Parma 22-30 settembre 2007 Una delle cartoline pubblicate sul sito della mostra
Mercanteinfiera • Parma
Fiera di Parma
Via Rizzi, 67/A - 43031 Parma
Inaugurazione venerdì 21 settembre ore 19.00
con la partecipazione di Piero Chiambretti
Fin dalla sua prima edizione (1981, ventisei anni fa) è la meta prediletta di appassionati e collezionisti di tutta Europa.
È Mercanteinfiera, la rassegna internazionale di modernariato, antiquariato e collezionismo di Parma che alla vigilia della sua ventiseiesima edizione autunnale annuncia alcune novità, anticipando sorprese.
Le novità sono nella nuova formula che accanto alle nove giornate di apertura al pubblico (dal 22 al 30 settembre, dalle 10.00 alle 20.00) se ne aggiungono due dedicate agli operatori professionali (20 e 21 settembre, dalle 9.00 alle 19.00); mentre le sorprese arrivano dalle rassegne collaterali (tre, come da anni non se ne vedevano) che si promettono di accontentare i gusti degli appassionati in visita al Mercanteinfiera.
“RIPARTIAMO DALLA GAVETTA, mangiare come Marmittone” ospitata dal padiglione 5, propone una rivisitazione di un oggetto in disuso, metafora di carriera agli inizi: la gavetta.
“SWEET DIAMONDS”, ospitata dal padiglione 5. Da Genova, città di grande tradizione culturale, attenta alle novità e custode attenta della propria memoria, dopo la giornata dedicata all’antiquariato (che il 24 maggio ha coinvolto l’intera città fino alle ore 22), arriva a Mercanteinfiera Autunno la ricostruzione fedele di un originale negozio “Thal’s”, aperto nel 1930 a Genova per vendere gioielli finti.
Ma la mostra destinata ad avere maggior riscontro di pubblico è indubbiamente
MAI DIRE MAOMao e Lin Biao davanti alle guardie rosse in Piazza Tien An Men
Ceramica, Periodo della Rivoluzione Culturale
in vendita in Fiera
Rassegna dedicata a una grande icona del XX secolo, Mao Tze Tung.
Oltre 250 opere tutte inedite realizzate da circa 170 artisti contemporanei
Più di 1000 versioni di libretti rossi, film, 10000 oggetti da collezionismo, manifesti, ceramiche, bandiere e abiti ripropongono oggi le icone e i colori della Rivoluzione Culturale attraverso citazioni più o meno irriverenti di Mao.
La rassegna, distribuita sui 1200 mq del Padiglione 8 della Fiera di Parma, “non riprende il profilo storico né il ruolo politico di Mao - spiega il suo curatore Gherardo Frassa - ma solo la sua natura di icona universale di una cultura popolare che a partire dagli anni Sessanta del secolo scorso diventò cultura pop. La fascinazione che Mao ha suscitato in tutto il mondo è legata anche a questa sua natura estetica pop, alla cui ingenuità guardiamo oggi con distanza, ironia e una nostalgia un po' vergognosa di sé che riserviamo alle cose di un passato (abbastanza) recente che ci ha coinvolti.”
MAI DIRE MAO è composta da tre sezioni:
OFFICINA POP, LA CASA DEL POP, CHINA POP
OFFICINA POP
è la sezione dedicata agli artisti che ieri e oggi hanno lavorato sulla figura di Mao e sui simboli a lui connessi: la bandiera, la stella e il libretto rosso, la Porta della Pace Celeste, le uniformi rivoluzionarie e molti altri.
Presenti circa 170 artisti, italiani e stranieri, per un totale di oltre 250 opere esposte.
Pittori, illustratori, designer, scultori, fotografi e video artisti hanno aderito al ‘manifesto’ SERVIRE IL POP invitati da Gherardo Frassa con la collaborazione di Jean Blanchaert, Philippe Daverio, Claudia Gianferrari e Giacomo Rambaldi.
Officina Pop comprende:
Spazio curato da Claudia Gianferrari
Opere degli anni 70 e 80: un Mao di Andy Warhol, alcune tavole di Errò, un’opera di Gilberto Zorio, un olio e una serigrafia di Emilio Isgrò e un ritratto di Mao di Yasumasa Morimura.
Inoltre una scultura di Franco Pardi e una serie di 14 opere serigrafate presentate da Lelio Basso in un ‘Omaggio a Mao’ nel 1976, anno della morte del leader cinese tra cui lavori di Remo Brindisi, Giacomo Manzù, Gabriele Mucchi, Giò Pomodoro e Giangiacomo Spadari.
Artisti cinesi contemporanei
Presenti opere di artisti cinesi contemporanei provenienti da collezioni private italiane (Tai Taiquan, Jianyi Geng, Sui Jianguo, Bo Xiao, Peili Zhang) e una Miss Mao dei Gao Brothers, prestito della Galleria Vallois di Parigi.
Spazio curato da Jean Blanchaert
32 artisti invitati da Jean Blanchaert che è anche autore di alcune tavole calligrafate e di un busto di Mao in vetro realizzato a Murano da Silvano Signoretto. La calligrafia sulla nuca recita ‘Not made in China’. Tra gli autori: Fabius Tita, Patty Nicoli, Cognati Commercianti, Lorenzo Petrantoni.
Mai Mao
Per la prima volta in Italia, ‘Mai Mao’, una mostra curata da Lina Lopez e Giacomo Rambaldi per Fattorie Celle, Collezione Gori inaugurata a Parigi nel 2005 in cui 20 artisti cinesi hanno lavorato su una stessa statuina bianca di ceramica raffigurante Mao.
Wake up Shangai
29 fotografie tratte dal catalogo Wake up Shangai, un reportage che testimonia la curiosa abitudine del popolo cinese di sfoggiare colorati pigiami in pieno giorno durante ogni attività.
Mao moda e design
Tra le opere che reinterpretano l’abbigliamento della Rivoluzione Culturale: l’inedita collezione di Monica Bolzoni per Bianca e Blu che rivisita le divise e gli accessori delle ballerine del distaccamento rosso femminile, impreziosendole con l’argento e la vernice rossa.
Alessandro Guerriero, presidente del NABA, Nuova Accademia Belle Arti, ha invitato i suoi allievi, sotto la direzione di Clara Rota a reinterpretare la celebre giacca di Mao. I ragazzi hanno lavorato su giacche originali grigie e nere dell’epoca.
Marisa Camilla ha realizzato una gonna in pvc trasparente decorata con immagini di Mao e ideogrammi cinesi, di Barbara Trebitch è la giacca di Mao in versione double-face.
Tra gli oggetti di design: un mobile di Alberto Biagetti, un set da tavola di Mark Anderson, una stella rossa-portacactus di Aldo Cibic, una scacchiera di Edoardo Perri e una lampada di Annaluce Canali.
‘Quelli del 13X17’
11 artisti provenienti dall’operazione ideata nel 2005 da Philippe Daverio quando alla Biennale di Venezia fu soppresso il Padiglione Italia. Mostra itinerante che conta oltre 1600 partecipanti, attualmente esposta a Murano. Il formato delle loro opere è naturalmente 13x17 centimetri o un multiplo dello stesso; saranno allestite, come nell’operazione originale, mediante calamite applicate su lastre di ferro.
Sculture
La ballerina luminosa di Marco Lodola; la scultura filomaoista di Claudia Gramegna; la Napoletana di Mao di Riccardo Dalisi, le sculture in ferro di Fabius Tita e di Brunivo Buttarelli, Patti Nicoli, Mimmo Longobardi, Francesca Grazzini, Alessandro Baroni.
Opere di carta
L’abito in carta di riso di Caterina Crepax e le opere di Clara Rota: una giacca fatta con minuti ritagli di giornali cinesi distribuiti a Milano e un fiore di carta intitolato (L’)Oblio in cui Mao appare ‘ubriaco’ di comunismo.
Illustrazione e grafica
Presenti gli illustratori: Elfo con Mao Give Me Five, Franco Matticchio con Retro Mao, Mao Gio Cond e Il fantasma dell’opera di Pechino e gli artisti che hanno lavorato nella sfera della grafica: Marie B. Cross, Cesare Rota Nodari, Ugo Rota, Margherita Palli, Sergio Pappalettera.
Altri hanno lavorato invece sui Concetti Rossi, ad esempio Sergio Calatroni che ha realizzato due manifesti con Haiku, Mao Miao Dio Mio e Gingle Mao e Patrizia Tigossi che ha creato una composizione di caratteri tipografici antichi, Servire il Pop.
Installazioni
‘Che 100 fiori sboccino, che 100 scuole gareggino’ dei Cognati Commercianti che schierano cento giacche delle Guardie Rosse in miniatura. Lorenzo Petrantoni presenta un’installazione composta da migliaia di foglietti di carta con rielaborazioni grafiche della propaganda originale della Rivoluzione Culturale. Due le video-installazioni di Francesco Locatelli e di Barbara Corti e Maurizio Chesneau.
Humor Rosso
Pezzi spiritosi che giocano con il tema della mostra e con il nome di Mao: Maori, Maonese, Maorlboro, Maondala. In questa sezione sono presenti anche due gag di Piero Chiambretti, Mao a pezzi e un lavoro che ironizza sullo scandalo di vallettopoli e un'installazione che Philippe Daverio ha creato per l'occasione.
Anche il manifesto della mostra è un’opera d’arte: dipinto ad olio su tela da Franca Silva.
CHINA POP
è dedicata alle memorabilia originali provenienti dalla Cina.
Statue di Mao di ogni dimensione, gruppi ceramici che raffigurano i momenti chiave della Rivoluzione Culturale, centinaia di versioni del celebre libretto rosso, libretti di appunti, libretti d’arte, manifesti, schede illustrate della vita di Mao, fascette delle divise delle guardie rosse, borse, bandiere, badge, libretti di grafica, fiori di carta e ogni sorta di oggetto (fermacarte, specchi, ricami, orologi, sveglie), strumenti fondamentali della propaganda maoista.
Questo materiale, inedito in Italia, viene per la prima volta presentato al pubblico e storicizzato in un catalogo proprio in occasione di Mai dire Mao, edito da Nuages, Milano con introduzione di Gherardo Frassa e testi di Giancarlo Ascari, Philippe Daverio, Renata Pisu, Laura Trombetta e Alessandro Guerriero che sarà presto anche in libreria.
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In Cina dal 1993, anno del centenario dalla nascita di Mao Tze Tung, ha preso il via una corsa all’accaparramento dei pezzi originali della Rivoluzione Culturale da parte dei collezionisti con il conseguente lievitare del valore sul mercato.
Inoltre il ritrovato interesse per gli oggetti della propaganda ha generato una rinascita della produzione. I vecchi artigiani hanno riaperto le botteghe e oggi si arricchiscono realizzando ogni sorta di gadget.
LA CASA DEL POPSveglia - Periodo della Rivoluzione Culturale
in vendita in Fiera
La Casa del Pop comprende il Mao Bar, il self service La CuCina è vicina e la sala cinematografica.
Film rosso: all musical, all propaganda che verrà proiettato a ciclo continuo, è un montaggio di film a cura di Romano Frassa e Andrea Quartarone, che compone un ritratto epico e ironico della Cina di Mao e della Rivoluzione Culturale, perchè servire il popolo significa anche intrattenerlo.
Una selezione di spezzoni tratti da film di Marco Bellocchio, Jean-Luc Godard, Bernardo Bertolucci, da documentari d’epoca cinesi originali, da montaggi delle Opere Modello e dal celebre L’Oriente è rosso del 1964.
Morning Sun: è un film documentario realizzato nel 2003 da Carma Hinton e Richard Gordon che ripercorre il periodo della Rivoluzione Culturale dal 1964 al 1976. La storia è vista attraverso le esperienze e le emozioni di chi ha vissuto quegli anni.
Il film non intende raccontare tuttavia la cronistoria della Rivoluzione Culturale ma - come in una sorta di indagine psicologica - traccia il profilo di quella generazione nata sul finire degli anni '40 e che, più delle altre, ha vissuto da vicino la Rivoluzione. Prodotto in collaborazione con la BBC e ARTE, e vincitore di numerosi premi cinematografici e accademici internazionali, alterna interviste recenti a spezzoni di film e opere teatrali di repertorio, delineando un quadro vivace - ma preciso e critico - di quegli anni. È un film sulle convinzioni, le idelogie e gli ardori di una cultura che ha tentato di ricostruire se stessa, raccontata dalle vive parole di chi vi ha creduto davvero.
Al Mao Bar
verranno serviti piadine e aperitivi rivoluzionari mentre nel self service si potranno gustare piatti dalla via Emilia all’Est, dove i sapori dell’oriente si mescolano a quelli della tradizione parmense in ricette ideate da Nella Zanotti e realizzate dallo chef emiliano Zalaffi dai nomi curiosi come: ‘Lotta progressista del raviolo’ dove il classico raviolo di carne incontra cavolo cinese e salsa di soia oppure ‘Fervore di lotta per la bomba al ragù’ e ‘Gnocco fritto per un movimento di massa’.
L’arredamento è ispirato a quello di una mensa cinese, nessun dettaglio è lasciato al caso, comprese le tovagliette di carta e i menù decorati con elementi della grafica maoista.
Il sito ufficiale della manifestazione
I libri di Mao Tse-tung in commercio in Italia, su Wuz.it
I libri su Mao, su Wuz.it
Mao, la storia sconosciuta di Jung Chang e Jon Halliday
18 settembre 2007 | Di G. M. |
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