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Intervista a Julian Lennon


Julian racconta il difficile rapporto avuto con il padre


Leggi l'intervista a Sean Lennon
Se non fosse figlio di...l'inchiesta di wuz

Julian Lennon è il primo figlio di John Lennon, avuto con la sua prima moglie Cynthia Powell
, dalla quale divorziò quando Julian aveva solo quattro anni. Julian è a sua volta musicista e sembra aver ereditato un certo talento dal padre, nonostante la distanza tra i due. All’uscita del suo album Photograph Smile, viene intervistato dalla presentatrice canadese Dini Petty durante il suo show televisivo. Il musicista non si limita a illustrare il disco, ma parla di sé come figlio d’arte, della morte del padre e delle difficoltà inflittegli da Yoko Ono.


Con te si può parlare di potere della genetica. Credo che tuo padre sarebbe molto fiero di te.

Certo, credo si tratti di potere della genetica, però richiede una certa dedizione e una buona dose di duro lavoro. Scrivere canzoni è una forma d’arte, un lavoro in un certo senso artigianale e richiede grandi sforzi e molto tempo per lavorarci e rendere il pezzo convincente.

Ho sentito che dopo la morte di tuo padre hai dovuto comprare da Yoko Ono le cartoline che avevi scritto a tuo padre.


È vero, e non è solo questo. Tutti i suoi oggetti personali sono rimasti a Yoko, ma la cosa più assurda è che ho dovuto pagare con i soldi che mi ha lasciato lui per riavere le sue cose ad un asta. Questo è assolutamente folle. Sono stato trattato a pesci in faccia, ma ora sento che le cose stanno cambiando e mi sto prendendo una rivincita, non mi sento più dalla parte dei perdenti.
Se penso a John Lennon e Yoko Ono penso a due anime gemelle che si sono incontrate. Sembrava avessero un bellissimo rapporto, anche se lei deve aver avuto un carattere complicato, dai molti strati…

Credo che lei manipolasse, a molti livelli. Credo che fin dall’inizio lei sapesse ciò che voleva e faceva, anche sul fatto che si è messa in mezzo tra me e lui. Fingeva di essere innocente, ma aveva già tutto in mente.

E con Sean che rapporto hai?

Con Sean vado molto d’accordo, quando riesco a vederlo. Anche lui è molto preso dalla sua carriera, ma ogni tanto ci incontriamo. L’ho accudito quando era piccolo, è sangue del mio sangue.

Il filmato con l'intervista in lingua originale



A dispetto di ciò che i media hanno sostenuto per anni riguardo al presunto arricchimento da parte sua e di sua madre, Julian smentisce con vigore e apre un sipario su una scena sconosciuta ai più: quella di un padre incapace di stargli vicino, se non in pochissime occasioni, che si rivela più volte ingiustamente ostile ed egoista. Lo stesso Paul McCartney è sempre stato sensibile alla triste vicenda di Julian e gli dedicò una canzone intitolata Hey Jude. Tutto questo in un’altra intervista del 1999.

Mio padre si separò da mia madre quando avevo tre o quattro anni, perciò se ne andò in un' altra direzione e non lo vedevo spesso. Forse l’ho visto 4 o al massimo 8 volte prima della sua morte. Quando è morto avevo 17 anni. È stato difficile, specialmente quando ha avuto Sean e tutte le attenzioni erano rivolte a lui. Quando si separarono, tutto ciò che mia madre chiese furono vestiti, cibo e abbastanza soldi per farmi studiare. Perciò, sono cresciuto, non da povero, ma nemmeno ricco. È stato sgradevole sia per me che per mia madre, perché milioni di persone, da allora, hanno creduto che noi avessimo ricevuto tantissimi soldi da lui. Io, invece, mi sono sempre guadagnato da vivere da solo: ho fatto il cameriere e tante altre cose e poi finalmente sono riuscito a lavorare con la musica. Quindi, tutto quello che io e mia madre abbiamo avuto viene dal nostro duro lavoro.

È difficile, perché io apprezzo molto tutto ciò che lui ha fatto e anche tutti gli altri Beatles. Penso davvero che fossero fenomenali. Tuttavia, come padre, non ho molto rispetto per lui. Nemmeno come persona, in un certo senso. Lo perdono, perché dev’essere stato un periodo difficile per lui, specialmente per il grande successo che stava avendo, anche solo il fatto di viaggiare sempre e incontrare tantissime persone creative. Lo capisco, ma dal punto di vista di un figlio che si guarda indietro chiedendosi dove fosse suo padre e sapendo che c’era, ma non si faceva sentire, per me è molto difficile. Per questo c’è amarezza da parte mia, ma c’è anche voglia di perdonare. È molto difficile quando qualcuno si avvicina e mi dice “amiamo tuo padre tantissimo!”. In quel momento penso “tu non conosci l’altra metà della storia…” mi sale una rabbia, ma devo mantenere la calma perché loro in realtà non sanno niente. Mi dico che va tutto bene, che ne verrò fuori come ho sempre fatto e sempre farò perché mi troverò sempre in queste situazioni. Comunque mi dà ancora fastidio. Ho avuto un patrigno italiano, il quale è stato molto più una figura paterna per me.


Quanto anni avevi quando si è messo con tua mamma?

Cinque o sei. Io andavo alla scuola privata e dall’altra parte della strada c’era una scuola pubblica. Dopo la scuola dovevo correre a casa, perché i ragazzini della pubblica pensavano fossi un bambino ricco. Ho provato a piegare nelle interviste ai giornali e altri media che non era così, ma nessuno mi credeva.


Hai mai parlato di questo a tuo padre?

In realtà quando era troppo tardi, perché, in primo luogo, cercavo di conoscerlo, di avvicinarmi a lui. Era molto difficile, c’era molta distanza tra noi. Avrei voluto correre da lui, abbracciarlo e dirgli che gli volevo bene, ma lui non sapeva gestire una cosa del genere. Posso anche capire il suo punto di vista: si era separato dal suo bambino che viveva in Inghilterra, mentre lui viveva in America con la sua nuova famiglia. Poi io volevo andarlo a trovare e lui non mi conosceva nemmeno…questo doveva essere strano. Io comunque, allo stesso tempo, avevo paura di correre da lui e abbracciarlo perché ci sono state situazioni in cui è stato piuttosto aggressivo verbalmente nei miei confronti. Se commettevo degli errori, non si limitava a sgridarmi.

Ti picchiava?

No, mi aggrediva solo verbalmente. Mi spaventava e questi episodio hanno avuto delle ripercussioni sulla mia vita.

Quanti anni avevi quando succedevano queste cose?

Dagli undici ai diciassette. Io sorridevo tanto e mi piaceva ridere, ma sono stato pesantemente rimproverato da lui per questa mia propensione a godermi la vita. E per molti anni, fino a pochi anni fa avevo smesso di ridere e sorridere perché inconsciamente pensavo che se avessi provato a divertirmi e ridere, sarei stato ammonito duramente.

Perché, secondo te, ti trattava così?

Credo che, in un certo senso, gli desse fastidio vedere che mi divertivo, però, sinceramente, non so bene il vero motivo. Era molto strano. Io credo che una delle difficoltà che papà aveva quando c’ero era che, premesso che non si è mai pronti per avere un figlio, lui non era pronto per niente.

Ti ha avuto quando era giovane?


Sì, aveva poco più di vent’anni. In più si aggiungono altri fattori come la fama, il successo ecc. Capisco le sue difficoltà e proprio per questo, nonostante ci sia stata l’opportunità per me di avere bambini, nella mia mente, nel cuore e nell’anima, sento che ci sarà un momento giusto e che ora ho troppe cose da fare per i prossimi due anni. Una volta raggiunti gli obiettivi che mi sono prefissato, potrò seriamente pensare di avere una famiglia e prendermene cura davvero, al meglio. Così come in passato sono andato avanti senza di lui, continuo a farlo ora. Ovviamente ci sono momenti in cui lo penso molto e magari gli parlo mentre sono sdraiato a letto e guardo il soffitto. Forse mi vede, comunque, sì, mi mancava prima e mi manca adesso fa parte della vita e lo devo accettare e andare avanti. Questa è la cosa più importante.

Traduzione di Anna Zizola


Il filmato con l'intervista in lingua originale




15 aprile 2009 Di Anna Zizola

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