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Nathan il Saggio, la Ragione contro l'intolleranza religiosa


Andrà in scena da martedì 15 marzo la nuova produzione del Piccolo Teatro di Milano, Nathan il Saggio, capolavoro drammatico di Gotthold Ephraim Lessing, con la regia di Carmelo Rifici. Nathan il Saggio è un'opera di denuncia dell'intolleranza religiosa, scritta da uno degli Illuministi più ""illuminati"" del suo tempo: certamente un tema di forte attualità, uno spunto di riflessione da cui la nostra società dovrebbe ripartire.

Perché vedere Nathan il Saggio?

Seconda di copertina dell'edizione originale del 1779

""Perché è una bellissima fiaba che regala speranza e serenità, divertendo con intelligenza e trasmettendo un insegnamento profondo"", si legge sul sito del Piccolo Teatro di Milano. Sono riassunte in questa frase le caratteristiche del testo di Lessing, gli attributi che lo hanno reso un classico.

Nathan il Saggio viene pubblicato nel 1779. Ambientato a Gerusalemme durante la terza crociata, il dramma descrive in che modo il saggio mercante ebreo Nathan, l'illuminato sultano Saladino e un inizialmente anonimo templare riescono a colmare il loro divario tra Ebraismo, Islamismo e Cristianesimo.
In primo luogo, Nathan il Saggio è un'esortazione alla tolleranza, alla convivenza pacifica nel segno della fratellanza, a una politica libera dalla corruzione. Il testo è costruito intorno all'idea illuministica dell'esistenza di una religione naturale. Le tre religioni monoteiste - Ebraismo, Cristianesimo, Islam - si fondano sulla storia e ci parlano di un'origine comune, perché una è la Ragione che fonda il nostro pensiero, come si può riscontrare nella fede e nello sforzo teso alla ricerca della verità che accomuna tutti gli uomini.
La parabola dei tre anelli raccontata da Nathan al Saladino è illuminante. Un padre possedeva un anello straordinario, avuto dal proprio padre e destinato a essere trasmesso al migliore dei suoi eredi. Avendo quest’uomo tre figli e non sapendosi decidere a quale dei tre lasciarlo, scelse di farne realizzare due copie, indistinguibili dall’originale, così da poter lasciare un anello a ciascuno. Morto il padre, i tre non sapevano riconoscere il vero anello e si rivolsero a un giudice, che, interpretando il volere del defunto, li congedò con l’invito a dimostrare nel quotidiano agire di essere ciascuno migliore del fratello, senza pretendere una formale investitura. ""Cosa vuole dirci Lessing? - commenta Rifici - Che Dio ha inteso confondere le tre religioni, come il padre i tre anelli, perché tutti gli uomini ugualmente tendano al bene, alla giustizia e alla fratellanza, ciascuno secondo i comandamenti che il suo profeta, Mosé, Cristo, o Maometto, gli ha consegnato"".


Carmelo Rifici

""Posso io credere ai miei padri meno che tu ai tuoi? O viceversa? Posso forse pretendere che tu, per non contraddire i miei padri, accusi i tuoi di menzogna? O viceversa?""

In secondo luogo, Lessing ha scelto la commedia, non il trattato filosofico, consapevole della capacità della ""leggerezza"" di veicolare quasi naturalmente idee anche molto complesse e suscitare profondi interrogativi nel pubblico. La nuova traduzione di Franco Serpa prescinde dal blank verse dell’originale tedesco, impossibile da rendere in italiano, scegliendo una prosa ritmata, per restituire la commedia al pubblico con maggiore immediatezza, preservando allo stesso tempo la qualità intrinseca della scrittura. Così le idee in teatro vivono nelle parole riscattate dalla loro banalità e viaggiano sulle gambe delle persone, seguendo le loro evoluzioni interiori. Sciogliendo il dramma a tesi in una commedia di caratteri, Lessing si affida al teatro puro, laico per definizione, ma portatore di un mistero insondabile. E la sua grandezza, che lo distingue da molti suoi contemporanei, è evitare di chiudersi in un discorso rigido e anticlericale.

Infine, c'è un elemento fiabesco che percorre tutto il dramma, derivato in parte da quel mistero di cui il teatro è sempre portatore, come si diceva prima, in parte dal carattere universale dell'insegnamento morale che vuole veicolare. Eppure Lessing rifugge da ogni tentazione di essere, come si direbbe oggi, ""buonista"". I suoi personaggi sono estremamente reali, soggetti a repentini mutamenti, e ci trasmettono curiosità, che è apertura, anziché certezza, che è chiusura.


L'attualità del classico

Il classico è un testo capace di leggerti dentro, oggi come all'epoca in cui è stato scritto. Per questo la sua attualità è continuamente riscoperta e ribadita. In questi giorni il legame di Nathan il Saggio con la contemporaneità non ha bisogno di essere messo in luce. Del resto, da sempre il teatro mescola i linguaggi della storia, della politica e dell'attualità, per recuperare il significato delle parole, liberandole dalla corruzione e dalla strumentalizzazione politica ed economica a cui sono soggette. Le parole di Lessing sono sufficienti per costringerci a riconsiderare la nostra idea di democrazia, quella su cui ci siamo basati per secoli. I recenti conflitti civili in Egitto, Libia e Medio Oriente stanno spazzando via gli equilibri ""comodi"" sui quali abbiamo contato per decenni, affidandoci a tiranni con i quali negoziare i nostri interessi. Questa era la nostra idea di democrazia. Ma oggi la cronaca ci dice che l'Islam di cui abbiamo tanta paura ha una voce giovane, vitale, rivoluzionaria, desiderosa di scegliere il proprio destino e tracciare un cammino autonomo.
L'ossessione identitaria che ci coinvolge in occasione del centocinquantenario dell'Unità d'Italia rende evidente il contrasto tra un discorso pubblico politico ossessionato dall'idea di un'identità distintiva e la vita quotidiana, quella che ci porta a convivere serenamente con la necessità di una colf o dell'immigrato che faccia certi tipi di lavori che gli italiani non vogliono più fare, con il vicino senegalese, indiano, turco, con il compagno di banco egiziano di nostro figlio a scuola. Significa che riscoprire la nostra identità e un'etica nel fare comune e politico è un'esigenza stringente, che non possiamo più ritardare e dilazionare, e che l'idea di progresso e sviluppo continuo che ci ha portato a considerare la nostra società ""migliore"" delle altre va completamente ripensata.


Scheda dello spettacolo

Piccolo Teatro Grassi
dal 15 marzo al 21 aprile 2011
Nathan il Saggio
di Gotthold Ephraim Lessing
traduzione Franco Serpa
regia Carmelo Rifici
scene Guido Buganza
costumi Margherita Baldoni
luci Claudio De Pace
adattamento musicale a cura di Emanuele De Checchi
con Massimo De Francovich, Francesca Ciocchetti, Bruna Rossi, Vincenzo Giordano, Fausto Russo Alesi, Stella Piccioni, Massimiliano Speziani, Marco Balbi
Produzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d'Europa



15 marzo 2011 Di Sandra Bardotti

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