sa trovare il ritmo giusto, concitato, quasi un po’ folle per far raccontare a Dora la disperazione per l’abbandono, la crisi, il ricovero nella casa di cura per disturbi mentali. Da cui uscirà senza aver dimenticato Pablo - come potrebbe? Per raccontarci di regali e ripicche, di incontri a distanza di anni, della fine di lui. Ma non della fine dell’amore.
Io, Dora Maar non è soltanto la storia di una passione. Non è soltanto uno sbirciare dietro le quinte per curiosare nella vita privata di un grande pittore. Perchè nei ricordi di Dora Maar seguiamo anche l’evolversi della pittura di Picasso, ne apprezziamo le tecniche, rileggiamo le critiche di cui lui non si curava affatto. Affiorano, in questi ricordi, rimostranze velate al grand’uomo, pur filtrate attraverso la lente dell’amore. E poi ritroviamo, nella storia di Pablo e Dora, l’ambiente di anni fervidi di attività artistiche e culturali - leggiamo di Paul Eluard, Apollinaire, Bataille, Sartre e Simone de Beauvoir, di pittori tradizionali e della difficoltà per Dora di suscitare attenzione come pittrice uscendo dall’ombra del maestro.
Picasso è morto nel 1973. Nessuno ormai oserebbe parlare di arte degenerata, riferendosi ai suoi quadri. Pablo Picasso è diventato uno di quegli astri del firmamento della pittura che illuminano un secolo, perchè lo rappresentano meglio di ogni altro. Il libro di Nicole Avril ci aiuta a capirne il lato umano, lo fa discendere dal piedistallo per mostrare l’uomo innamorato e capace di suscitare grandi passioni oltre che il pittore che ha interpretato le grida di dolore della Spagna e poi dell’Europa straziate dalla guerra. E insieme ci mostra che cosa voglia dire, l’esaltazione e la sofferenza dell’ essere la donna che ama un uomo fuori dal comune.
Nicole Avril - Io, Dora Maar
Titolo originale: Moi, Dora Maar
Traduzione di Marco Cavalli
pagg. 197, 16,90 € - Edizioni Angelo Colla 2011
ISBN 978-88-8952761-0
L'autrice
26 luglio 2011 | Di Marilia Piccone |
Chi ama l'arte e, insieme, pretende di amare l'artista, lo fa a proprio rischio e pericolo. Lo sa bene Dora Maar, ex fotografa di talento, modella e amante del grande Palilo Picasso nel decennio più turbolento ed euforico della sua carriera, quello culminato nella realizzazione di Guemica. Dora, che accompagnò e documentò il farsi di quel capolavoro pittorico, ricostruisce con voce febbrile e nitida gli alti e i bassi di un sodalizio sentimentale e artistico che sarebbe passato attraverso gli estremismi congiunti della guerra, della pittura e dell'amore. Regolando la sua prosa sugli umori alterni del personaggio di Dora, Nicole Avril ricostruisce con maestria una stagione della vita artistica di Picasso guardandola con gli occhi della donna che collaborò a renderla speciale, e nello stesso tempo scrive un romanzo nel quale le ragioni del cuore e quelle, dispotiche, della pittura, ingaggiano un combattimento che ha le cadenze disperate e perfette di un balletto russo.
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