Il risorgimento è stato infatti il primo tentativo di modernizzazione politica dell'Italia, ed è stata la prima esperienza del machiavelliano ""vivere civile"" degli itailani, finalmente sottratti a governi e a istituzioni fondati sulle separazioni giuridiche e sociali e sulla negazione dei diritti dei cittadini.
“Non una voce stanca e nostalgica, ma quella di un giovane, allegro e lievemente incantato, dovrebbe raccontare le avventure e gli avvenimenti che hanno portato al risorgimento dell’Italia”, sostiene Villari nella premessa a questo libro.
È il convinto tentativo di svecchiare l’immagine di un periodo storico che ingiustamente i libri e le accademie hanno coperto di polvere e che, per continuare con le parole dello stesso Villari, “non può essere più lasciato ai depositi antiquari della nostra storia nazionale”.
Il risorgimento andrebbe raccontato con la voce di un giovane, perché fu una stagione i cui protagonisti – dai fratelli Bandiera a Goffredo Mameli e Ippolito Nievo – furono soprattutto i giovani; ragazzi, da poco usciti dall’adolescenza, che proiettarono l’Italia in una dimensione politica moderna.
Ma lungo i primi settant’anni dell’Ottocento si sommarono tanti e tali fattori in Italia, da rendere oggi ogni profilo storico facilmente ascrivibile solo all’una o all’altra variabile: c’era l’eco di una rivoluzione – quella francese – che avrebbe fatto da matrice per tutte le rivoluzioni a venire, e c'era soprattutto una frammentazione dell'Italia storicamente radicata a tal punto che il problema era - prima ancora che politico - culturale.
L'Italia, in breve, non era abituata a pensarsi Paese, e una eco resistente di questa rassegnazione ancora oggi inficia l'affermazione di un sentimento nazionale adulto, che valga di per sé e in sé trovi le sue proprie ragioni.
Si era pervasi da un sentimento di angoscia, per la possibilità tutt’altro che remota che l’Italia “si perdesse” per sempre, nella diaspora di Stati e staterelli territorio di conquista e spartizione per molti: e da quella spinta emotiva, potente, ebbe origine proprio la vicenda risorgimentale, che – scrive Villari - “rimane l’orizzonte storico cui gli italiani hanno sempre fatto riferimento”.
Il libro scorre e si legge agevolmente.
Villari offre ai suoi lettore il compendio di una materia in cui primeggia, in tutte le premesse che avrebbero portato alla deflagrazione e tratteggiando anche vivaci ritratti dei protagonisti di restaurazione e risorgimento, dall'ineffabile Conte di Cavour (figura sempre venata di una machiavellica ambiguità, ma la cui grande scaltrezza politica e la statista di statura riconcosciuta sono acclarate), ai fratelli Bandiera, esemplari nella loro coerenza fino alle estreme conseguenze.
E poi Garibaldi, naturalmente, e Anita, e Mazzini. Le idee e le azioni, il retroterra culturale e teorico e l'avventura, non prendono mai il posto, nel lavoro di Villari, delle persone che seppero esprimerli. Questo è il merito principale di Bella e perduta: riporta la storia dell'Italia del risorgimento alle persone, uomini e donne, che quella storia bellissima si inventarono per farcene dono.
Lucio Villari - Bella e perduta. L'Italia del Risorgimento
334 pag., 18 euro - Laterza (i Robinson/Letture)
ISBN 978-88-420-9102-8
16 marzo 2011 | Di Matteo Baldi |
Dal 1796 al 1870 vi è stato un tempo della nostra storia nel quale molti italiani non hanno avuto paura della libertà, l'hanno cercata e hanno dato la vita per realizzare il sogno della nazione divenuta patria. È stato il tempo del Risorgimento quando la libertà significava verità. Anzitutto sentirsi partecipi di una Italia comune, non dell'Italia dei sette Stati, ostili tra loro e strettamente sorvegliati da potenze straniere. La conquista della libertà "italiana" è stata la rivendicazione dell'unità culturale, storica, ideale di un popolo per secoli interdetto e separato, l'affermazione della sua indipendenza politica, la fine delle molte subalternità alla Chiesa del potere temporale, l'ingresso nell'Europa moderna delle Costituzioni, dei diritti dell'uomo e del cittadino, del senso della giustizia e del valore dell'eguaglianza ereditati dalla rivoluzione francese. Un'Italia dolente, notturna, divisa, risvegliata alla libertà. Le armi, le parole di un popolo che scopre se stesso dopo secoli di servitù. Giovani che hanno combattuto per l'unità e l'indipendenza della nazione. Questo è stato il Risorgimento. E questo resta l'orizzonte storico insormontabile della nostra identità nazionale e del nostro Stato democratico.
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