Le recensioni di Wuz.it

Il mondo è un teatro. La vita e l’epoca di William Shakespeare di Bill Bryson

Qualsiasi laureando in materie umanistiche sa che per eccellere in sede di laurea è sconsigliabile redigere una tesi su William Shakespeare.
Non perché il tema non sia degno di nota, tutt’altro.


Proprio perché esso offre spunti di grande interesse, ogni suo risvolto è già stato ampiamente studiato in una moltitudine di studi critici di cui abbondano le biblioteche, il che renderebbe l’argomento quanto meno poco originale. Bill Bryson, di cui Guanda ha recentemente pubblicato Il mondo è un teatro. La vita e l’epoca di William Shakespeare, sottolinea che ogni anno escono circa quattromila nuovi lavori e ironicamente si fa premura di avvertire il lettore che il presente libro: “è stato scritto non tanto perché il mondo avesse bisogno di un altro volume su Shakespeare, quanto perché ne aveva bisogno il mio Editore.”

La quasi totale assenza di informazioni sulla vita privata e sociale del bardo di Stratford-upon-Avon, ha incoraggiato il moltiplicarsi di teorie per lo più fantasiose, in quanto carenti di prove, da parte di studiosi, anche eminenti, il cui atteggiamento è criticato dal giornalista americano, fautore del pensiero di David Thomas secondo il quale non è un fatto poi così strano che di William Shakespeare si abbiano scarse notizie.

Ci sono pervenuti ben pochi dettagli anche dell’esistenza di altri drammaturghi, ma è solo il genio e la fama di quest’ultimo, e di conseguenza l’interesse suscitato, che hanno stimolato una morbosa curiosità e il proliferare di illazioni circa la presunta paternità di opere che, per i primi duecento anni dalla sua morte, nessuno aveva messo in dubbio. Registri, contratti, testi drammatici, disegni, testimonianze di spettatori e di visitatori stranieri costituiscono il materiale di riferimento per gli studiosi del teatro inglese fra Cinque e Seicento.
Si tratta di fonti di dubbia attendibilità o di difficile interpretazione in quanto nessuno di questi testi è stato redatto a scopo documentario. Similmente, hanno ben poco di documentario gli studi condotti dai ricercatori shakespeariani che si sono avventurati in un’attenta e meticolosa lettura dei testi, compresi i sonetti, convinti che essi contengano dati inconfutabili, che, a loro volta, permettano di colmare i vuoti attorno alle poche certezze che si hanno su Shakespeare. Quest’anno, a confermare quanto all’inizio accennato, è uscito per Sellerio il romanzo Il manoscritto di Shakespeare di Domenico Seminerio, che prende spunto dall’ipotesi, elaborata da Martino Iuvara, che l’autore di tali mirabili opere, fosse in realtà il siciliano Michelangelo Florio. Al di là delle congetture, il romanzo sfrutta abilmente la pista italiana per costruire una storia, ambientata in Sicilia, capace di mantenere alto l'interesse e la curiosità fino all'ultima pagina. Gregorio Perdepane, maestro in pensione, da anni dedica ogni suo sforzo affinché qualcuno riconosca che le sue non sono teorie strampalate e che il libricino di cui è casualmente venuto in possesso testimonia la reale origine e identità del più grande poeta e drammaturgo. Accorre in suo aiuto il professore e scrittore, Agostino Elleffe, che, interpellato con insistenza dal maestro, si fa coinvolgere nelle sue vicende e accetta di ascoltare i dettagli della sua scoperta per poi scriverne un romanzo. L’intreccio si complica con la sparizione delle prove e con l’intervento di Don Giovannino, il capomafia della zona, che intravede nei sogni di gloria del Perdepane un’occasione per arricchirsi.  La moglie del pensionato, una donna grezza e ignorante, insieme agli abitanti del suo paese, Borgodico, e del circondario non sono così lungimiranti, al contrario, considerano questa sua una trovata di cui burlarsi. Sceccu sparu è il soprannome che gli viene affibbiato, ma nonostante la generale diffidenza, egli persiste nei propri studi, ai quali rivolge una dedizione e una serietà paragonabile alla passione che gli studiosi citati da Bryson hanno dedicato all’argomento, descritta dallo stesso con un certo piglio ironico che dona al saggio un carattere di originalità e leggerezza. Si veda, ad esempio, come l’autore ponga l’accento sul destino comune di alcuni ricercatori, chi finisce per sviluppare tratti paranoici, chi in manicomio convinto di essere lo Spirito Santo; egli non si esime neanche dall’esprimere la propria opinione sarcastica, quando, confutando la tesi che Shakespeare non abbia mai posseduto un libro, Bryson fa notare che: “Per quello che possiamo inferire dalle prove disponibili, Shakespeare ha trascorso la propria vita nudo dalla cintola in giù, non soltanto senza libri”, rimarcando ancora una volta come l’assenza di indizi consistenti, renda pressappoco impossibile costruire una qualsiasi teoria oggettiva. Il giornalista passa in rassegna le diverse ipotesi sulla vita di Shakespeare attraverso la sua epoca, creando un volume convincente, così come lo è il romanzo di Seminerio. Entrambi riescono a coinvolgere il lettore al punto da persuadere che frammenti di un’esistenza originano, nel primo, astruse teorie, quanto, nel secondo, una possibile e credibile versione dei fatti.

Le prime pagine

In cerca di William Shakespeare
Prima di ereditare un bel po' di soldi nel 1839, Richard Temple-Nugent-Brydges-Chandos-Grenville, secondo duca di Buckingham e Chandos, visse un'esistenza senza grandi scossoni.
Generò un figlio illegittimo in Italia, intervenne di tanto in tanto alla camera dei Comuni contro l'abrogazione delle leggi sul grano e sviluppò un precoce interesse per l'idraulica (la sua residenza di Stowe, nel Buc-kinghamshire, aveva nove dei primi gabinetti a sciacquone in Inghilterra), ma altrimenti si fece notare soltanto per le sue gloriose prospettive e i molti nomi. Dopo aver ereditato i suoi titoli e una delle più grandi fortune d'Inghilterra, sbalordì però i suoi conoscenti, e senza dubbio se stesso, riuscendo a perdere fino all'ultimo penny dell'eredità in soli nove anni grazie a una serie di investimenti spettacolosamente sbagliati.
Rovinato e umiliato, nell'estate del 1848 fuggì in Francia, lasciando Stowe e ciò che conteneva ai creditori. L'asta che seguì fu uno dei grandi eventi del periodo. La ricchezza degli arredi di Stowe era tale che la squadra di banditori della casa londinese Christie & Manson impiegò quaranta giorni a metterli tutti all'incanto.
Fra gli oggetti in vendita che suscitarono meno attenzione vi era uno scuro ritratto ovale, alto cinquanta-sei centimetri e largo quarantasei, acquistato dal conte di Ellesmere per 355 ghinee e da allora noto come il ritratto Chandos. Il dipinto aveva subito diversi ritocchi ed era talmente annerito dal tempo che molti dettagli erano (e sono ancora) perduti. Ritrae un uomo stempiato ma non brutto sulla quarantina che sfoggia una barbetta regolata. All'orecchio sinistro porta un orecchino d'oro. La sua espressione è sicura di sé, serenamente sbarazzina. Questo non è un uomo, ti viene da pensare, a cui affideresti a cuor leggero tua moglie o una figlia in età da marito.


© 2008, Guanda

Bill Bryson – Il mondo è un teatro
246 pag., 15 € – Edizioni Guanda 2008 (Biblioteca della Fenice)
ISBN 978-88-60-88820-4


L'autore



26 agosto 2008 Di Fiorella Cappelletti

Il mondo è un teatro. La vita e l'epoca di William Shakespeare

William Shakespeare, il celeberrimo bardo di lingua inglese, ha lasciato dietro di sé milioni di versi e di parole, ma poco o nulla si sa della sua vita e della sua personalità. La sua biografia è fatta di molte supposizioni, imbastite attorno a poche e frammentarie notizie certe. Per esempio non esiste un ritratto sicuramente attribuibile a lui, abbiamo solo pochissimi versi scritti di suo pugno, alcuni studiosi addirittura dubitano della sua esistenza! Bill Bryson attinge a questo guazzabuglio di notizie per rivelarci l'uomo che c'è dietro, ricostruendo non solo una biografia ma anche un'epoca l'età elisabettiana - di profonda temperie intellettuale, di grande libertà di pensiero e di notevole sviluppo economico. Andando a cercare le infinite curiosità che si annidano tra le pieghe di una vita, Bryson dipinge in queste pagine uno Shakespeare poeta di grande talento ed enorme inventiva, e creatore di molte espressioni in uso ancora oggi nella lingua inglese di tutti i giorni.

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