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La notte di Praga di Philip Kerr


Questo è tutto quello che possiamo fare e non ha senso pensare di poter fare di più. Ma alla fine, chissenefrega, no? Me lo dica, chissenefrega di chi ha ucciso quello stronzo? Non a me, non a lei. da quel che ho sentito, ha fatto la sua parte nella carneficina a est. E ci sono buone possibilità che se lo meritasse. Probabilmente ce lo meritiamo tutti. ma cos’è un omicidio in più? Una piccola goccia in un gran bel boccale di birra, ecco cosa.


Bernhard Gunther è un personaggio che non si dimentica. Il primo libro in cui appare come protagonista è del 1989, “Violette di marzo”, a cui lo scrittore scozzese Philip Kerr fece seguire altri due romanzi a formare una trilogia, “Criminale pallido” e “Un requiem tedesco”. Philip Kerr aveva trovato la formula giusta per avvincere i lettori, un mix di storia e thriller, un protagonista trentottenne che era un ex poliziotto diventato investigatore privato nella Berlino del 1936. Nell’ultimo romanzo della trilogia è il 1947, la seconda guerra mondiale è finita, è incominciata la guerra fredda e Bernhard Gunther deve risolvere un caso a Vienna. Si pensava che “Un requiem tedesco”, con questo bel titolo che parla da sé, fosse anche un requiem per il personaggio di Gunther e, invece, a quindici anni di distanza Philip Kerr pubblicò un quarto romanzo - siamo arrivati al numero nove e “La notte di Praga”, appena uscito per le edizioni Piemme, è l’ottavo della serie.


Nel prologo de “La notte di Praga” Gunther arriva a Berlino con il feretro di Reinhard Heydrich, il governatore del Protettorato di Boemia e Moravia rimasto vittima di un attentato organizzato dai partigiani cechi. Una morte annunciata - Heydrich era odiato per le sue rappresaglie e le sanguinose repressioni intese a stroncare qualunque ribellione. In più era solito girare su un’auto scoperta, in un’arrogante esibizione di sicurezza. Bernhard Gunther, chiamato da Heydrich a Praga perché gli facesse da guardia del corpo, gli aveva ripetutamente fatto notare i pericoli che correva. Il tempo del romanzo si riavvolge indietro, iniziando di nuovo da Berlino dove Gunther soccorre una ragazza mettendo in fuga l’uomo che sta per stuprarla e che verrà, in seguito, ritrovato morto. La trama del romanzo è serrata, anche se l’autore deve giocare su una serie di coincidenze su cui Gunther non sembra riflettere abbastanza per portare poi tutti i personaggi a Praga. Perché Gunther intreccia una relazione con la bella Arianne e le chiede di seguirlo quando lui si appresta a prendere servizio presso il famigerato boia di Praga. Nella lussuosa dimora di Heydrich avverrà un delitto: uno dei suoi aiutanti viene trovato morto nella sua stanza. Sulla copertina del romanzo c’è una citazione presa dal quotidiano The Independent, “una trama impeccabile, degna di Agatha Christie”. Verissimo, perché, come in molti romanzi della giallista inglese, questo è un delitto a porte chiuse (sia la porta, sia le finestre della camera dell’uomo ucciso sono serrate dall’interno) e tutti, nessuno escluso, compreso lo stesso Heydrich, possono essere colpevoli: ognuno di loro aveva un motivo per uccidere l’ufficiale delle SS. Il quale, peraltro, era simpatico a Gunther - condividevano l’esperienza del fronte orientale da cui si erano ritirati entrambi, inorriditi dal genocidio che si stava compiendo. Questo però non era di certo un comportamento apprezzato dagli altri membri delle SS. Così come non poteva esserlo l’omosessualità della vittima. Potevano essere motivi sufficienti per ucciderlo?


Reinhard Heydrich


Il personaggio di Gunther piace perché è un ribelle, perché non è asservito al potere, perché si fa beffe della pomposità nazista (anche se ci riesce difficile credere che potesse farla franca, nella realtà, con la sua aperta sfrontatezza), perché cerca di mantenere la sua integrità in un paese che ha stravolto tutti i valori mettendo l’ubbidienza agli ordini al primo posto, inventandosi una superiorità di razza che li autorizza ad eliminare gli Untermenschen, i sub-umani, dalla faccia della terra. E in questo contesto un’indagine per omicidio ha - volutamente - del paradossale. C’è qualcosa che stride nel cercare di individuare il colpevole della morte di un uomo quando milioni di ebrei vengono uccisi da assassini a volto scoperto. Il fatto che, poi, il romanzo finisca con un altro assassinio - quello del Reichsprotektor Heydrich - a cui non si può fare a meno di plaudere, ci pone davanti all’eterno dilemma della relatività delle leggi morali, al quesito sull’uguaglianza o disuguaglianza del valore della vita umana.

Di Marilia Piccone

Philip Kerr - La notte di Praga
Titolo originale: Prague Fatale
Traduzione di Elena Orlandi
pagg. 461, Euro 18,50 – Edizioni Piemme 2013 (Piemme Linea Rossa)
ISBN 9788856630329


La biografia di Philip Kerr

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