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Il mito della marchesa Casati rivive! Intervista con Luca Scarlini

Una donna leggendaria, che ha saputo anticipare i tempi come poche altre, lasciando il segno di una personalità fortissima in tutti gli ambiti coi quali è entrata in contatto. 
Quella di Luisa Casati è una figura difficilmente inquadrabile.
Nata ricchissima, erede di una famiglia di industriali fra le più abbienti d'Italia, la giovane Luisa fece ben presto comprendere al padre che non si sarebbe accontentata del ruolo che le era stato riservato. 
Così, da Milano a Parigi, la Casati sparse attorno a sé una scia di anticonformismo autentico e di autentica originalità, la cui eco ancora risuona fra tutti coloro che sono curiosi dei modi in cui ci si può avvalere della propria immagine per lasciare un'impronta nel mondo che si abita.
Un libro uscito per Skira rievoca i fasti di quella vita sui generis, dai giorni di massimo splendore fino a quelli - ugualmente affascinanti - del declino.
L'autore è Luca Scarlini, che svolge la sua indagine con passione e competenza. 
Noi abbiamo pensato di fare quattro chiacchiere con Scarlini, e domandargli da dove nasce la fascinazione per questo personaggio larger than life che fu la Casati.  


Vai alla scheda de ""Memorie di un'opera d'arte. La marchesa Casati"" Luca Scarlini

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L'intervista 



Wuz: La Marchesa Casati ha rappresentato un unicum, nel panorama culturale e mondano dell’Italia di inizio ‘900, ma il suo sarebbe un personaggio quasi completamente dimenticato, oggi, se non fosse per rievocazioni come quella che lei offre nel suo libro “Memorie di un’opera d’arte”. Come mai, a suo avviso?


Scarlini: Diciamo che almeno un settore – quello della moda – la Casati l’ha sempre ricordata.
In qualche modo la Casati ha investito parte dei suoi strepitosi patrimoni e, sempre in qualche modo, la moda l’ha ripagata, visto che ci sono designer fondamentali di tutto il mondo che fanno collezioni che portano il suo nome…
L’Italia, forse, l’ha dimenticata perché l’Italia non ama gli eccentrici; ma in Francia - in tutte le memorie della belle époque - è sempre stata ben presente, e ancora più è stata presente in Inghilterra, dove ha finito la propria vita povera in canna.
Lì è stata fra gli antesignani del glam rock, visto che i famosi capelli rosso fiamma di Ziggy Stardust sono probabilmente ispirati ai suoi.
Il designer che ha creato il look di David Bowie in quella fase artistica, Freddie Burretti, ha probabilmente attinto alle immagini della Casati che si trovavano in giro in Inghilterra… quindi possiamo dire che siamo di fronte a un problema italiano.
Anche le donne più importanti del risorgimento, ad esempio, in Italia sono sempre rappresentate come delle pazze un po’ pericolose, e nel caso della marchesa la questione è ancor più difficile perché lei si è sempre occupata solamente d’arte...

Wuz: Nel ritratto, emerge anche la storia di un momento storico ricchissimo di contraddizioni: gli inizi del ventesimo secolo contenevano in nuce gli splendori – ma anche gli abissi - che si sarebbero mostrati in tutta la loro ampiezza di lì a poco. Cos’ha significato, per lei, tuffare le mani in una simile, incandescente materia d’indagine?

Scarlini: Beh, senz’altro è l’occasione di vedere questi nostri nonni che sono sempre più moderni di quanto non si creda, in qualche modo… anche perché è giustissima l’idea che il mondo in quell’epoca abbia stabilito molte delle sue contraddizioni, tra ricchi e poveri, tra moderni e antichi e così via: ma è anche vero che in un mondo molto più fondato sull’osservanza delle regole dell’etichetta, in realtà c’erano personaggi in grado di staccarsi decisamente da questi vincoli e affermare il proprio modello.
Ci sarebbe da fare una ricerca su quanto Milano – città amatissima dalla Casati – abbia formato delle donne estremamente moderne tra fine '800 e inizi '900. Donne di formazione, estrazione e ceto molto diversi e che pare in questa città abbiano potuto superare le pastoie cui erano apparentemente condannate.

Wuz: Nel proposito della marchesa di diventare “un’opera d’arte vivente” si prefigurano un’attitudine e una sensibilità che prenderanno piede, in ambito artistico, solo dopo molti decenni. In questo senso la Marchesa è stata senz’altro un’anticipatrice eccezionale. Ravvisa nell’epoca contemporanea qualche degna erede di quell’attitudine, al netto di tutte le mutazioni avvenute nel cosiddetto star system?

Scarlini: Beh, sì… naturalmente noi siamo in un epoca di personaggi che non sono più così eccezionali.
Basta fare un selfie azzeccato e si diventa personaggi per due nanosecondi, e si viene subito dimenticati…
I personaggi ci sono, quello che manca è la capacità di restare a lungo nell’immaginazione.
Tutte le signore che giocano col gotico, per fare alcuni nomi Lana del Rey e Lady Gaga… giocano tutte in ""territorio Casati"".
Oggi abbiamo figure decisamente più leggere dal punto di vista culturale.
Questa dama parigina, veneziana e poi londinese, il suo proposito di essere un personaggio fu estremo, assoluto… oggi abbiamo Paris Hilton, che viene tirata fuori da Sofia Coppola nel suo film, ma non c’è altrettanto fasto iconografico
La Casati diceva che lei non reputava di volere quel che volevano gli altri. Voleva essere unica, perché sapeva di essere diversa.
Oggi l’unico è qualcosa di molto scomodo, da portare.
Mi viene in mente il famoso abito con cui Alexander McQueen abbigliò Lady Gaga qualche anno fa per la serata dei Grammy award: la cantante era tutta vestita di cotolette di vitello...
Insomma, l’unico è qualcosa di molto radicale, e pochi, in definiva, ci stanno dentro fino in fondo.
Ci giocano per qualche tempo, e poi se ne ritirano, perché tutto questo ha un prezzo micidiale.

Wuz: Quella della marchesa Casati è anche una parabola di declino: gli ultimi anni vissuti nell’indigenza, lo sperpero di una fortuna immensa… rimasta orgogliosamente se stessa fino alla fine (al punto da sottrarsi a un fotografo famosissimo come Cecil Beaton), la sua caduta mostra una sprezzatura meravigliosamente snob che forse rende la figura della Marchesa ancor più affascinante dei suoi fasti. È d’accordo?

Scarlini: Assolutamente sì. Gli ultimi anni a Londra, con lei ridotta fantasma di sé stessa, sono la sua grandezza assoluta.
Cecil Beaton, che era un diarista crudele, cattivo e pettegolo, nelle sue memorie disse che la Casati gli aveva insegnato tutto. È curioso che il più grande fotografo di moda del novecento abbia inseguito questa donna male in arnese, che non voleva più essere fotografata.
Ma non voleva più essere fotografata perché di tutto l’immenso repertorio iconografico che ha saputo ispirare, la Casati era unica signora e padrona.
A quel punto, lei era soltanto un oggetto di fotografia, per questo fece resistenza a Beaton (... il quale, comunque, riuscì a prendere degli scatti di nascosto... scatti che sono bellissimi).
Lei è sé stessa fino all’estremo, fino alla fine.
Anche per questo figure mitiche – ho citato Bowie, prima, ma avrei dovuto citare anche Quentin Crisp , attore en travesti che interpretava la Regina Elisabetta in “Orlando” e diceva che l’apparizione della Casati in un bar londinese in tempo di guerra aveva determinato in lui l’illuminazione che lui non era solo, nel radicale lavoro sull’immagine di sé che stava compiendo.

Wuz: Un episodio particolare, fra i molti che si potrebbero citare per evocare l’intensità del personaggio?

Scarlini:  Beh, senz’altro quella storia che apparentemente è una leggenda ma che in realtà molti riportano, e cioè il fatto che per racimolare cinque sterline facesse il fantasma sugli spalti dei castelli in Cornovaglia di proprietà degli amici ricchi durante il fine settimana. È forse una leggenda, ma rende bene l’idea.
E poi c'è il suo totale distacco dal denaro.
A Venezia, mentre soggiornava nella sua “Dimora dei leoni”, lei che pagava i gondolieri con bracciali di perle che valevano cinquanta volte più di quel che avrebbe dovuto loro… uno sfarzo d’ispirazione orientale.
Uno sfarzo da regina di Babilonia, potremmo dire.


Intervista di Matteo Baldi 

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