Le recensioni di Wuz.it

La vita con mio padre Lev Tolstoj di Aleksandra L. Tolstaja


Aleksandra L’vovna Tolstaja (1884-1979) fu la dodicesima dei tredici figli del grande scrittore russo, ma crebbe privata dell’affetto materno ed ebbe un’infanzia difficile, poiché la moglie di Tolstoj non aveva minimamente desiderato la piccola nascesse e di Aleksandra, bambina e adolescente, si curò sempre molto poco.
Così la ragazza si affezionò al padre, fino a dedicarsi completamente a questi, divenendone prima appassionata lettrice/ammiratrice, poi segretaria e quindi copista.


La sua fu una fedeltà assoluta e senza riserve, che la fece divenire la più intima testimone della contraddittoria grandezza del celeberrimo genitore, di cui fu compagna (in senso spirituale) assai più della nevrotica Sof’ja Andreevna, la quale anzi − a detta della nostra biografa − non fece che tormentare per anni l’anziano consorte con continue e reiterate lamentele o pretese in merito ai diritti d’autore delle sue opere, che Tolstoj intendeva donare al popolo.

Aleksandra finì inoltre per accompagnare/accudire il padre durante la sua ultima partenza precipitosa da casa: vera e propria evasione dal carcere coniugale, messa in atto per liberarsi una volta per tutte di quella moglie molesta.
Ma la drammatica fuga non condurrà molto lontano il vecchio scrittore malato; essa venne infatti bruscamente interrotta nella stazione ferroviaria russa di Astapovo, presso la quale Tolstoj − fatto scendere dal treno dove viaggiava causa l’aggravarsi del suo stato di salute − fu costretto a trascorre gli ultimi giorni della propria esistenza, ospitato nella casa del capostazione locale, dove l’autore di Guerra e pace morì il 20 novembre 1910.


Fedele agli ideali paterni e a lui rimasta indissolubilmente legata anche dopo la sua scomparsa, Aleksandra dirige a lungo varie scuole tolstoiane – ispirate al filantropo che fu, ben oltre che rinomato romanziere, un eccentrico ma schietto educatore popolare −, ma nel 1929 è costretta ad abbandonare la madrepatria in seguito alle gravi accuse mossele dal regime sovietico relative a tanto improbabili quanto fantasmatiche attività controrivoluzionarie e/o anticomuniste.
La donna, lasciata controvoglia la Russia, si rifugerà quindi negli Stati Uniti, dove non solo creerà la Tolstoj Foundation, impegnata nel sostegno ai rifugiati, ma si impegnerà in tutta una lunga serie di conferenze e convegni presso scuole di vario grado o università, onde promuovere i diritti umani, prodigandosi instancabilmente per la libertà di espressione.


Alexandra Lvovna Tolstaya e il padre Lev Tolstoj


Aleksandra L’vovna Tolstaja è nota altresì per aver pubblicato lo scritto, a metà fra il biografico e l’autobiografico, La vita con mio padre (recentemente tradotto in italiano da Castelvecchi), in cui il lettore può scorgere − sia pur tratteggiato in modo discontinuo e per cenni, spesso solo allusivi − l’intenso e variegato ritratto di un Tolstoj davvero inedito.
Emerge insomma da questo testo un personaggio complesso, a volte contraddittorio, senz’altro di non facile classificazione. Una figura aristocratica estremamente creativa, tipica del genio poliedrico, ma anticonformista sino alla rischiosa denuncia contro l’autocrazia zarista.
Un uomo passionale ed estroverso, tuttavia a tratti scontroso e schivo fino all’asocialità. Un utopista, certo, comunque sempre armato di sano realismo. Infine un genitore amorevole e sensibile, però al contempo possessivo, pretenzioso sin troppo nei confronti della prole; forse incapace di accettare sino in fondo che i propri figlioli fossero e soprattutto divenisse altro dal modello ideale da lui vagheggiato.

Recensione di Francesco Roat


Aleksandra L. Tolstaja - La vita con mio padre
Traduzione di S. Longo
377 pag., 22,00 € - Edizioni Castelvecchi 2014 (Ritratti)
ISBN 9788868260750


La vita con mio padre
La vita con mio padre Di Alexandra L. Tolstaja;

Aleksandra Tolstaja, dodicesima figlia dello scrittore, nacque non voluta, in un momento di grande tensione coniugale. Alla mancanza di affetto che segnò la sua infanzia e la sua giovinezza rispose con una ferma, quasi ostinata, fedeltà alla persona e ai valori paterni. In questo libro - scritto dopo il trasferimento negli Stati Uniti, dove si dedicò al sostegno dei rifugiati politici -Aleksandra rievoca la sua tormentata storia familiare e soprattutto l'intenso rapporto con il padre, del quale diverrà segretaria e copista. Una fedeltà senza riserve ha reso Aleksandra la più intima testimone della contraddittoria grandezza di Tolstoj, fino ad accompagnarlo nella sua ultima fuga, interrotta dalla morte dello scrittore nella stazione ferroviaria di Astapovo. Il racconto procede con spietata esattezza per frammenti di vita quotidiana, dialoghi vividi e a tratti dolorosi, riflessioni illuminanti sullo sfondo di una nazione che sta per essere sconvolta da cambiamenti epocali. Lo sguardo di Aleksandra offre così al lettore un angolo irripetibile per osservare e comprendere la figura di Lev Tolstoj: genio, filantropo, educatore, padre sensibile ma possessivo.

La posta della redazione

La posta della redazione

Hai domande, dubbi, proposte? Vuoi uno spiegone?
Scrivi alla redazione!

Chiudi

Per poter aggiungere un prodotto al carrello devi essere loggato con un profilo Feltrinelli.

Chiudi

Per poter aggiungere un prodotto alla lista dei desideri devi essere loggato con un profilo Feltrinelli.

Chiudi

Il Prodotto è stato aggiunto al carrello correttamente

Chiudi

Il Prodotto è stato aggiunto alla WishList correttamente