“Il fiore che stai cercando è sicuramente il cardo comune, che simboleggia la misantropia. Misantropia significa odio o sfiducia nei confronti dell’umanità.”
“Umanità vuol dire tutte le persone?”
“Sì.”
Ci pensai per un attimo. Misantropia. Nessuno aveva mai descritto i miei sentimenti con un’unica parola. La ripetei nella mente per essere sicura di non dimenticarla.
Un libro che trabocca di fiori. E di figure femminili, con l’unica eccezione del fioraio Grant che, con dolcezza e pazienza, sa conquistarsi la fiducia e l’amore di Victoria.
Victoria Jones: per fortuna che a questa trovatella il cognome Jones (comune come potrebbe essere Rossi in Italia) è stato attribuito insieme al nome di una regina indomita, perché, se è vero che nel nome è già contenuto il destino di ognuno, Victoria Jones non è di certo una scialba ragazza qualunque.
La storia di Victoria ci viene raccontata da lei stessa in capitoli che alternano passato e presente, finché le vicende di Victoria bambina raggiungono quelle di Victoria ormai diciottenne, a poco a poco si sono colmate le lacune, si sono compresi i suoi silenzi, e il racconto può continuare fino alla conclusione (felice, o almeno fermamente decisa ad uno sforzo verso la felicità).
E intanto abbiamo appreso qualcos’altro: il linguaggio dei fiori.
Victoria, Meredith, Elizabeth, Renata. Cardo selvatico - Misantropia
I fiori spinosi di questa pianta hanno aspetto aspro e bizzarro; essa pare arruffarsi e fuggire il contatto dell'umanità, come il misantropo, ch'è generalmente un filosofo pungente, scettico e selvatico.
Il nuovo linguaggio de' fiori pel gentil sesso - Milano, fratelli Ferrario 1864
Victoria era stata una bambina difficile, ma non era stata neppure fortunata con le famiglie che Meredith, l’assistente sociale, aveva scelto per lei. Qualcuno di più mite si sarebbe adattato, non lei, la ribelle Victoria che cresce convinta che, come la mamma che l’ha abbandonata, nessuno la amerà mai. Meglio non affezionarsi a nessuno, per non avere da soffrire poi.
Elizabeth è l’ultima possibilità che Meredith le dà come madre adottiva - il periodo di prova è un anno: resisterà Victoria? Sembra che Victoria faccia apposta (fa apposta) per attirare i rimproveri di Elizabeth. Non ha messo in conto che anche Elizabeth ha sofferto da bambina, che si immedesima in lei, che addirittura riconosce in lei le sue stesse reazioni di un tempo.
Victoria resta poco più di un anno con Elizabeth.
Quando la conosciamo, all’inizio del romanzo, è maggiorenne e deve lasciare la casa comune, quella che accoglie le ragazze che sono state le bambine che nessuno ha voluto. Renata (ma non arriva subito a mo’ di angelo salvatore) le offrirà un lavoro, l’unico che Victoria sappia fare, come fioraia.
Quasi nessuno oggi conosce il linguaggio dei fiori.
‘Ecco del rosmarino, questo è per la rimembranza; vi prego, amore, ricordate; ed ecco delle viole, queste per i pensieri.’, dice Ofelia in “Amleto”, incapace di trovare parole migliori per il dolore dell’abbandono.
Quello dei fiori è un linguaggio antico, codificato in un’epoca ritrosa in cui né i sentimenti né il corpo venivano rivelati apertamente.
Quando Elizabeth doveva comunicare con la sorella, senza che la madre capisse, ricorreva al linguaggio dei fiori: erano messaggi cifrati, collages di disegni e di fiori secchi, per dire senza farsi intendere da occhi indiscreti. Quando Grant incontra Victoria, al mercato dei fiori, le offre un giglio - il fiore delle regine. Lei gli risponderà con un ramo di rododendro - stai attento.
Sarà una schermaglia amorosa a lanci di fiori.
Sarà una passione in comune, che cela il lato nascosto della personalità, ad unirli. Quando Victoria realizza le composizioni floreali per il negozio di Renata, si acquisterà una clientela creando mazzi che vogliono trasmettere un messaggio, che credono di poter influenzare i sentimenti, colorare un’atmosfera.
Il linguaggio segreto dei fiori è l’affascinante sottotrama del romanzo di Vanessa Diffenbaugh - anzi, a tratti abbiamo l’impressione che sia questa la non-trama principale che aveva bisogno delle vicende di Victoria come fossero una graticcio per rampicanti. E, quando ne abbiamo appreso i rudimenti, non è un fiore che ci resta in mente per dare un significato a quello che abbiamo letto, ma il muschio, “emblema dell’amore materno perché riscalda il cuore quando l’inverno delle avversità ci coglie di sorpresa.”
Vanessa Diffenbaugh - Il linguaggio segreto dei fiori
Titolo originale: The Language of Flowers
Traduzione di Alba Mantovani
342 pag., 18,60 € - Edizioni Garzanti 2011
ISBN 978-88-11-68661-3
L'autrice
11 maggio 2011 | Di Marilia Piccone |
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